Roma, 31 gennaio 1997
Dichiarazione di Benedetto Della Vedova, Comitato Promotore dei referendum:
L'exbanchiere socialista folgorato sulla via de L'Avana, Nerio Nesi, ironizza sulla presunta incomprensibilità del referendum sulla Golden Share. E fa male. Due anni fa, quando iniziammo a raccogliere le firme, la Golden Share pareva un'astrusità insignificante: oggi, come avevamo previsto, è alla ribalta come snodo cruciale di una questione crucialissima, le privatizzazioni. Entro quattro mesi tutti i contribuenti angariati dal fisco rapace e scialacquatore capiranno di poter scegliere, abolendo la Golden Share, la definitiva uscita dello Stato e dei partiti dalla appetitosa gestione delle aziende dei telefoni e dell'elettricità, lasciando il campo al mercato e alla concorrenza nell'interesse degli utenti. Figuriamoci quando spiegheremo loro che i partiti vogliono continuare a nominare gli amministratori di aziende completamente vendute ai privati.
Sarà l'occasione, seppur depotenziata dalle altre sentenze della Consulta, per fare la conta dei liberisti veri, che non hanno paura del mercato e vogliono riconoscere allo Stato il solo, forte ed essenziale ruolo di controllore e dei troppi gattopardi che stanno tentando tutte le vie possibili per non abbandonare la plancia di comando di Banche e grandi imprese.
Peccato, davvero, che la svolta liberista di AN sia smentita da Gasparri che auspica la mancanza del quorum, o che esponenti dell'expartito liberale di massa considerino "tragico" votare sulla Golden Share. Davvero il senatore Vegas pensa che per gli elettori di Forza Italia la questione della gestione pubblica delle grandi aziende sia così poco importante?
Dal comunista Bertinotti non ci si poteva aspettare altro, da loro si.