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Agora' Agora - 18 agosto 1996
LA CONGIURA DEL SILENZIO DI GIORNALI E TELEVISIONI
(Due pagine dedicate interamente ai venti referendum)

IL GIORNALE 18 AGOSTO 1996

Articolo di Iuri Maria Prado

pag.7

Caro Direttore,

tu hai recentemente riproposto e non senza ragione, un'idea comunemente intesa: quella secondo cui il referendum rischia di rivelarsi uno strumento inutile, giacché poi lo Stato, per l'inerzia del Parlamento, non ne fa propri gli esiti. Ti occupavi della questione in un tuo editoriale, e l'intervento non poteva essere più tempestivo. Proprio in questi giorni, infatti, i partiti ladroni (almeno quelli che hanno più di un parlamentare) stanno predisponendo l'ennesimo furto di denaro e di democrazia ai danni dei cittadini i quali, in modo praticamente unanime, si pronunciano contro ogni ipotesi di finanziamento pubblico ai partiti. Di qui - osservavi - l'odio dei cittadini per questa forma di democrazia diretta: "Tanto non serve a niente: tempo e soldi sprecati". ma di qui, ancora, la tua invocazione a che si trovi finalmente un modo per "far rispettare" i referendum. Ebbene, il primo modo consiste, credo, nell'impedire che le campagne per la raccolta delle sottoscrizioni vengano passate sotto silenzio o boicot

tate senz'altro. Prendiamo il caso - per stare all'esempio più recente - dei quesiti di referendum su cui si voterà di qui a pochi mesi. I cittadini non hanno saputo nulla della campagna di raccolta delle firme, se non per qualche isolato articolo di giornale (e mettiamoci pure la maiuscola, che praticamente solo questo quotidiano si è interessato all'argomento). Si risponde - alcuni rispondono - che nel momento della raccolta delle sottoscrizioni non esisterebbe alcun obbligo particolare - per esempio degli organi di informazione - di dare conto del merito dei quesiti, dell'andamento della campagna e quant'altro. Si dice cioè che quest'obbligo nascerebbe solo quando il referendum è indetto, mentre il fatto che il numero necessario di sottoscrizioni non venga raggiunto indicherebbe semmai che i cittadini "non sono sensibili" ai temi implicati. Obiezioni, s'intenderà, assolutamente leggere, poiché non si capisce da chi se non dai giornali e dalla televisione i cittadini possano essere "sensibilizzati". E obie

zioni, inoltre, implicanti questa odiosa conseguenza: che un referendum per essere "sentito" dai cittadini, deve venir promossa da potenti macchine di partito. Allora sì che se ne parla: ma meno per il rilievo del quesito che per la forza e la capacità di influenza di chi lo propone. E' ancora si dice - si è detto - che siccome la richiesta di referendum è una semplice "proposta" di abrogazione, ma non indica ancora - al momento della raccolta delle firme - una ipotesi attuale, ecco che ugualmente non è doveroso parlarne. Bene: ma allora perché è del tutto normale, invece, che si parli di semplici proposte quando esse vengono da parlamentari, ministri, capi di associazione e simili? perché un trattamento diverso quando "proponenti" sono i cittadini? Ma facciamo un passo avanti, e cioè al momento in cui le firme sono raccolte e depositate. Qui i referendum vanno difesi da ipotesi di interferenza indebita, e cioè da ogni "filtro" che non sia quello legittimamente interposto dagli organi deputati (Corte di Cass

azione, Corte costituzionale). Ed è a mio giudizio interferenza indebita, per esempio, quella di cui si rende responsabile un presidente della Repubblica, il quale davanti alla Corte che deve giudicarne l'ammissibilità, parla di un presunto uso "eccessivo" del referendum come di un'ipotesi di turbativa costituzionale. E pure interferenza indebita - contro cui nessuno ha reagito e come invece era di dovere - è stata quella cui si è abbandonato il presidente della Corte Costituzionale, "anticipando" una decisione futura che, se sarà conforme all'annuncio, non potrà considerarsi emessa in condizioni di serenità. E infine, caro direttore, siamo al caso del referendum tenuto e poi violato. Questa pratica risulterà sempre agevolissima, se ai politici sarà consentito di condurla avanti in maniera indisturbata, e cioè nel silenzio degli organi di informazione. Complici perfetti e verso i quali meriterebbe piuttosto di dirigersi l'odio dei cittadini.

 
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