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Segreteria Rinascimento - 20 aprile 1997
Da "Il Sole 24 Ore" del 20 aprile 1997

DURE CRITICHE A UN CONVEGNO SULLO STATO SOCIALE

LE PENSIONI D'ANZIANITA' ANOMALIA CHE GRAVA SUL PIL

Di Luca Paolazzi

PERUGIA Inique, costose, ingiuste, l'anomalia che innalza il peso delle pensioni sul Pil da eliminare. Nel dibattito sulla riforma del Welfare state all'italiana le pensioni d'anzianità sono sotto un fitto tiro incrociato. Da esponenti del Governo e dell'opposizione, da economisti vicini al sindacato e rappresentanti della Confindustria. Ma al momento di toccarle tornano paure e timori. E' accaduto anche ieri, al convegno su Lo stato sociale in Italia: quadrare il cerchio, organizzato da Ceis Tor Vergata e da Q8ltalia. "Diminuirle non fa cassa sostiene Laura Pennacchi sottosegretario al Tesoro e ribattezzata "signorina Tietmeyer" per il suo convinto rigorismo e bloccarle rischia di far esplodere la protesta sociale". "Sono un meccanismo di assistenza", le ha difese Gianni Billia, presidente dell'Inps, e sopperiscono ad altre carenze dello Stato sociale italiano Ma Innocenzo Cipolletta, direttore generale di Confindustria, ha affermato che dall'eliminazione delle pensioni d'anzianità si otterrebbero subi

to 5 mila miliardi. "Senza far fare sacrifici a nessuno, perché non si toglie, una lira a nessuno. Chi sarebbe andato in pensione continuerà a lavorare". All'opposto, una tassa di solidarietà a carico dei pensionati in essere sottrae reddito disponibile. Più in generale Cipolletta ha bollato di "giustificazionismo", volto a perpetuare l'attuale deficit previdenziale, la distinzione tra spese previdenziali e assistenziali nelle erogazioni pensionistiche dell'lnps. "L'essenza di un sistema obbligatorio a ripartizione ha spigato è la solidarietà che include integrazioni al minimo e pensioni sociali". Bisogna eliminare anche i prepensionamenti, ha concluso Cipolletta, mentre è opportuno usare, gli ammortizzatori sociali per incentivare la mobilità geografica dei lavoratori. In tutti gli interventi le pensioni di anzianità sono state prese a esempio di sbilanciamento finanziario ed equitativo dell'attuale sistema sociale italiano. Un sistema destinato a essere sotto fortissime pressioni perché per la prima volt

a nella storia dell'umanità i vecchi saranno più dei giovani. L'invecchiamento della popolazione e la riforma del Welfare state sono un problema europeo, ha ricordato Brian Stanley, amministratore delegato della Q8 Italia, e che preoccupa le imprese per i riflessi sui costi e le rigidità. I1 sistema italiano è sperequato perché, come ha rilevato Guido Rey, è un Robin Hood al contrario e perché, lo ha detto Chiara Saraceno, andava bene in una società che prevedeva il lavoro per tutta la vita e la famiglia per tutta la vita. Come riformarlo? Gli interventi sono resi più difficili dal fatto che anche nel Welfare il Paese è spaccato in due: ciò che va bene al Nord non va bene al Sud, ha affermato Enzo Mingione. E dall'inefficienza della pubblica amministrazione. Ma sul punto di arrivo c'è concordia: un sistema che crei più opportunità e riduca le rigidità e i garantismi. Anche se poi i nomi con cui chiamare la protezione sociale riformata cambiano. Luigi Paganetto parla di spostare una parte del rischio dallo S

tato all'individuo, Carlo Secchi ha coniato lo slogan "più Welfare con meno state"; "dal risarcimento del danno alla prevenzione" gli ha risposto Stefano Patriarca. Ma oltre al nominalismo c'è una divisione di sostanza sul livello di protezione fornita da parte dello Stato, perché' non c'è una regola aurea che indichi il livello ottimo ma è una scelta squisitamente politica, ha detto Gianni Geroldi. In concreto gli esperti hanno proposto l'introduzione del minimo vitale (ma chi lo gestisce, gli enti locali?) anche come base per costruire incentivi: e una maggiore formazione come parte del Welfare. Sono interventi di lungo respiro. Nel breve, si potrà estendere il sistema contributivo a tutti e alzare i contributi degli autonomi. Non si può pensare a grandi risparmi nell'immediato, ha detto Paolo Onofri, ma interventi vanno fatti subito per ridurre quegli alti lassi di interesse che ci costringono a un'elevata pressione fiscale. Ulteriori risorse potranno venire, ha suggerito Nicola Rossi, privatizzando e lib

eralizzando trasporti e altri servizi pubblici.

 
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