STET: CLUB PANNELLA, SENZA GOLDEN SHARE NIENTE MANOVRA
Dichiarazione di Benedetto Della Vedova, coordinatore del Comitato Promotore del referendum per l'abolizione della golden share.
La mediocre figura di una manovra fatta di tasse anticipate e di un odioso (e quanto legittimo?) blocco delle liquidazioni maturate da cittadini che hanno l'unico svantaggio di essere dipendenti dello Stato, poteva essere evitata, proprio ieri, se il Tesoro non avesse fatto introdurre dall'assemblea straordinaria della Stet la golden share nello statuto società. Senza i poteri riservati al tesoro per almeno tre anni, infatti, il valore della holding pubblica delle telecomunicazioni sarebbe immediatamente risultato superiore a quello attuale di una cifra analoga a quella della manovrina (almeno diecimila miliardi): con una privatizzazione compiuta entro il '97 si sarebbe così potuto garantire allo Stato il denaro fresco per correggere la tendenza negativa dei conti pubblici. Per questa volta, infatti, si sarebbe potuto decidere di girare "in conto deficit" i proventi della vendita, derogando dall'obbligo di conferire i proventi delle dismissioni al fondo ammortamento debito, ottenendo però in cambio un pung
olo formidabile a concludere (almeno in massima parte) la privatizzazione entro il mese di dicembre.
Nulla è perduto, comunque: se al Governo, socio di maggioranza Stet e titolare della golden share, non riuscirà ad imporre ai referendum una incomprensibile "prova del fuoco" di un voto estivo, sono fiducioso che gli elettori italiani bocceranno la golden share, scacciando i partiti una volta per tutte dalla gestione delle grandi aziende e consentendo al Tesoro di massimizzare le entrate dalle privatizzazioni. Nel caso, sono sicuro, Ciampi ci ringrazierà.