LA VOGLIA MATTA DI PRESIDENZIALISMO
Prevedibile ma vero: la crisi albanese alimenta le voglie presidenzialiste, in nome della governabilità che non c'è. E al centro dei <> sulla bicamerale torna la questione della forma di governo. Intervistato dal <> Romano Prodi, in una delle rarissime esternazioni in materia di riforme - sul tema su cui preferisce da sempre tacere, per la ragione nobile della neutralità del governo e per quella meno nobile della competizione con D'Alema - invoca <>: poco importa se si tratterà di un primo ministro con maggiori poteri o di un presidente della Repubblica purché <>. Che si tratti invece di presidenzialismo doc importa moltissimo a Mario Segni, che contro la <> chiede un incontro con Berlusconi e il Polo, <>, convoca per oggi una riunione con Cossiga e i membri presidenzialisti della bicamerale, annuncia per dopo le amministrative una manifestazione nazionale di presidenzialisti a Roma. Gli fa eco il laburista Valdo Spini, semipresidenzialista convinto e convinto che sulla formula francese esista, in bicamerale, una larga maggioranza: perciò scrive a Diego Masi, coordinatore del direttivo dell'intergruppo parlamentare presidenzialista (la passione maschile per il potere e per le sigle produce anche questi organismi fantasma), e Masi gli risponde che effettivamente il semipresidenzialismo può mettere d'accordo anche i fautori del presidenzialismo americano e israeliano. Da Catanzaro, in veste di conferenziere nella facoltà di giurisprudenza, Massimo D'Alema, che sulla forma di governo solo pochi giorni fa si era sbilanciato a favore del premierato, si sbilancia stavolta debolmente anche lui per il semipresidenzialismo: non è <>. Quale che sia la forma di governo, comunque, occorre una legge elettorale a doppio turno, <>. Un no netto invece del presidente della bicamerale alla separazione in due corpi della magistratura giudicante e inquirente, agli attacchi all'indipendenza dei magistrati, <>, alla prevalenza dei membri di nomina politica nel Csm.