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Segreteria Rinascimento - 16 aprile 1997
Da "LA REPUBBLICA" del 16 aprile 1997, pag.9

"SUPERATA LA CRISI SILVIO DORME BENE"

Cossiga punzecchia Berlusconi: ha paura di vincere

L'ex presidente: "Se il referendum sulle riforme dice no, sarà spazzata via l'attuale classe dirigente"

di Silvio Buzzanca

ROMA Francesco Cossiga tira fuori cento lire e le tira in aria: testa per il "premier sussurrato di D'Alema", croce per il semipresidenzialismo. La sorte sceglie la prima opzione e l 'ex presidente mette subito le mani avanti: "Non vale". Non è un mistero che la sua

posizione è molto vicina a quella del Polo ed è venuto a via Belsiana, sede dei Cobac, a sostenere l'appello di Mario Segni per una rapida scelta presidenzialista. Ne discute insieme a Carlo Scognamiglio, Fabio Mussi, Giorgio Rebuffa, Domenico Nania, Giuseppe Calderisi, Francesco D'Onofrio, Gustavo Selva. Cossiga non fa niente per nascondere che non ha gradito il balletto sull'Albania. Forse gli brucia di essersi speso, insieme a Francesco De Martino - "due vecchietti", dice , per tentare di tirare fuori Polo e Ulivo dall'impasse in cui si erano ficcati e di non essere stato ascoltato. Così prima dice che l'intesa sulla giustizia è possibile a patto che nel comitato garanzie della Bicamerale qualcuno abbia il coraggio di pronunciare la parola magica: amnistia. A quel punto, scherza Cossiga passerebbe anche una riforma ispirata ai principi di Torquemada. Sembra una stilettata a Berlusconi e non è la sola. "Una parte del Parlamento continua ha paura di vincere e cerca di evitare non solo lo scontro, ma anche

il confronto". Un esempio? Questa idea di bipolarismo congelato lanciata sempre da Berlusconi. "Il Polo - prosegue - aveva una paura tremenda della crisi. Per evitarla avrebbe votato anche contro l'invio della missione". L'ex presidente non risparmia al Cavaliere un'altra frecciata: "Ha dormito tranquillo quando ha capito che la crisi non ci sarebbe stata". Poco dopo Fabio Mussi ripropone la propensione del Pds per un governo del premier e alla fine Cossiga smette di scherzare e ammette, "con rammarico" che per quanto riguarda la forma di governo si va verso questa soluzione. Ma il presidente avverte tutti i suoi interlocutori dei rischi a cui vanno incontro in caso di fallimento. Il ragionamento di Cossiga è molto lineare: le riforme si possono fare solo se c'è in Parlamento una larga maggioranza, un accordo. Cossiga pensa che ci sia già un'intesa fra Berlusconi e D'Alema, che questo abbia bisogno della copertura del Polo per farla passare. Ma l'ex presidente vede un buco nero, una crisi terribile se il Pa

rlamento non trova 1' accordo sulle riforme, che, ricorda, devono essere sottoposte a referendum confermativo. E a questo punto Cossiga fa una previsione: sono sicuro, dice, che siete pronti a bloccare tutto se non c'è questa larga maggioranza perchè altrimenti, rischiereste tutto nel referendum. Rischiereste voi, ma anche un'intera classe dirigente che sarebbe spazzata via il giorno dopo il no del paese e le istituzioni che si avviterebbero in una crisi gravissima. "Ma come avete fatto ad accettare questa idea del referendum?", chiede Cossiga a Mussi. "Perchè abbiamo voluto legare le sorti di tutti", risponde il capogruppo della Sinistra democratica. L'ex presidente, che trova "non disdicevole" un Pds che tenta di tenere insieme riforme, maggioranza e governo suggerisce a Mussi una soluzione per uscire da quella che lo stesso capogruppo della Sd chiama situazione "acrobatica": offrite al Polo un presidente eletto direttamente ma senza poteri, e avrete il vostro "premier sussurrato".

 
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