ALMENO NON E' UN INCIUCIO
Di A.P
Come spesso gli capita, nel propagandare i referendum Marco Pannella usa modi e metodi inaccettabili. La violenza del linguaggio, per chi no è d'accordo si trova automaticamente sbattuto nel girone dei "ladri di legalità". La pressione tambureggiante sui giudici costituzionali, che se avessero l'ardire di dichiarare l'inammissibilità di un solo referendum rischierebbero la rogna per aver soppresso la volontà popolare, democratico e costituzionale. E, fastidiosissimo, l'eterno piagnisteo contro giornali e televisione che non concedono al verboso leader riformatore tutto lo spazio da lui preteso. Sì, Pannella sa essere veramente insopportabile. Dopo tutto, però meno male che esiste. Nell'Italia dell'inciucio è rimasto tra i pochi, forse il solo, a mettersi di traverso tutte le volte che l'intesa sottobanco supera i limiti della decenza. E' stato il primo ad accorgersi che i partiti si erano silenziosamente confezionati un ricco finanziamento pubblico. In palese contrasto, fra l'altro, con il no di una stragran
de maggioranza di elettori nel referendum del '93. La legge è passata lo stesso, con la benedizione di Oscar Luigi Scalfaro, ma forse l'allarme lanciato dal leader riformatore è servito ad evitare che i partiti regalino pure la depenalizzazione del finanziamento illegale. Sulla trattativa per l'istituzione della Bicamerale, fioriscono ogni giorno ipotesi di scambio tra Massimo D'Alema e Silvio Berlusconi. Il do ut des rappresenta il sale della politica, ma il solo sospetto che su forme fondamentali del nostro ordinamento costituzionale possa svolgersi un baratto è da brividi. Ora Pannella il guastatore ha un grimaldello, anzi due: i referendum per l'abolizione della quota proporzionale per la Camera e il senato. Se dovessero passare, la più importante riforma, quella elettorale, l'avrebbero approvata i cittadini. E addio l'inciucio. Sarebbe così grave?