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Segreteria Rinascimento - 16 aprile 1997
Da "IL CORRIERE DELL ASERA" del 16 aprile 1997, pagg. 1 e2

QUELLE TOGHE OLTRANZISTE

di Piero Ostellino

Se l'estremismo (sociale) e la malattia senile del neocomunismo di Rifondazione, il massimalismo, (giudiziario) rischia di diventare la malattia infantile della magistratura italiana. L'oltranzismo non si addice alle toghe. Dire come fa Tiziana Parenti con eccessivo rigore disciplinare che quella organizzata dall'Associazione nazionale magistrati, il 18 e 19 aprile prossimi, per protestare contro le proposte della Bicamerale di riforma del sistema giudiziario, è un "adunata sediziosa contro il Parlamento" è francamente fuorviante perchè eccessivo. Ma anche farla passare come una semplice manifestazione di libertà del pensiero, come fanno Giancarlo Caselli e altri o un "convegno scientifico", come sostiene l'Anm, è, altrettanto francamente, mistificante perchè riduttivo. Per il mestiere che fa, il procuratore della Repubblica di Palermo dovrebbe sapere che lo stesso comportamento cambia natura se a tenerlo è una sola persona, più persone in luoghi e tempi diversi, ovvero sono molte persone nello stesso luog

o e nello stesso momento. Ad esempio, se ad assaltare la Bastiglia fossero state un paio di persone si sarebbe parlato di reato: poichè sono state molte persone si è parlato di rivoluzione. Nessuno, ovviamente, intende attribuire all'Associazione magistrati intenzioni rivoluzionarie. Ma è un fatto che definire la presa della Bastiglia "una manifestazione scientifica" sul sistema carcerario del vecchio regime sarebbe un ben singolare sofisma. Un altro esempio dalle cronache di questi ultimi giorni, può servire a chiarire ulteriormente il nostro pensiero. Accusare, come è stato fatto, la Confindustria, un'associazione privata di categoria, di snaturare il proprio ruolo per aver organizzato una assemblea dei propri soci contro la politica economica del re governo e assolvere, come si tende a fare, i magistrati, un corpo dello Stato, per aver organizzato la manifestazione contro le proposte della Bicamerale di riforma del sistema giudiziario, è un esercizio di equilibrismo doppiopesistico. Quindi, da parte dell'

Associazione magistrati, si riconosca che l'iniziativa del 18 e 19 aprile prossimi ha, quanto meno, un carattere di eccezionalità. Che si tratti di un fatto, diciamo noi, di inquietante novità ci sembra, del resto, confermato dall'andamento stesso delle iniziative della magistratura in questi ultimi cinque il anni. Per comodità di analisi le dividiamo in tre fasi. Prima fase, dal 1992 alle elezioni politiche del 1994. In questo periodo, la magistratura non sembra guardare in faccia a nessuno e procede sulla sua strada contro la corruzione fra il generale consenso e la più forte legittimazione da parte dell'intero Paese. E, questo, il periodo più felice di Mani pulite. La domanda di pulizia, l'identificazione della magistratura inquirente con la parte "pulita" dell'Italia inducono molti a chiudere persino un occhio, se non tutti e due, di fronte a certi eccessi della carcerazione preventiva come strumento di indagine. La sete di giustizia sconfina, non di rado. nel giustizialismo, ma nessuno ci bada. Un inter

a classe politica viene liquidata "per via giudiziaria". La magistratura assolve, suo malgrado, a una funzione politica fra la soddisfazione pubblica. Seconda fase, dalle elezioni politiche del 1994 grosso modo alla costituzione della Bicamerale. La sensazione è che la magistratura dedichi una particolarissima attenzione a certi indagati e ne riservi assai meno ad altri. Berlusconi, sceso in politica è diventato presidente del Consiglio, è l'imputato per antonomasia. Così, non si riesce più a capire dove finisca la Giustizia e incominci il giustizialismo; la confusione raggiunge il culmine con la consegna dell'avviso di garanzia al capo del governo nel bel mezzo del convegno internazionale di Napoli sulla criminalità Mentre il cammino verso il processo procede lentamente per alcuni inquisiti dichiaratamente vicini all'opposizione di sinistra, per altri (Craxi, Cusani o vicini alla destra), le sentenze passano assai più rapidamente in giudicato. La magistratura non gode più del consenso generale. Si parla, fo

rse a torto più che a ragione, ma sempre più ampiamente, di "ruolo politico" dei magistrati inquirenti. Gli italiani, purtroppo non sempre per ragioni confessabili, scoprono il garantismo. Terza fase, dalla costituzione della Bicamerale a oggi. Di fronte alla prospettiva di una riforma del sistema giudiziario emerge una netta contrapposizione fra magistratura inquirente e mondo politico. La magistratura inquirente, intravedendo nell'intesa fra Ulivo (vincitore delle elezioni del 21 aprile 1996) e Polo una congiura del mondo politico a danno della propria indipendenza, si barrica nella difesa delle proprie prerogative, opponendosi oltranzisticamente a ogni modifica del sistema e finendo con appiattirsi sulle frange dell'estremismo politico e della cultura giacobinogiustizialista. Si fa strada, al suo interno, una sorta di massimalismo giudiziario che conduce molti pubblici ministeri a considerare se stessi come gli unici garanti della pubblica moralità e a interpretare anche le proposte più limpidamente garan

tiste come un cedimento alla criminalità. Il mondo politico, interpretando tale opposizione non solo come una difesa corporativa, ma anche come una sorta di minaccia permanente nei propri confronti, tende a recuperare l'iniziativa politica perduta nella tempesta di Tangentopoli. Si rischia, cosi, con la radicalizzazione dello scontro fra i poteri dello Stato, la crisi della Giustizia e l'imbarbarimento del clima politico e civile. E' chiedere troppo che a governare la giustizia siano solo le buone leggi e che a parlare per la magistratura siano solo le sentenze?

 
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