IL GIORNALE 18 AGOSTO 1996

Tra i fautori delle consultazioni Forza Italia, An, i Verdi e il Ministro Di Pietro.

Scalfaro ha invitato a non abusare del ricorso al popolo. critiche anche da Ferri.

(Due pagine dedicate interamente ai venti referendum)

Articolo di Vierman Cusenza pag.7

"Sembra un gioco a carte scoperte. O quasi. da una parte il partito trasversale dei referendum, che spazia da Forza Italia ad An fino ai verdi e ai Di Pietro; dall'altra il fronte antireferendario. Che sembra contare su due corazzate: il Quirinale e la Corte Costituzionale. ma la battaglia ha pure risvolti sotterranei, tanto da alimentare voci su strane trattative. Le posizioni sono diventate ufficiali solo da qualche mese. Quando Oscar Luigi Scalfaro ha tuonato duro e solenne contro l''abuso' dei referendum. Un monito che suonava fin troppo esplicito alle orecchie dei pannelliani in attesa del verdetto cruciale della Consulta sui loro diciotto quesiti. "Eh sì l'ostacolo più serio è proprio Scalfaro - ammette l'ex-deputato riformatore Paolo Vigevano -. Il suo discorso di fine maggio sembrava proprio un'indicazione precisa ai giudici della Corte Costituzionale". Certo, in quel discorso presidenziale poteva leggersi anche tutto il fastidio del capo dello Stato verso le iniziative di un Marco Pannella che ormai

da mesi raccoglie le firme per un traguardo politicissimo: la messa in stato di accusa di Scalfaro. Ma le parole di Scalfaro non sono cadute nel vuoto. Nemmeno qualche settimana dopo le ha raccolte il presidente della Consulta, Mauro Ferri. Dopo aver affossato il federalismo, avvertendo implicitamente Bossi e i suoi a non mettere in discussione l'unità del Paese, Ferri attaccò le recenti richieste di referendum per il loro carattere 'squisitamente politico'. Come dire: far tornare gli italiani alle urne su temi tanto disparati e delicati è solo un'operazione politica che spoglia il Parlamento. Da allora nel quartier generale dei radicali di Pannella si guarda con una certa apprensione al verdetto dei giudici dell'Alta Corte. Ma i timori sono incrociati. Segnali arrivano, a quanto pare, pure dal fronte antireferendum affinché magari si eviti un voto popolare su temi esplosivi come la riforma del Csm, la smilitarizzazione della Guardia di Finanza, l'aborto, la legalizzazione delle droghe leggere, l'abolizione

dell'ordine dei giornalisti, l'opzione tra Servizio sanitario Nazionale pubblico e privato. Una trattativa? E intavolata da chi? 'Si sono resi conto delle grane che li attendono e tentano una sorta di mediazione', sibila l'ex-deputato riformatore benedetto Della vedova. 'Quella sui referendum è la partita politica grossa sul tappeto' aggiunge Vigevano. Che però non fa nomi su chi guida 'il partito della mediazione': l'Ulivo, i vertici istituzionali o chi altri. Di sicuro, tuttavia, si muovono in tanti. 'L'ordine dei giornalisti, per esempio - aggiunge Vigevano - si è mosso addirittura in Cassazione per scongiurare la soppressione via referendum'. E se arrivassero garanzie che il Parlamento provvederà per legge ai problemi sollevati dai radicali? 'tanto meglio, ma a scatola chiusa ormai non ci si fida più di nessuno', taglia corto Vigevano. In ogni caso, al partito dei referendum il sostegno non manca, dentro e fuori dal Parlamento. Berlusconi ha firmato diciotto quesiti. così pure i forzisti Martino e Mancu

so. Nemmeno Antonio Di Pietro ha mancato di firmare per il referendum sul Csm, prima di diventare ministro. Molti consensi anche da An ('tranne i vertici', puntualizzano i riformatori). Assenti Buttiglione e Casini. E la sinistra del Palazzo? 'Latita, come al solito - assicura Vigevano - fatta eccezione per casi isolati come qualche verde ed il senatore Franco Debenedetti. Ma per fortuna la base non segue sempre i leader'".