IL GIORNALE 18 AGOSTO 1996
Nonostante i risultati delle urne, il ministero dell'Agricoltura esiste ancora.
Sopravvissuti pure il finanziamento ai partiti e l'"irresponsabilità" dei giudici.
(Due pagine dedicate interamente ai venti referendum)
articolo di Marco Ventura
"C'è una costanza, anzi una costante, nel tiro al piattello, nello sci di fondo e così pure in quell'altro sport nazionale che è il tradimento dei referendum. La classe politica, per la verità, si dimostra poco sportiva, non accettando la vittoria dei 'sì' e scavalcando a ogni costo e con ogni cavillo il responso degli elettori, con la stessa fede e precisione che mettono i tiratori e i fondisti nelle rispettive specialità. E tanto più, quanti più cittadini esprimono in modo chiaro un'opinione su temi contro la responsabilità civile dei magistrati, il finanziamento pubblico dei partiti o l'abolizione della trattenuta automatica della quota sindacale in busta paga. Oltre ai referendum che hanno fatto la storia di questo Paese, sul divorzio e sull'aborto, bisogna registrare anche quelli che non l'hanno fatta perché la burocrazia e il parlamento non glielo hanno permesso. A dispetto dell'indirizzo quasi plebiscitario delle urne. Nonostante lo scandalo e l'emozione del 'caso Tortora' e la conseguente ondata di g
arantismo che investì il Paese nel 1987, a urne ancora calde e con una maggioranza schiacciante per la rivalsa del cittadino nei confronti dei giudici in vena di utili e dolose persecuzioni, con la legge 117 del 1988 il Parlamento (contrari solo i radicali e i missini) escluse l'azione diretta nei confronti dei magistrati: introdusse piuttosto una forma di rivalsa 'indiretta' nei confronti dello Stato, e di quest'ultimo nei confronti della toga 'sporca', col risultato che nessun giudice rischia e paga in proprio per i suoi errori ( a differenza di qualsiasi altro pubblico ufficiale o di medici e ingegneri).
Altro referendum, altro tradimento: il finanziamento pubblico ai partiti, sonoramente bocciato dal 90.3 per cento di votanti. Per tutta risposta contro la legge 515 del '93 il Parlamento ha introdotto rimborsi elettorali addirittura superiori ai tetti di spesa. E i partiti hanno finito con l'incassare più miliardi di quelli 'persi' per effetto dei referendum. Come non bastasse, è di quest'estate la polemica su un disegno di legge osteggiato solo da parte del Polo, che introdurrebbe un astuto e ingegnoso meccanismo di versamento 'volontario' attraverso la dichiarazione dei redditi: una specie di quattro per mille per il finanziamento (guai a dire 'dei partiti'), che solleverebbe le finanze disastrate dei vecchi baracconi. A volte, poi, i tradimenti avvengono alla luce del sole. E' il caso del Ministero dell'Agricoltura, in teoria abolito da un referendum, e di fatto ancora vivo, anzi vivissimo, sotto mentite spoglie: adesso si chiama Ministero delle Risorse Agricole, Alimentari e Forestali. La sede e gli uom
ini sono gli stessi, è cambiato qualcosa solo nell'organizzazione interna e nella gestione dei fondi. Ecco un esempio di federalismo negato: inutilmente alcune regioni promotrici del quesito hanno fatto ricorso. E' rimasto lettera morta pure il referendum dell'11 giugno '95 che imponeva l'ingresso in rai di un azionariato diffuso, cioè la privatizzazione. La rai oggi è sì 'privata', ma nel senso che è di nuovo 'proprietà' dell'Ulivo. Infine la trattenuta sindacale. Cgil, Cisl e Uil, a dispetto del referendum che ha bocciato l'obolo in busta paga, continuano ad incassare oltre 2000 miliardi di lire attraverso le trattenute sui salari e addirittura su pensioni, indennità di disoccupazione e assegni di cassa integrazione. Come mai? Il referendum, dicono in coro sindacati, governo e industriali, ha sancito che la trattenuta non è obbligatoria. Ma neanche illecita..."