STET E LIBERALIZZAZIONE
COME SALVARE IL MONOPOLIO STATALE DELLE TLC
Silvia Cerioli
Il giorno della fusione è arrivato. Oggi, l'assemblea della Stet sancirà l'incorporazione della Telecom nella finanziaria delle tlc, ribattezzando la neosocietà Telecom Italia. Le alleanze internazionali sono tutt'altro che grandiose, la concessione telefonica avverrà per successione, in barba a quanto stabilito dalla legge, i vertici sono occupati in modo massiccio dall'Ulivo mentre 250 dirigenti dovranno andarsene, per fare posto ai manager in quota prodiana. Per la privatizzazione, l'ultima trovata consiste nel vendere in assenza dell'authority, sulla base di un cavillo giuridico che piace molto al presidente della Stet, l'avvocato d'affari Guido Rossi. In un comma di poche parole, infatti, la legge sulle Autorità di regolazione dei servizi pubblici stabilisce anche l'authority delle tlc. In parallelo, il regolamento di settore appena varato dal ministero delle Poste impone che, in sostituzione dell'autorità, i poteri antitrust siano affidati al ministro. Il combinato disposto delle due norme implica qu
indi che Maccanico, anche se ad interim, gestisca la collocazione sul mercato. Il bello è che la soluzione era già stata resa nota da 'Il Mondo' circa tre mesi fa. A studiare l'originale ricetta era stato il ministero dell'Industria o, meglio ancora, un oscuro dirigente dell'entourage del sottosegretario Umberto Carpi. Lo stesso ministero, però, aveva smentito clamorosamente. Ora l'espediente viene pubblicizato come se fosse nuovo di zecca e ancora allo studio dei tecnici del Tesoro e della Stet. In realtà, dopo la rivelazione di un settimanale senza che la stampa italiana gli desse seguito, è stato occultato, per poi risorgere a nuova vita. All'assemblea, comunque, le proteste degli azionisti minori si faranno sentire. E l'Adusbef, l'associazione dei consumatori che difende l'azionariato privato, ha annunciato che contesterà l'escamotage. "E' una garanzia a tutela degli utenti spiega il presidente Elio Lannutti noi daremo battaglia contro un'ipotesi che, mortificando il Parlamento, aggira la legge. Dov'er
a il ministero in qualità di 'ente regolatore' mentre proliferavano i 166? O nel caso delle truffe tramite il 144?". In difesa degli azionisti minori, è sceso in campo anche il responsabile Industria di An, Gaetano Rasi. Dopo le sue dimissioni dalla Telecom, il vicepresidente della commissione Attività produttive della Camera ha criticato duramente le modalità di fusione. Ora ha scritto alla Consob per denunciare "i gravi pregiudizi per il sistema delle tlc e per le privatizzazioni in corso, a causa delle anomale procedure". In particolare, l'esponente di An si scaglia contro la mancanza di informative agli azionisti e sui valori di concambio, calcolati senza tenere conto dell'imprevedibile andamento della neosocietà. Finora, la Consob non ha osato mettere in discussione l'operato dei vertici Stet. "Spero che la commissione di controllo si risvegli da questo strano letargo afferma Rai perché difendere la credibilità e la trasparenza del mercato è suo compito". Il parlamentare è assai critico anche sull'ip
otesi della vendita senza l'authority: "E' la dimostrazione che il governo va avanti a forza di cavilli ma contro la legge. L'autorità, non a caso ha due scopi: controllare la qualità del servizio e l'adeguatezza del prezzo. Privatizzare senza un organismo del genere significa impedire la liberalizzazione delle tlc, creando un semplice monopolio privato". Proprio quello che vuole l'Ulivo.