Roma, 5 aprile 1997
"Non solamente il Ragioniere Generale dello Stato Monorchio ha ragione e indica una urgenza e una necessità obiettive. Non solamente noi constatiamo che sono occorsi più di dieci anni perché i giornali e la "politica" dessero spazio ad una ragionevolissima convinzione e considerazione che personalmente - e come responsabile di un movimento politico nazionale - ho espresso pubblicamente da almeno una dozzina di anni. Ma occorre aggiungere che il pensionamento di chicchessia deve avvenire con il suo consenso a qualsiasi età fatte salve, evidentemente, le condizioni di salute. Un sessantacinquenne può avere ancora tutti i titoli per proseguire il proprio lavoro ma anche la propria carriera, essendo il patrimonio professionale ed umano arricchito di ancora maggiore esperienza.
Se non si hanno idee generali, se non ci si assume la responsabilità di diverse convinzioni e opinioni, tutto poi si riduce a tatticismo e trasformismi e all'accantonamento di qualsiasi confronto di idee e di culture. Lo diciamo in particolare a Carlo Azeglio Ciampi mentre per quanto riguarda il sindacato è naturale che esprima posizioni conservatrici e con l'ideologia propria di una struttura statale e statalista espressione di interessi divenuti nettamente minoritari di ceti burocratici. Quindi non solamente pensione a sessantacinque anni ma pensione facoltativa a partire da sessantacinque anni".