MA LEI PAGA IL QUATTRO PER MILLE?
Referendum traditi. Il finanziamento ai partiti
Se ne infischia del voto del '93, è un regalo di Stato, non permettere di scegliere chi aiutare La nuova legge, appena firmata da Scalfaro, non piace. E pochissimi la useranno.
Di Primo Di Nicola e Pierluigi Ficoneri
Per il leader radicale Marco Pannella è un autentica rapina consumata a danno dei cittadini con la complicità del presidente della repubblica. Giudizi negativi arrivano anche all'ex presidente della Corte costituzionale, Vincenzo Cianello, che riferendosi alla promulgazione assicurata da Scalfaro la nuova legge in barba alla volontà espressa dai cittadini con il referendum abrogativo del '93, parla apertamente di "scorrettezza istituzionale". E non sono critiche isolate. Per il politologo Angelo Panebianco la reintroduzione del finanziamento pubblico dei partiti, sostenuto in Parlamento da tutte le forze politiche con al sola eccezione dei Verdi e Rete, rappresenta un ritorno al passato, mentre per Marco Taradash siamo di fronte a una vera "turlipinatura". Ma cosa dicono i cittadini? Sono favorevoli o contrari alla reintroduzione del finanziamento pubblico dei partiti nel loro insieme? "L'espresso ha fatto un sondaggio tra esponenti noti nella società civile. Ecco le loro risposte. BRUNO ZEVI, architetto. "Q
uesta legge non mi piace, sono assolutamente contrario e non darò una lira ai partiti. SABINO ACQUAVIVA, sociologo. "Verserò il mio quattro per mille. Trovo accettabile questa soluzione. I partiti in fondo svolgono un servizio pubblico e tutti i servizi pubblici sono finanziati dallo Stato. Trovo giusta anche la forma scelta per la ripartizione, fatta proporzionalmente ai consensi elettorali ricevuti". CARLO VITTORI, allenatore di atletica. "Se la politica ha bisogno dei partiti, piuttosto che farli aiutare da lobby nascoste è meglio che i cittadini possano finanziarli direttamente. Darò il mio contributo, ma sarebbe bene che venissero introdotti controlli severi sui loro bilanci: non vorrei che i partiti continuassero a incassare fiumi di finanziamenti illeciti". FULCO PRATESI, presidente del Parco nazionale d'Abruzzo. "Non so ancora se verserò il mio quattro per mille. Sono scandalizzato per il tradimento del referendum che qualche anno fa abrogò il finanziamento pubblico. Capisco benissimo che piuttosto
che costringere i partiti a ricorrere a sovvenzioni illecite si ritenga giusto prevedere forme di sostegno statale. Ma attenzione, abbiamo visto in passato come la corruzione dilagasse nonostante il contributo statale". ALFREDO GALASSO, avvocato. "Siamo di fronte a una buona legge e verserò il quattro per mille. Certo, non si può scegliere il partito da finanziare, ma trovo equa la soluzione di erogare denaro in base ai consensi ricevuti. Il referendum tradito? Mi sembra una critica eccessiva" . DARIO FO, attore. "Sono contrario a questa legge. Vorrei ricordare che c'è stato un referendum abrogativo. E allora dove sta la sovranità popolare? E' la solita manfrina: i partiti, che hanno rubato ancora di più dopo essere stati rifocillati con il denaro pubblico, ora si rifanno vivi, come se niente fosse stato. Vergognoso". FABRIZIO DE ANDRE', cantautore. "Sono antiparlamentare, ma mi rendo conto che è difficile pensare a una democrazia che non si esprima attraverso i partiti. Sono dell'idea che è sempre meglio av
ere dei partiti finanziati dallo Stato piuttosto che partiti ladri: anche se, come si è visto, le due cose sono tutt'altro che in contraddizione. Non ho ancora deciso se verserò il mio quattro per mille. GIULIOGIORELLO, filosofo. "Sono contrario al finanziamento pubblico. Trovavo mostruosa la legge abrogata con il referendum. Ora siamo alla presenza di un meccanismo un pochino più accettabile. Continua però a rimanere immutato quel primato della politica che rappresenta il motore della nuova legge. Ma allora perchè non finanziare con il pubblico denaro anche l'arte e la ricerca scientifica, che sono ben più importanti del sistema dei partiti? E perchè non estendere il medesimo meccanismo anche all'Associazione per la conservazione della birra inglese, di cui mi onoro di far parte?". GIULIANO CAZZOLA, ex sindacalista. "Sono favorevole al finanziamento pubblico dei partiti, ma non approvo la formula adottata. Trovo indecoroso finanziare il sistema indistintamente in base ai consensi ricevuti. La scelta proporz
