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Partito Radicale Rinascimento - 30 gennaio 1997
REFERENDUM SULL'ORDINE DEI GIORNALISTI
GIORNALISMO SENZA REGOLE

Di Jole Zangari

(Tribuna Stampa, numero di gennaio /febbraio 1997)

Fra gli undici referendum (sui 30 proposti) ammessi dalla Corte Costituzionale, figura quello relativo all'abolizione dell'ordine dei Giornalisti.

Senza entrare nel merito delle motivazioni che hanno spinto i membri dell'alta Corte a decidere in tal senso, non possiamo non preoccuparci delle conseguenze: abusivato, mancanza di un ordine che vigili sulla deontologia professionale dei propri iscritti, giornalismo selvaggio lasciato nelle mani dell'editore, un mercato editoriale monopolista, un accesso alla professione fondato più sul favore che sul merito.

Un'informazione in gabbia, quindi, senza tutela e controllo, tenuto conto che l'Ordine è l'organo che permette ai giornalisti di essere imparziali, vigilando sulla deontologia dei propri iscritti.

Se questo venisse abolito, ci troveremmo nella condizione di avere nessuna informazione e si infliggerebbe un colpo mortale alla libertà di stampa, presupposto indispensabile per un paese democratico.

Ed ecco che, in questa fase, occorre essere tutti uniti. Chi detiene i giornali e le tv, ha il dovere di rendere edotta l'opinione pubblica delle conseguenze che deriverebbero dall'abolizione dell'Ordine.

Chi sta a capo di un organismo di categoria, deve ugualmente impegnarsi a sostenere le istanze dei giornalisti, sollecitando i Parlamento ad emanare, entro tempi brevi, una legge di riforma della n. 63/1963, che si intende abrogare.

Ciò impedirebbe anche in uno Stato disastrato economicamente, di sperperare 850 miliardi (tanto è il costo dei referendum annunciato da "Repubblica" del 31/1/'97) che potrebbero coprire, in parte, il disavanzo pubblico senza imporre nuovi sacrifici ai cittadini.

D'altra parte, i politici hanno eluso il referendum che aboliva il finanziamento, anche se sotto forma di contributo volontario.

Nel nostro caso, si tratterebbe di impedire che un referendum così dissennato abbia luogo solo approvando il testo di riforma proposto dagli organismi di categoria.

Certo, abbiamo visto molti testi: la FNSI ne ha approvato uno, l'Ordine Nazionale Giornalisti un altro, gli ordini della Lombardia, del Lazio e del Veneto un altro.

Tutti comunque validi ed intesi a salvaguardare la professione giornalistica e il nostro Ordine.

Ne è la prova la conferenza stampa tenutasi presso l'Ordine Nazionale con la partecipazione della Giunta della FNSI e del Presidente della CASAGIT.

Ne è la prova anche la riunione degli "stati generali dell'Informazione" intesa a coinvolgere in una strategia comune la categoria.

Nel coro di difesa dell'Ordine si annoverano, tra gli altri, giornalisti come Curzi, Gianni Rossetti, Enrico Mascilli Migliorini, Silvano Rizza, Carlo Bo , rettore dell'Università di Urbino e presidente dell'Associazione per la Formazione al Giornalismo.

E con l'auspicio che lo spirito unitario regni nella categoria, che, in parte, finora ha visto i pubblicisti come nemici da combattere, rinnoviamo l'invito a tutti i colleghi a sensibilizzare l'opinione pubblica su come votare, dall'altra ai politici chiediamo di emanare subito una legge di riforma prima della data di svolgimento del referendum.

In tal caso, l'Ufficio Centrale per il referendum dovrebbe dichiarare che le relative operazioni non hanno più corso.

E ora riportiamo le dichiarazioni del Consiglio Nazionale dell'Ordine dei Giornalisti e della Federazione Nazionale dell'ordine della Stampa: "il Consiglio Nazionale dell'Ordine dei Giornalisti, sulla base del progetto di radicale riforma dell'Ordine approvato, "fa appello al Parlamento affinché in tempi rapidissimi sia varata una nuova normativa della professione giornalistica, delle responsabilità degli operatori degli operatori dell'informazione e dei compiti del loro organo di tutela e autogoverno ai fini di una efficace salvaguardia della libertà di stampa e del diritto all'informazione di ogni cittadino".

Il Consiglio "denuncia la campagna di mistificazione" sviluppatasi intorno alla promozione del referendum: "L'Ordine esiste essenzialmente a tutela della libertà di stampa e del diritto dei cittadini ad una informazione corretta e ispirata a chiari principi deontologici. Abolire l'Ordine non crea giornalisti più responsabili e qualificati, ma crea un mercato dell'informazione selvaggio e manipolabile". "l'assenza di un organo di autodisciplina lascerebbe l'informazione di pressioni esterne". Il Consiglio conclude il comunicato "è pienamente consapevole della necessità di una rigorosa riqualificazione della professione".

"La Federazione Nazionale della Stampa" ritiene che la dichiarata ammissibilità del referendum abrogativo della legge istitutiva dell'Ordine dei Giornalisti renda urgentissima l'approvazione da parte del Parlamento di una legge di riforma efficace.

Il Sindacato dei Giornalisti chiederà immediati incontri a tutte le forze politiche e ai Gruppi Parlamentari per illustrare la proposta di riforma della FNSI. Una proposta che risponde alla richiesta dell'opinione pubblica di una informazione corretta e responsabile e che garantisce ai giornalisti una più elevata qualificazione professionale salvaguardandone l'autonomia.

La Federazione Nazionale della stampa invita tutti i giornalisti italiani ad una intensa campagna di informazione e di mobilitazione attorno ai temi della riforma, sui quali peraltro si discute da molti anni.

L'allarme suscitato dalla decisione della Corte tra i colleghi non ha giustificazione: non solo non sono in discussione i principi fondanti della professione giornalistica, fissati dalla Costituzione e consolidati nell'esercizio quotidiano del nostro mestiere, ma nemmeno il contratto di lavoro, il nostro Istituto di Previdenza e la Cassa Autonoma Sanitaria.

 
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