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Notizie lista Pannella
Segreteria Rinascimento - 18 gennaio 1997
Da "Il Messaggero" del 18 gennaio 1997

CONSULTA, PASSEREBBERO SOLO POCHI REFERENDUM

La Corte riunita da otto giorni, secondo indiscrezioni bocciati molti quesiti

Di S. G.

ROMA Rischiano la "bocciatura" molti referendum all'esame della Corte Costituzionale. I giudici sono in camera di consiglio dall'8 gennaio per esaminare le diciotto proposte presentate dai riformatori di Marco Pannella e le dodici da sette regioni italiane e il "verdetto" non dovrebbe arrivare prima di due settimane. Filtrano però, anche se a fatica, alcune indiscrezioni. E tutte vanno nel senso di una stroncatura di gran parte delle proposte referendarie. Oggi e domani i giudici non si riuniranno. Torneranno a vedersi lunedì mattina e ricominceranno l'esame. Si sa che finora sono poco più della metà le proposte prese in esame dalla Corte il cui presidente Renato Granata, d'accordo con gli altri componenti, avrebbe deciso di passare alla votazione su tutte le questioni soltanto verso il termine della camera di consiglio. Una cosa è certa: la corte dovrà pronunciarsi per legge entro il 10 febbraio. Il dato fondamentale che fa propendere verso un "no" della Consulta. riguarda l'esame già fatto in passato di al

cuni quesiti referendari. Alcuni furono ammessi, ma la risposta data dall'elettorato o sarebbe stata vanificata, secondo i promotori, da nuove iniziative legislative (ad esempio quelli sull'abolizione dei ministeri del Turismo e dell'Agricoltura), o sarebbe stata invalidata non avendo partecipato alle elezioni il 50 per cento più uno degli aventi diritto al voto. Altre proposte di referendum furono invece bocciate dalla Corte Costituzionale. Due in particolare, quelle che chiedevano la modifica della legge elettorale di Camera e Senato. Su questo i giudici si sono pronunciali nel 1995 e hanno dichiarato le proposte referendarie inammissibili. Il perché fu spiegato dal relatore Francesco Guizzi. che anche adesso è chiamato a relazionare sugli stessi temi. Due anni fa il tentativo per far sparire la quota proporzionale del 25 per cento per la elezione di deputati e senatori e giungere, secondo le intenzioni dei promotori. al compimento del sistema maggioritario fallì anche se la Consulta aveva riconosciuto che

i quesiti erano chiari, univoci e omogenei nella finalità di dar vita a un sistema elettorale totalmente maggioritario. Però non li ammise perché, in caso di una vittoria dei "si", si sarebbero dovuti ridisegnare tutti i collegi uninominali creando una "intollerabile soluzione di continuità nella operatività del sistema elettorale, non essendo possibile, in caso di inerzia del legislatore, indire le elezioni per il rinnovo di Camera e Senato". In altre parole se i due referendum fossero passati e non ci fosse stato un conseguente intervento urgente del legislatore il sistema elettorale non sarebbe stato più in grado di funzionare.

 
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