ionalistica e conservatrice perchè esclude il rapporto diretto con la forza politica nella quale ci si riconosce. Non ci ho pensato molto, ma credo che non versero". RENATO BRUNETTA, economista. "Sebbene sia favorevole al finanziamento pubblico, non sono d'accordo con questa normativa perchè contravviene la volontà espressa dai cittadini con il referendum abrogativo. Credo che ciascuno dovrebbe poter sostenere il partito e i candidati votati. Il presidente della Repubblica ha fatto male a promulgare questa legge che difficilmente supererà l'esame della Corte costituzionale. Sono incerto se destinare il mio quattro per mille ai partiti". GIUSEPPETAMBURRANO, storico. "Darò il mio quattro per mille, anche se le critiche mosse alla nuova legge sono giuste, comprese quelle relative al tradimento del referendum. Non basta però criticare, ci vorrebbero anche delle controproposte. Per esempio, io sono per il modello tedesco di finanziamento. Lo trovo esemplare, basato com'è su rimborsi proporzionali ai consensi elet
torali ricevuti e su finanziamenti a fondazioni collegate ai partiti che curano esclusivamente gli aspetti culturali della politica e la formazione dei quadri". GIAMPAOLO RUGARLI, scrittore. "Lo Stato ripaga la politica? Reintroduciamo un prassi rifiutata da un referendum. Non verserò. Lo scollamento fra Stato e cittadini e assoluto. Ben venga Pannella". PAOLA SALUZZI, conduttrice tv. "Se e possibile destinare l'otto per mille agli spiriti più puri, che si prodigano per la nostra anima, ben venga un contributo ai partiti, seppure dimezzato. Io lo darò". LUCIO VILLARI, storico. "Si tratta di soldi sottratti al Tesoro e, in questo momento di vacche magre, lo Stato non dovrebbe permetterlo. Perchè non li dirottiamo sulla scuola pubblica e la Ricerca? Comunque, devo ancora decidere se versare". IAIA FIASTRI, autrice teatrale. "Istintivamente, dico no a questo nuovo contributo. Già diamo troppo a tutti e va a finire che allo Stato toccherà sovvenzionare noi contribuenti con un fondo speciale". GIANNI BATTISTONI,
presidente Associazione commercianti via Condotti. "In linea di principio concordo con il finanziamento pubblico. Ma non verserò perchè questa legge premia solo i partiti esistenti, non facilita nuove formazioni". CATHERINE SPAAK, conduttrice tv. "Il cittadino dovrebbe avere il diritto di fare una scelta più libera, decidendo a quale partito destinare i suoi soldi. Se proprio avesse voglia di farlo. Io non ne ho voglia" . ACHILLE BONITO OLIVA, critico d'arte. "Se da una parte questo provvedimento vorrebbe arginare il dilagare della corruzione, dall'altra fornisce un contributo troppo basso. Lo ritengo inutile e precario e non verserò". GIGI PROIETTI, attore: "Fatta la legge, trovato l'inganno. A me piacerebbe finanziare solo il partito che mi interessa. Non so se verserò il quattro per mille". LUCIANO RISPOLI, conduttore tv. "E' giusto finanziare i partiti. Questo provvedimento rappresenta per loro l'occasione per farsi davvero carico del futuro del paese. Darò il mio contributo". IDA MAGLI, antropologa. "Di
co no al contributo. Il difetto più grave di questa legge è quello di aggirare la volontà del popolo espressa con il referendum nel '93. Questo meccanismo non fa che avvalorare l'idea che gli italiani privilegino il sistema dei partiti nel suo complesso, visto che nessuno può scegliere, il suo". FRANCO FERRAROTTI, sociologo. "Non darò
