Il silenzio del regimeIL GIORNALE 28 SETTEMBRE 1996
di Iuri Maria Prado
Caro direttore,
"Di questo fatto che le assemblee rappresentative nella loro attività legislativa raramente rispondono al volere della comunità, abbiamo la prova nella circostanza che nei Paesi dove esiste il referendum, molti provvedimenti presi a grande maggioranza, e anche all'unanimità, da quelle assemblee, sono respinti dal popolo sotto valanghe di voti contrari" (Giuseppe Rensi). Aggiungiamo: nei Paesi dove esiste di fatto il referendum, e non nei Paesi come il nostro, dove esiste solo di diritto.
Immagino che arriccerai il naso, caro direttore, perché l'argomento per cui ti chiedo spazio è di quelli che i lettori - a tuo dire, e avrai senz'altro ragione - detestano: il referendum, appunto. E lo detesteranno pure. Ma per detestare una cosa bisogna conoscerla, mentre a me sembra che tutto facciano i giornali e la televisione tranne che informare sulle iniziative referendarie. Salvo che si tratti - perchè allora i titoloni li fanno - dei bislacchi referendum leghisti o di : "Referendum federalisti, Sinistra con il Polo" (Corriere della Sera, paginone del 26 settembre).
Caro Feltri, quando venti referendum radicali e popolari finiscono, senza commento, in dieci centimetri quadrati di fondo pagina, mentre spazio enorme viene dedicato a più o meno probabili iniziative di origine partitico-burocratica, non c'è altra spiegazione che tenga: di alcune cose il regime vuole che non si sappia. Ma accidenti, se i referendum riformatori riguardano cose importanti! E lo si constata ogni giorno, proprio leggendo i giornali che parlano di tutti, ma proprio tutti i problemi su cui le venti richieste di referendum si propongono di incidere. Ed è questo che i cittadini non sanno, se non per altro perché chi dovrebbe informarli - i giornali, e chi sennò? - non li informa. Io vedo che i giornali non hanno alcun problema nell'informare che il guardasigilli vuole togliere ai magistrati la possibilità di fare arbitrati.
Bene, ma perché non dicono che su questo problema c'è una richiesta di referendum molto più incisiva, e cioè volta ad impedire ai magistrati di assumere incarichi extragiudiziari? Perché se Bossi dice di bruciare i bollettini Rai la sparata va in prima pagina, mentre non si sa niente delle centinaia di migliaia di cittadini che chiedono (formalmente secondo diritto, non scampagnando sul Po) la riforma del servizio pubblico radiotelevisivo? Perché i cari giornalisti, intervistati sull'opportunità di mantenere il loro Ordine, rispondono che no, che non ha senso, che non serve a nulla e anzi è dannoso, ma poi evitano accuratamente di sostenere il referendum che vuole abolirlo e anzi fanno di tutto perché non si tenga?
Tutte domande che hanno pronta e così ovvia risposta, che non varrebbe nemmeno la pena di formularle se non si trattasse - come si tratta - di trovare una piccola luce (questa che ti ho chiesto, Feltri) per provare a fare sapere ai cittadini che essi avrebbero la possibilità di seppellire sotto valanghe di "no" leggi che mai e poi mai avrebbero voluto e che il parlamento, sulla loro testa, ha invece imposto al Paese.