IL TEMPO 4 OTTOBRE 1996
Marco Pannella, garantista e leader dei Riformatori "assolve" il Procuratore Capo di Napoli, ma...
"Nel Palazzo ci sono ancora magistrati legati alla vecchia logica partitocratica".
Intervista a Marco Pannella di Adriano Albano
Cronaca di Napoli
Pannella assolve Cordova, ma... il leader storico dei Riformatori italiani entra nel merito delle polemiche sui metodi utilizzati dalla Procura di Napoli nel corso dell'inchiesta sulla Tav, e snocciola pacato la sua opinione sulla controversa vicenda.
D. La questione dell'agente provocatore è giunta sul tavolo del Governo dopo l'intervento di alcuni deputati di diversi schieramenti. Una vicenda oscura?
R. Conosco la storia personale di Agostino Cordova, e conosco la fierezza di quel procuratore. E' certo che se quei metodi dovessero risultare illegittimi la stessa inchiesta potrebbe "soffrirne", e a quel punto, naturalmente, chi ha sbagliato dovrà pagarne le conseguenze. Di Cordova mi fido, ma c'è qualcuno alla procura di Napoli ancora legato alla vecchia logica che per anni ha retto quel Palazzo.
D. A quale logica si riferisce?
R. Partiamo da un presupposto: Cordova ha avuto il coraggio di svelare un intreccio fra camorra e malaffare che coinvolge anche esponenti di un'area politica storicamente ignorata dagli inquirenti napoletani. Fino ad oggi Napoli è stato il vero cuore della tangentopoli italiana, ma di questa realtà, fino ad oggi, ben poco è trapelato. Il malaffare in città va avanti da quando la dittatura della partitocrazia di sinistra ha varato lo spirito consociativista che ha scatenato Tangentopoli. Mi riferisco ad esempio alla seconda giunta Valenzi che inaugurò un patto diabolico con Gava e De Lorenzo. Ma fino ad oggi di quegli orrori la Procura di Napoli non sembra averne mai avuto notizia...
D. Allora Cordova ha rappresentato una novità in questo senso...
R. Il Procuratore Capo di Napoli sta muovendo il bisturi verso il corpo incancrenito del sodalizio tra camorra, cooperative e forze partitocratiche. Ma qualcuno potrebbe bloccare la mano del Procuratore. Sono convinto che fra i suoi stessi PM c'è ancora chi è legato a quelle strutture partitocratiche che hanno reso Napoli il ventre malato dell'Italia e imbrigliano l'azione di Cordova.
D. L'inchiesta Tav ha comunque acceso un dibattito serrato sulla commistione fra affari e politica in Campania. Come si esce da questo tunnel?
R. Se i magistrati avessero guardato con più attenzione a ciò che accadeva in questi anni in istituti come il Banco di Napoli, non saremmo arrivati al punto in cui siamo. Se sono stati lasciati in libertà i responsabili del grande comitato affaristico-economico che ha distrutto le speranze di rinascita del Mezzogiorno, allora vuol dire che anche i magistrati erano complici di quel piano. E' giunto il momento di liberare dall'ingerenza politica tutte le aziende economiche. Lo scempio dell'assistenzialismo è sotto gli occhi di tutti. Il liberismo rimane l'unico grimaldello per scardinare il diabolico patto tra politica ed affari.