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Segreteria Rinascimento - 16 gennaio 1997
Da "Il Messaggero" del 16 gennaio 1997

E ADESSO NELLA QUERCIA E BATTAGLIA SUI REFERENDUM ELETTORALI

Gli occhettiani dicono sì all'abolizione della quota proporzionale. Botteghe Oscure: compagni che sbagliano

ROMA Ulivisti del Pds all'attacco. E paradossalmente è stato lo stesso segretario del partito Massimo D'Alema a rianimare una voglia polemica che sembrava rimossa o perlomeno destinata al solo recinto congressuale del 2023 febbraio prossimo. E così quell'intervista del segretario a "Le ragioni del socialismo" contro lo "stalinismo" di taluni e il "giustizialismo" e il "partito americano" di tal altri, ha convinto di Occhetto e i Petruccioli con i Morando e i Barbera e diversi altri ancora, a tornare sulla barricata degli emendamenti che, sebbene accolti come "correttivi" nella mozione del segretario, oggi acquistano il significato di una battaglia "contro" a tutto campo. "Ambiguo è D'Alema" esordiscono gli ex occhettiani, quando minaccia di fare la conta congressuale, lamentandosi dei "distinguo" politici contenuti negli emendamenti che egli stesso ha tentato di annegare nell'unanimismo di un'unica mozione. Tirano fuori, appunto, le tesi sull'Ulivo "come soggetto politico autonomo" e non sommatoria di partit

i; riconfermando la scelta per "una riforma elettorale coerente con i referendum del '93"; annunciano il loro "si" all'eventuale referendum pannelliano per l'abolizione della quota proporzionale; sparano a zero sul cosiddetto "Tatarellum", il sistema elettorale regionale che, secondo Petruccioli "è il peggiore sistema, è il partitismo più vorace di quanto non fosse prima". Mentre sulla democrazia dell'alternanza accusano, appunto di "ambiguita" il leader del partito dichiarano che l'Ulivo sia la cosa più vicina al bipolarismo, e da lì bisogna partire. D'Alema invece argomenta che nel mondo esiste la sinistra non l'Ulivo. Ma se si assume il nostro emendamento nella mozione congressuale, quelle cose sul partito americano non si dovrebbe dire ". Annunciano, infine, gli ex occhettiani, che i loro emendamenti

"vanno forte" nei congressi locali e già "hanno raggiunto quota 22 per cento dei consensi della base". Replica Grandi da Botteghe Oscure: sui referendum sono compagni che sbagliano. Non poteva mancare, all'appello polemico rinverdito dai cosiddetti Ulivisti, nonché ex occhettiani, lo stesso Achille Occhetto chiamato in causa, ma senza mai essere nominato, dall'intemerata di D'Alema sul mensile di Macaluso. Respingendo innanzitutto l'accusa di "confusione" che arriva dal segretario della Quercia, l'ex leader afferma che "semmai la confusione è stata fatta quando si è deciso di assorbire gli emendamenti, perché in questo modo si è soffocata ogni possibilità di dialogo interno al partito". E' un tema "caro" ad Occhetto quello sull'assenza di democrazia interna per rincorrere una sorta di unanimismo "che alla fine annulla il confronto e la produzione di idee". Sulla sua proposta poi, fatta assieme ad altri esponenti della minoranza di Botteghe Oscure, di elezioni primarie per ogni tipo di consultazione e il cons

enso dichiarato da Marco Minniti, Occhetto osserva "che allora bisognerebbe essere d'accordo anche con l'emendamento Barbera che non è stato assorbito, anche se rappresenta una scelta che va in direzione del maggioritario e del bipolarismo, a favore delle coalizioni e non dei partiti". Ecco perché D'Alema è "ambiguo".

 
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