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Partito Radicale Rinascimento - 2 aprile 1997
SEGNI SCRIVE AI SENATORI: 'ANTICIPIAMO LA DATA DEI REFERENDUM'

IN VIATA DEL DIBATITO SUL VOTO REFERENDARIO, CHE SI SVOLGERA' AL SENATO DOMANI, MARIO SEGNI HA INVIATO UNA LETTERA APERTA A TUTTI I SENATORI. NELLA MISSIVA SEGNI RINNOVA L'APPELLO (FIRMATO NEI GIORNI SCORSI DA DECINE DI PARLAMENTARI) AFFINCHE' LA DATA DELLA CONSULTAZIONE POPOLARE VENGA ANTICIPATA AD UNA DOMENICA ANTECEDENTE AL 1ñ GIUGNO. ECCO DI SEGUITO IL TESTO DELLA LETTERA INVIATA A TUTTI I SENATORI.

Roma, 2 Aprile 1997

Caro Senatore,

nelle scorse settimane ha sottoscritto un appello pubblico perché i prossimi referendum non siano fissati per il 15 giugno, data che metterebbe in pericolo l'esito della consultazione, ma siano abbinati alla prossima consultazione amministrativa o comunque tenuti il più presti possibile.

Alla vigilia del dibattito in Senato su questo argomento mi permetto di rinnovare l'appello a Lei e agli altri Senatori. Lo faccio con maggiore convinzione perché nel frattempo sono intervenuti due fatti importanti che depongono a favore di questa richiesta.

Il primo è che la privatizzazione della STET, la pi- importante di tutte le privatizzazioni, è stata impostata sulla base della "golden share", cioè di un istituto che è per l'appunto sottoposto a referendum. E' evidente che l'approvazione del referendum, abolendo la "golden share", modificherebbe sostanzialmente tutto l'iter della privatizzazione. Quale che sia il giudizio sul problema, è interesse oggettivo eliminare ogni incertezza al più presto, e quindi anticipare il referendum.

Il secondo argomento, anche il più rilevante, è che è in atto una campagna diretta a svuotare e possibilmente a cancellare, di fatto se non giuridicamente, l'istituto del referendum. Il proposito, espresso dalla Bicamerale, di innalzare il numero delle firme necessarie, senza peraltro affrontare il problema più grave che è sul tappeto, quello di uno strumento che salvi la volontà referendaria dagli stravolgimenti che il Parlamento ne fa continuamente (ultimo caso clamoroso la legge sul finanziamento dei partiti); il rigetto da parte della Corte di gran parte dei referendum; lo sfavore verso tutte le forme di democrazia diretta, fanno capire che vi è un clima di "non disturbate il manovratore" che vede nei referendum un elemento di disturbo. A questo punto la scelta del 15 giugno, che aumenta il rischio della scarsa affluenza, è oggettivamente un tassello di questa tendenza.

E' stato fatto a volte l'errore di abusare del referendum, di indirne troppi. Ma l'istituto del referendum è un bene prezioso per la nostra democrazia, per decenni malata di partitocrazia, e oggi purtroppo pi- che mai verticistica. Il referendum va salvato. Ha consentito alla volontà popolare di esprimersi quando i canali istituzionali si chiudevano. Ha fatto scrivere pagine fondamentali della storia repubblicana.

E' per questo che mi permetto di scriverLe. Una decisione del Parlamento che modificasse un indirizzo governativo che non ha motivazioni convincenti sarebbe un fatto di grande importanza. Conto sulla Sua riflessione e, quale che sia la Sua decisione, La ringrazio sinceramente.

Mario Segni

 
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