il quattro per mille. So che la politica costa, che i partiti hanno apparati che consumano grandi risorse, ma è un fatto che rispetto ai colleghi europei il nostro parlamentare e quello che ha la paga più alta e il prestigio più basso. Vorrei che ci fossero controlli seri sui bilanci dei partiti, ma anche questa e una chimera in un paese in cui nemmeno le società quotate in Borsa hanno bilanci trasparenti". PIETRO LARIZZA, segretario generale della Uil. "Non ho ancora deciso se versare il mio quattro per mille. Comunque, sono favorevole a forme di finanziamento trasparente. Innanzitutto, perchè una democrazia senza partiti rischia di essere una democrazia fasulla. Secondo, perchè in assenza di un finanziamento pubblico i partiti ricorrono a sovvenzioni private che sono molto più insidiose per il corretto funzionamento della vita democratica". SEBASTIANO MAFFETTONE, filosofo. "M'è sembrato quantomeno inopportuno rimettere in discussione una decisione popolare presa a grande maggioranza. I1 quattro per mille n
on mi convince. Continuerò a versare allo Stato senza dare ai partiti. Sè il maggioritario il sistema cui tendiamo sarebbe stato preferibile un meccanismo che avesse privilegiato la facoltà di scelta dei contribuenti". FEDERICO STAME, notaio. "I partiti devono avere finanziamenti pubblici. Politica e democrazia hanno un costo. Verserò il mio quattro per mille. Ma non si può ignorare la volontà popolare espressa con il referendum. La legge doveva prevedere la possibilità di decidere a quale partito dare il proprio sostegno". ALBERTOOLIVERIO, psicobiologo. "Questa vicenda dimostra che molti referendum sono solo una perdita di tempo vista la facilita con la quale vengono poi elusi. L'idea di dedicare il quattro per mille al sistema dei partiti nel suo complesso non mi piace. Adombra una forma di consociativismo. Meglio un sistema di contribuzione a favore di un singolo partito. Verserò allo Stato". SERGIO STAINO, disegnatore satirico. "Nei partiti di massa non c'è più militanza, non ci sono più sezioni ne organ
izzazione capillare. Senza il sostegno statale forse si salverebbe solo Forza Italia, i partiti della sinistra chiuderebbero bottega. I1 quattro per mille mi sembra giusto e perciò lo daro". GIACOMOMARRAMAO, filosofo. "Senza il finanziamento pubblico sarebbe più forte l'intreccio tra politica e affari. Darò il mio quattro per mille, anche se mi sembrerebbe più giusto poter scegliere il partito. Valorizzare il sistema in quanto tale sa ancora di vetero statalismo". MARCELLO VENEZIANI, politologo. "E' un segnale di restaurazione partitocratica che non mi trova d'accordo. Assurda e poi l'anticipazione dei 160 miliardi, prevista dalla legge, su quello che "volontariamente" decideranno i cittadini con la prossima dichiarazione dei redditi. E' una forzatura della volontà popolare alla quale non mi presterò. Darò allo Stato". PIERLUIGI BORGHINI, presidente degli industriali del Lazio. "Sono contrario. Bisognava decidere se si volevano partiti all'americana, più agili, o all'italiana, più organizzati. Nel primo caso
il finanziamento pubblico non serve: chi ci crede paga. Nel secondo, di soldi ce ne vogliono molti di più. Ne è uscito il solito pasticcio. I1 mio quattro per mille? Dipenderà dal comportamento delle forze politiche". MARIO DEAGLIO, ECONOMISTA: "Si è voluto ridare un po' di ossigeno alle asfittiche casse dei partiti tradendo lo spirito di un referendum. I1 meccanismo del quattro per mille non mi piace e non so se lo darò. I partiti non sono enti benefici. I1 loro sostegno deve essere lasciato ai privati. Le imprese non si devono vergognare di dire che finanziano i partiti, come avviene nelle grandi democrazie". ANTONIO BALDASSARRE, ex presidente della Corte costituzionale. "Posso ammettere la contribuzione dell'otto per mille perchè è volontaria e diretta a un'istituzione benefica da me prescelta. Ma il quattro per mille previsto dalla legge per il finanziamento ai partiti lo si paga all'intero sistema e questo e un assurdo. Pone, tra l'altro, seri problemi di costituzionalità. Non voglio dire se verserò il
mio quattro per mille". GIORGIO TECCE, rettore. "Non ho ancora deciso se versare il quattro per mille. Se serve ai partiti per far politica, sono d'accordo. Ma se serve a perpetuare il controllo sulle istituzioni, anche culturali, allora sono contrario".
ha collaborato Antonia Matarrese