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Agora' Agora - 19 agosto 1996
IL TEMPO 19 AGOSTO 1996

INTERVISTA A MARCO PANNELLA DI PAOLO CENSONI

Il leader dei Riformatori contro il finanziamento pubblico dei partiti: tradisce il referendum del '93 PANNELLA: "10 MILIONI SUBITO DA 500 CITTADINI"

"Da settembre imporremo a Scalfaro di far rispettare il referendum per la privatizzazione della Rai"

Per difendere gli esiti, i "comitati per i referendum" dovranno poter agire anche dopo la consultazione popolare.

Marco Pannella ed Emma Bonino in giro per Porto Rotondo tra yachts e mises milionarie: no, non è un'allucinazione frutto della calura estiva, i due esponenti dei Riformatori, ospiti di Marta Marzotto e Neri Corbucci, hanno fatto nei giorni scorsi sì "un salto" in Sardegna, non per una visita mondana al jet set, ma per una questua dal singolare "minimo garantito": 10 milioni ad elargizione. "Possibile che in Italia non esistano almeno 500 persone - si chiede Pannella - disposte a contribuire con 10 milioni ciascuno alle nostre battaglie referendarie? Quante centinaia di milioni spendono queste stesse persone in consulenze per i loro legali per difendersi dal 'giustizialismo'? Con un contributo in denaro - ben lontano dunque dalla consistenza delle parcelle che pagano ai loro avvocati - per sostenere i nostri referendum, potrebbero arrivare ad ottenere il riconoscimento della responsabilità civile dei magistrati, per ottenere in tempi rapidi il giusto risarcimento dei danni a seguito di irregolarità e ingiusti

zie processuali subite".

D. On. pannella, ma non si sente in contraddizione ad essere costretto alle "questue" per sostenere queste battaglie e essere contrario al finanziamento pubblico ai partiti?

R. In una società libera e liberale è non solo un diritto, ma un dovere dei cittadini sostenere le proprie idee e le organizzazioni che le difendono. E' un diritto-dovere - che interessa da un lato il mondo del lavoro e quello delle imprese dall'altro - sostenere delle soluzioni a volte contrapposte a favore o contro il mercato. E' giustissimo che un imprenditore possegga un giornale per difendere i propri interessi, così come è giusto che un lavoratore abbia un sindacato che lo tuteli.

D. La proposta di legge "rinviata a settembre" prevede un sistema analogo a quello per finanziare i culti religiosi: quindi ognuno può decidere liberamente a quale partito dare i propri soldi.

R. Ma non è vero! E' un inganno clamoroso! Non si finanzia il proprio partito, ma il "sistema" dei partiti. Un elettore di Forza Italia finirà per dare i soldi anche al Pds! L'8 per mille del 740 è un'aberrazione in quanto solo il 10 per cento degli italiani fa questa scelta, così provvede lo Stato ad assegnare il tetto totale, ripartendolo alle varie chiese in proporzione a quel dieci per cento.

D. Ma non crede che rivolgersi direttamente all'imprenditore possa portare al prevalere delle lobbies sulla democrazia?

R. Ma la lobby è un onore della democrazia! Io imprenditore sono favorevole alla sanità e alle cliniche private, così decido alla luce del sole di dare i miei contributi ai partiti che sostengono i miei convincimenti. Liberi gli altri di finanziare chi è contro questo progetto.

D. Ma la politica ha un costo: non è giusto che lo stato democratico la finanzi?

R. Il finanziamento pubblico trasforma i partiti in fazioni, in organi del "parastato", crea degli apparati burocratici. Con la conseguenza che il primo riflesso di questi apparati sarà poi l'autoconservazione, quindi il finanziamento pubblico li trasforma in apparati antidemocratici. Negli Stati Uniti non si spende in burocrazia, ma nelle attività dei partiti.

D. Un referendum nel '93 decise di dire basta al finanziamento pubblico dei partiti: ora ci si riprova.

R. Il referendum proposto da noi nel 1978 si rivelò un insuccesso anche se ottenne il 43 per cento dei voti e ricordo che noi radicali eravamo all'uno per cento. Allora erano tutti d'accordo contro di noi da Almirante al Manifesto. Poi, quello del 1993, finalmente cancellò lo Stato grande elemosiniere della politica.

D. Ma com'è possibile che quanto deciso da un referendum non venga poi rispettato dal Parlamento?

R. E' Scalfaro il primo responsabile della mancata tutela della volontà popolare: è lui che firma le leggi che gli sottopone il Parlamento che a sua volta è costretto dai partiti a legiferare in contrasto con la volontà popolare.

D. Lo scorso anno ci fu una raffica di referendum: in uno si imponeva anche di andare alla privatizzazione della rai. negli anni passati ci fu quello della responsabilità civile dei giudici. Mi sembra che pochi poi sono stati tradotti in pratica. E lei ora ci propone altri venti referendum....

R. Ricordo che il divorzio, l'aborto, l'obiezione di coscienza, la riforma del diritto di famiglia sono nati dall'affermazione di queste battaglie civili. Certo, a volte lo Stato, la partitocrazia si difendono con leggi studiate apposta, come è il caso di quella per la responsabilità civile dei giudici, che vanificano del tutto la volontà popolare. In questo caso è stata fatta una legge che ha peggiorato il sistema; nessun procedimento di risarcimento in tutti questi anni è stato portato a termine.

D. Un senso di impotenza, quindi...

R. E' per questo che ci stiamo impegnando per arrivare ad ottenere dalla Corte costituzionale che i "comitati per i referendum" possano continuare a difendere quanto deciso dalle consultazioni popolari e non vengano sciolti come avviene ora, subito dopo l'appuntamento referendario. E' questa una battaglia difficile, ma speriamo di spuntarla. Per quanto riguarda la privatizzazione della rai, stia tranquillo: faremo un casino con Scalfaro a partire dall'autunno. Sarà costretto a sentirci.

 
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