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Segreteria Rinascimento - 17 aprile 1997
Da "L'Opinione" del 17 aprile 1997 - pag. 1

PANNELLA CHIAMA A RACCOLTA IMPRESE E DISOCCUPATI

Vittorio Macioce

Marco Pannella è uno di quei personaggi che non si lascia abbattere dalle delusioni. "Rinnovare la sfida" per lui è qualcosa di più di una semplice parola d'ordine. E', in qualche modo, il senso della sua vita politica. Così, ci riprova: anche oggi, all'Hotel Ergife di Roma, in una "quattro giorni" di assemblea nazionale referendaria e liberale. L'idea di fondo è creare un blocco sociale intorno ai Riformatori che metta insieme imprenditori, artigiani, commercianti, disoccupati, lavoratori non garantiti. Obiettivo, come ricorda lo stesso leader radicale, "aprire un fronte liberale, liberista e libertario sul mercato del lavoro, sul fisco, sulla previdenza, sul sindacato, sulla giustizia, sulle riforme istituzionali e contro la partitocrazia ancora imperante, ancora forte, ancora organizzata in un regime compatto". E la battaglia sarà ancora condotta a colpi di referendum, con un primo passo già definito: l'abolizione della legge sul finanziamento pubblico ai partiti, cancellato dal 90% dei cittadini nel '93

e reintrodotto nel dicembre scorso dal 90% dei parlamentari. "Un imbroglio, una truffa, un tradimento nei confronti degli elettori", precisa Pannella. Ma i Riformatori, per andare avanti, hanno bisogno di soldi. La guerra contro la partitocrazia costa. Serve un aiuto. "Abbiamo calcolato spiega Rita Bernardini che per pubblicizzare la raccolta firme, su giornali e televisioni, servono quasi venti miliardi. Noi ne chiediamo tre, almeno per partire. Purtroppo il movimento non ce la fa ad andare avanti da solo". Dove trovarli? "Più che complimenti e belle parole dagli industriali non è arrivato nulla", si lamenta Benedetto Della Vedova. Eppure i contatti ci sono, con i singoli e con le associazioni. Da tempo rivela ancora la Bernardini abbiamo un filo diretto con Confcommercio Confagricoltura e Confindustria. Da mesi chiediamo un sostegno. L'interesse nelle varie sedi provinciali è forte, ma poi al momento di stabilire un percorso ed una rotta comune ci rispondono: noi siamo d'accordo, ma deve decidere il ce

ntro. E lì, ai vertici, fanno sapere: abbiamo lasciato libertà di scelta ai singoli associati. Insomma, è il cane che si morde la coda. La verità è che gli imprenditori si lamentano spesso, ma poi al momento decisivo non sono in grado di dare la spinta decisiva. Mancano di coraggio politico. E tutto ciò è disarmante".

Di fatto, i pannelliani (con l'azione autonoma e parallela di Mario Segni e Diego Masi) stanno cercando di trasformare in fatti concreti alcune delle richieste che arrivano dal mondo delle imprese, come una maggiore flessibilità sul mercato del lavoro, anche per rendere meno disperato l'orizzonte di chi è in cerca di una prima occupazione. E allora si parla di rompere il monopolio pubblico sugli uffici di collocamento, di eliminare tutti i vincoli che ancora bloccano il decollo dei contratti atipici (interinale, parttime, stagionale), di abolire l'articolo 18 della legislazione sul lavoro: il licenziamento per giusta causa. C'è bisogno di più mobilità chiarisce Rita Bernardini E poi bisogna uscire dalla logica del posto fisso statale. E' vero che in Italia è difficile licenziare, ma se per disgrazia una persona perde il lavoro è tagliata fuori per sempre. Chi sta dentro il sistema è tutelato, chi non ne fa parte è perduto". Nel frattempo, c'è preoccupazione per i referendum sopravvissuti al rasoio della

Consulta. Martedì, l'ultima provocazione: la commissione agricoltura della Camera ha approvato un provvedimento sui fondi agricoli che, nei prossimi giorni, potrebbe far cancellare il quesito anticacciatori. Ma a rischio sono un po' tutti. La strategia del Parlamento è chiara: abrogare le norme oggetto di referendum, per poi reintrodurle con nuovi articoli. Finora, spiegano i Riformatori, l'unico su cui i partiti non sono riusciti a mettersi d'accordo è quello sulla Golden Share. Forse si salverà.

 
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