(Due pagine intere dedicate ai venti referendum)IL GIORNALE 18 AGOSTO 1996
articolo di Marco Ventura pag.6
"Rieccoli, i referendum per antonomasia radicali. E non più in dosi di tre o quattro insieme, ma a gruppi di venti: quintali di fogli autografati da cittadini accalappiati dai militanti dei Club Pannella ai tradizionali tavoli feriali, prefestivi e soprattutto festivi, in giro per l'Italia. Dodici milioni di firme per venti quesiti, al vaglio della Cassazione che subito dopo l'estate dovrà setacciarli e vagliarli prima di passare la pratica alla Corte Costituzionale, a quella consulta che con un linguaggio da calcolato tormentone provocatorio, Marco Pannella definisce 'cupola'. Stavolta i quesiti costituiscono una miscellanea, quasi un'antologia delle battaglie radicali, parzialmente fatte proprie, per un tratto, anche dalla Lega: quesiti vecchi e nuovi, alcuni già bocciati dalla Corte Costituzionale e ripresentati pari pari, per dispetto e sfida, come quelli elettorali per il maggioritario anglosassone; altri cassati, ma riproposti, corretti e riveduti, per opporre cavillo a cavillo e almeno render la prati
ca (censoria) difficile ai giudici della Corte (fra gli altri il referendum sulla drastica riduzione della pubblicità in rai e quello sulla facoltà di optare fra Servizio Sanitario di Stato e/o privato); altri, infine, freschi di fabbrica riformatrice, estratti da Pannella e dal suo staff di collaboratori e giuristi d'area dal cilindro senza fondo delle norme italiote da modificare o abrogare, per rendere la legislazione più 'liberale, liberista, libertaria'. Superato il vaglio della Cassazione, la Consulta dovrà emettere le venti sentenze entro il 15 febbraio. E si voterà fra il 15 aprile e il 15 giugno, come per i referendum sulle Tv e sulle quote sindacali in busta paga (11 giugno 1995). Stagione referendaria per eccellenza, la primavera '97 offrirà il destro all'ala riformatrice e radicale del Polo delle libertà di far valere la democrazia diretta contro il governo dell'Ulivo e la sua filosofia 'statalista', ma anche contro le tentazioni 'inciuciste' che covano tra le fila del Polo. Non a caso, Pannella
ha proposto a Umberto Bossi di marciare insieme sul Po agitando il comune vessillo referendario contro il regime 'romano'. Nonostante la stanchezza di molti per il continuo ricorso alle urne, nonostante il tradimento di referendum importanti e votatissimi come quello sulla responsabilità civile dei magistrati, lo strumento referendario resta una leva di pressione potente su istituzioni peraltro incapaci di compiere le riforme che il Paese chiede. Non voteremo, però, per tutti e venti i referendum. E' probabile che la scure della Consulta si abbatta su quelli che in passato aveva già stroncato: i due elettorali, ancorché stracarichi di firme, quello per la legalizzazione delle droghe leggere (c'è di mezzo un problema di rispetto degli accordi internazionali), e quello per la riforma uninominale del sistema elettorale del CSM. A rischio pure il quesito che punta alla riduzione al 2 per cento orario dell'affollamento di spot sulle reti Rai (la nuova formulazione proposta dai radicali aggirerebbe una precedente
sentenza della Cassazione sull'ambiguità della domanda), così come il referendum sulla libera scelta tra assicurazione sanitaria pubblica o privata (che nella nuova versione, mantenendo comunque l'obbligatorietà di un'assicurazione e il relativo contributo, non rientrerebbe più nella materia fiscale di per sé non soggetta a referendum). Ma non basta: le Camere potrebbero sempre disinnescare il voto legiferando caso per caso, purché nel senso indicato dai promotori. Per esempio, l'abolizione degli incarichi extra-giudiziari dei magistrati potrebbe diventare realtà grazie ad un disegno di legge annunciato dal Ministro Flick. E la Consulta ha sancito l'incostituzionalità dell'obbligo di assistenza sindacale nei fitti con patti in deroga. Che è l'obiettivo di un altro referendum. Alla fine però su venti qualcuno arriverà alla meta. E per questo l'Ulivo un po' li detesta, un po' ne ha paura.