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Agora' Agora - 13 novembre 1996
Articolo di Iuri Maria Prado pubblicato da 'Il Giornale' i 13/11/1996

La paura matta dei referendum

Milioni di firme dimenticate

Caro Feltri,

il direttore del Corriere, Paolo Mieli, é tornato domenica a sostenere che sono i referendum elettorali - i due referendum per l'abolizione della quota proporzionale - a rappresentare ormai l'unico efficace strumento per sbloccare lo stallo del sistema politico. Il riconoscimento é importante, poiché sposa finalmente un'idea che chi scrive - sommessamente unico - tenta di insinuare da mesi: e cioé che la riforma del sistema elettorale nel senso indicato dai quesiti referendari é non solo democraticamente pregiudiziale rispetto alle riforme istituzionali, ma senz'altro condizione tecnica e politica necessaria perché esse possano avere corso in un clima di chiarezza.

E' noto, peraltro, quale sia il non sempre inconfessato obiettivo di molti: abolire il 25 per cento di proporzionale e introdurre il doppio turno. Lasciamolo perdere, ora, questo argomento: stiamo sui referendum. Paolo Mieli ha il merito di averne parlato: ma é in ritardo, doveva farlo prima. Se riteneva importanti - e risolutivi - quei due quesiti di referendum, doveva dirlo mesi fa, e sostenere almeno con l'informazione e la discussione la disperata campagna che ha condotto alla raccolta, all'autenticazione e al deposito delle sottoscrizioni.

Al contrario, Paolo Mieli preferì risolvere la questione - non occupandosene - incaricando un pregevole analista, Stefano Folli, di 'rispondere' all'accusa di boicottaggio che i referendari rivolgevano alla stampa italiana. E la risposta di Folli fu che i quotidiani non devono - non 'possono' - prendere alcuna posizione, se non dopo che i referendum siano indetti. Evidentemente il Corriere ha cambiato idea. Meglio tardi che mai.

Ma colpevole é tutta la stampa italiana: tutta. E tutta la televisione, pubblica e privata. E la classe politica nel suo complesso, la quale ha una paura fottuta dei referendum. Non c'é stato un partito, non un programma televisivo, non un giornale, a rappresentare dodici milioni (dico dodici milioni) di firme per i referendum. Solo quelli per la riforma del sistema elettorale hanno raccolto tanta gente quanta quella riunita dal Polo a Roma. Ed é questo un punto del quale non si parla mai: i referendum non sono 'di Pannella', ma delle centinaia di migliaia di cittadini che li vogliono, e dei milioni che domani li voterebbero. Condizionale d'obbligo, atteso il rischio che la Corte costituzionale li blocchi (cosa praticamente già annunciata dall'ex presidente Ferri, in ossequio ai monti del capo dello Stato).

Caro direttore, i referendum vanno difesi. Ma non c'é più tempo. Bisogna lavorare subito, ora. Ci proviamo, Vittorio?.

 
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