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Notizie lista Pannella
Segreteria Rinascimento - 15 gennaio 1997
Da "Il Messaggero" del 15 gennaio 1997

"DOPO IL REFERENDUM IL COMITATO PROMOTORE NON E' PIU' POTERE DELLO STATO"

Finanziamento ai partiti, la Corte costituzionale spiega perché ha respinto il ricorso presentato da Pannella

Di Mario Coffaro

ROMA - "L'assimilazione del comitato promotore del referendum ad un 'potere dello Stato' non si traduce affatto nella costituzione di un organo di permanente controllo sul Parlamento, bensì trova il suo limite naturale nella conclusione del procedimento reterendario". Questa la principale motivazione che ha spinto la Corte costituzionale a negare l'ammissibilità del ricorso per conflitto di attribuzione tra i poteri dello Stato, presentato da Marco Pannella, Rita Bernardini e Roberto Cicciomessere promotori del referendum del '93 sull'eliminazione del finanziamento pubblico dei partiti. Il ricorso era stato promosso per sostenere l'illegittimità della legge approvata il mese scorso dal Parlamento con la quale si prevede la destinazione di una percentuale del gettito fiscale appunto al finanziamento dei partiti, una normativa in "contraddizione" con l'esito referendario nel quale il 90,3 per cento degli italiani aveva detto no al finanziamento pubblico dei partiti. Sebbene la Corte abbia respinto il ricorso d

ei promotori del referendum abrogativo, però non ha chiuso le pone ad una eventuale dichiarazione di illegittimità della nuova legge sul finanziamento dei partiti. L'assimilazione dei promotori ad un "potere dello Stato", si legge nella ordinanza scritta dal giudice Cesare Ruberto, "non si traduce affatto nella costituzione d'un organo di permanente controllo, come tale in grado di interferire direttamente sulla volontà del Parlamento a garanzia di un corretto rapporto tra i risultati del referendum e gli ulteriori sviluppi legislativi, bensì trova il suo naturale limite nella conclusione del procedimento referendario", come già affermato in una ordinanza del 1988. Ma la Corte, subito dopo aggiunge: "D'altra parte la normativa successivamente emanata dal legislatore è pur sempre soggetta all'ordinario sindacato di legittimità costituzionale, e quindi permane comunque la possibilità di un

controllo della Corte in ordine all'osservanza da parte del legislatore stesso dei limiti relativi al dedotto divieto di formale o sostanziale ripristino della normativa abrogata dalla volontà popolare". Intanto siamo alla sesta giornata di camera di consiglio per l'ammissibilità dei 18 referendum proposti dai riformatori di Marco Pannella e dei dodici presentati da varie regioni italiane. A proposito di alcune voci circolate ieri in ambienti politicoparlamentari, secondo cui all'interno della Corte costituzionale starebbe emergendo un orientamento favorevole all'accoglimento dei referendum per l'abolizione della quota proporzionale per l'elezione alla Camera e al Senato, secondo quanto si è appreso in ambienti vicino alla Consulta, l'esame dei due referendum proposti dai riformatori non è ancora cominciato. Secondo il calendario fissato dal presidente della Corte, Renato Granata, la decisione avverrà nella fase finale della valutazione di tutti e trenta i quesiti referendari. Altre indiscrezioni davano pe

r quattro o cinque i quesiti che la Corte si appresterebbe a dichiarare ammissibili e tra questi quelli sulla caccia, sulla "goldenshare", sull'ordine dei giornalisti e sul ministero dell'agricoltura. Ma anche queste voci non hanno trovato alcun riscontro. La sentenza è prevista per sabato o domenica.

 
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