LA CORTE ERA LIBERA SOLAMENTE DI INFLIGGERGLI INDIRETTAMENTE UNA SOLENNE SCONFITTA. NON LO HA FATTO. SECONDO TRADIZIONE.MI AUGURO CHE NON SIA LA PRIMA VITTORIA DEL PLOTONE DI ESECUZIONE.
Roma, 9 gennaio 1997, ore 21,05
"Mi auguro che non si tratti della prima vittima di un plotone d'esecuzione, per conto del regime e dei suoi malfattori.
La questione è semplice. E' vox populi (o di 'pubblica notorietà', concetto a rilevanza giuridica) che in Italia i referendum vinti, cioè nuovi atti legislativi, vengono traditi, disattesi, inapplicati, creando nell'opinione pubblica vere e proprie crisi di rigetto della politica, tout court, e della democrazia, dello Stato di diritto.
La Corte ha riconosciuto che, nella fase preliminare alla tenuta dei referendum, i Comitati Promotori sono equiparati a veri e propri Poteri dello Stato, potendo agire in conflitto con altri poteri. Dinanzi alla constatazione che i risultati dei referendum, in ultimo dalla nuova legge sul finanziamento pubblico, vengono disattesi e violati, l'estensione dei poteri riconosciuti ai nostri Comitati non poteva nemmeno esser messa in dubbio, sul piano della semplice logica e della difesa di beni costituzionalmente rilevanti come sono le leggi, anche abrogative, come sono le volontà referendarie.
Ebbene, no. I Comitati possono agire come poteri dello Stato per tutelare un bene virtuale (l'esito positivo dei referendum), o meri diritti procedurali, e non il bene massimo che l'istituto può produrre.
Ma la spiegazione è semplice: se la Corte ci avesse dato ragione sarebbe stato una cocente sconfitta per il Presidente Scalfaro, che aveva deciso di promulgare la legge proprio per salvarla, probabilmente, dalla spada di Damocle della Corte e della nostra riconosciuta legittimità ad agire...
Scalfaro ha voluto evidentemente far capire bene, a tutti, chi è il padrone. E la Corte ha eseguito".