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Segreteria Rinascimento - 17 gennaio 1997
Da "Il Messaggero" del 17 gennaio 1997

EMMA BONINO: "IL NOSTRO E' UN SISTEMA ASSISTENZIALE DELLA PEGGIORE SPECIE"

Il Commissario europeo denuncia: "Senza maggioritario è paralisi. Con governi di coalizione non si fanno cambiamenti"

Di Romano Dapas

BRUXELLES - Parlare chiaro è sempre stata una sua prerogativa. E anche stavolta Emma Bonino vuota il sacco con l'abituale franchezza: contro il Parlamento, "che non è in grado di assumersi la responsabilità di modifica del sistema elettorale"; contro il governo, "impossibilitato a prendere decisioni nette e a farle rispettare"; contro il "sistema Italia" per l'incapacità della classe politica e della stessa opinione pubblica a rimettere in discussione un "modello sociale" che più assistenziale di così si muore. Per l'eurocommissaria alla politica della pesca, gli interventi umanitari e la protezione dei consumatori, all'origine di tutti i guai sono l'instabilità e la debolezza politica dell'Italia. Eletta "personalità europea del '96" da una giuria presieduta da Jacques Delors, definita dall'"Economist" "miglior commissario europeo", l'esponente radicale protagonista di tante battaglie per i diritti civili ha ormai acquisito fuori dai patri confini una fama ed un'autorevolezza che molti connazionali di alto

rango le invidiano. E' a lei che il presidente Jacques Santer ha deciso, mercoledì scorso, di affidare i controlli sulla produzione agricola e industriale nell'Unione europea dopo lo scandalo sulla "mucca pazza". In un'intervista al "Messaggero", Emma Bonino conferma che, per il nostro Paese, il '97 non sarà un anno facile.

Quali sono le "sfide" che teme di più?

"Tra quelle in calendario, certamente la moneta unica. Non vedo una saldezza politica tale da consentire le riforme di spesa e di struttura di cui l'Italia ha bisogno. Sono d'accordo con lo storico Dennis MackSmith che il grande "handicap" dell'Italia consiste ancora nell'avere governi di coalizione che non permettono di prendere le decisioni necessarie. Questo Parlamento non è in grado di assumersi la responsabilità di modificare il sistema elettorale. Se, come temo, la Corte costituzionale farà fuori i referendum, il nostro Paese non arriverà mai al maggioritario secco che è l'unico che consentirebbe di rimetterci sui binari europei".

In altre parole, senza il maggioritario l'Italia non ha alcuna "chance" di partecipare alla moneta unica fin dal '99?

"Certo, non sono molto ottimista. Ma, a rischio di sembrare velleitaria, penso che occorra in ogni caso provare. Ciò detto, torno al discorso di prima. Ho l'impressione che la situazione e la necessità di stringere i tempi non siano molto chiari né all'opinione pubblica né alla classe politica. Sono stupefatta nel constatare che, nel '92, quando avevamo cominciato, in Parlamento c'erano 15 partiti o gruppi e che adesso ce ne sono 32. Stiamo facendo una transizione all'indietro. Col risultato che per il governo è quasi impossibile assumere delle decisioni nette e farle rispettare".

Dunque ritiene anche lei, come Mario Monti, che occorre incidere sulle spese mediante profonde riforme strutturali

"Si, c'è un'altra via. E bisogna cominciare riformando la sanità e le pensioni. Tutta l'Europa mette in discussione il modello sociale e noi non riusciamo a fare la stessa cosa col nostro che è un sistema assistenziale della peggiore specie".

Romano Prodi ha legato le sorti del suo governo all'entrata dell'Italia nella moneta unica. Eppure ancor prima dello sfondamento del bilancio '96, è sembrato rendersi conto delle difficoltà.

"Il problema non è affermare un celodurismo alla Bossi. Per me, l'instabilità economica dipende dall'instabilità politica e non l'inverso. Fino a quando avemo dei governi che, la mattina, per respirare devono prima consultare il centro, la sinistra, i boiardi di Stato e i sindacati, è evidente che in Italia decisioni di fondo non potranno essere prese. Si arriva ad aumentare le entrate, fra l'altro con la sciagurata idea di chiamare "tassa per l'Europa" un'imposta che sarebbe stato giusto definire contro la bancarotta, ma non si trova il coraggio per tagliare le spese".

Anche la Commissione europea ha le sue gatte da pelare. Come giudica la minaccia del Parlamento di Strasburgo di votare la censura a causa delle inadempienze nella crisi sulla "mucca pazza"?

"Trovo indebito accusare l'attuale Commissione per responsabilità che andrebbero individuate in un lasso di tempo precedente. La tesi del capro espiatorio non è giusta. Purtroppo, attaccare la Commissione è diventato uno sport nazionale per i "Quindici" "

Non c'è il rischio che la proposta di penalizzare con forti multe i partner che non ottemperano alle sentenze della Corte di Giustizia europea attiri sulla Commissione nuovi strali da parte dell'Italia?

"Mi auguro che questo non avvenga, che non si dica che siamo puniti perché in Europa contiamo poco, o perché siamo male rappresentati. Sarebbe una tentazione di comodo, una banalità che spero ci venga risparmiata. E' ora, invece, che il nostro Paese cominci a fare di necessità virtù, cioè ad imparare la lezione , evitando di avere di tutto quel che arriva da Bruxelles un'immagine arcigna, monetarista e repressiva dell'Europa".

 
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