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Notizie lista Pannella
Partito Radicale Rinascimento - 20 aprile 1997
Intervento apparso su "LA NAZIONE" del 20 aprile 1997
FONDI STRUTTURALI EUROPEI: PRIVATIZZIAMOLI!

di Gianfranco DELL'ALBA parlamentare europeo, Lista Pannella Riformatori

La settimana scorsa il relatore generale del P.E. per il progetto di bilancio dell'Unione europea per il 1998, il democristiano tedesco Tillich, ha proposto ufficialmente quello che da tempo cova sotto la cenere, a Bonn e dintorni: per preparare i paesi de Centro e dell'est europeo a quell'allargamento dell'unione fortissimamente voluto dalla Germania, occorre un ulteriore esborso dalle casse comunitarie che si aggiunga al già esistente programma PHARE. Al contempo, la Germania non ha alcuna intenzione di tirare fuori risorse supplementari da immettere nel bilancio CEE, e occorre quindi reperire i soldi all'interno delle disponibilità esistenti.

Qual è allora la proposta Tillich? Semplice: togliere ai paesi che non utilizzano interamente i fondi strutturali europei le somme non impegnate e stornarli a profitto di un nuovo strumento finanziario destinato ai paesi dell'Est.

Un paese che non utilizza i fondi strutturali, istituiti alla fin degli anni '80 su pressione dei paesi del Sud dell'Europa per riequilibrare gli effetti del mercato unico a favore delle regioni in ritardo di sviluppo e dei settori produttivi in declino, dimostra di non averne bisogno, secondo una logica che da un certo punto di vista non fa una grinza. Dunque, non dovrebbe essere un problema operare per destinare tali risorse a chi effettivamente ne ha più bisogno.

E questo naturalmente non varrebbe solo per i fondi attualmente stanziati per il quinquennio 199499 e che un paese come il nostro, le nostre Regioni, non riescono a spendere, ma riverserebbe a titolo definitivo nell'assegnazione delle risorse per il quinquennio successivo.

Ora, l'Italia è l'unico paese che strutturalmente non riesce a spendere una parte sostanziale dei Fondi, ed è quindi al nostro paese che queste proposte sono innanzitutto dirette. Se a questo si aggiunge il fatto che per il nostro paese, terzo contributore netto delle casse europee, i fondi strutturali non rappresentano che un "ritorno" parziale di lire versate a Bruxelles, è chiaro che al danno si aggiungerebbe la beffa, per cui una rinnovata solidarietà, europea verrebbe ripartita non in base al peso economico di ciascuno, ma alla maggiore o minore capacità di aver adattato la propria amministrazione all'utilizzo efficace delle risorse disponibili.Ma purtroppo alla base di quest'attacco in piena regola vi è la cruda verità delle cifre: un tasso d'utilizzo bassissimo ( in una regione addirittura inferiore all'1% per il periodo 199496), procedure farraginose e complesse, inefficienza burocratica, eccessiva decentralizzazione senza aver posto gli amministratori locali nelle condizioni di saper gestire in mod

o ottimale le risorse, difficoltà di cofinanziamento sono alla base di questa Caporetto alla quale poco o punto può porre rimedio una "Cabina d Regia" non dotata di alcun strumento per poter indirizzare ed agevolare il compito delle Regioni. Ciampi ha promesso alla commissaria europea WulfMathies di riuscire ad arrivare ad un tasso di utilizzo del 38% entro la fine dell'anno, ma vi è da

dubitare che possa mantenere il suo impegno, visto che non mi pare che sia stato fatto granché in proposito.

Ma allora che fare? Io credo che i lacci e lacciuoli della nostra amministrazione , nazionale e regionale, sino oggi incompatibili strutturalmente alla buona gestione di tali risorse, al di la della buona volontà dei singoli, e che siamo fuori tempo massimo per ogni eventuale riforma all'interno del quadro esistente. Ma se ciò è vero, l'unica strada che mi sembra ancora percorribile è la "privatizzazione" della gestione dei Fondi strutturali. Tale soluzione già sperimentata con successo, su esplicito invito della Commissione europea in altri paesi come la Grecia appare di facile realizzazione: essa potrebbe essere decisa con decreto del governo motivato dall'urgenza incontestabile e attuato attraverso la selezione di agenzie ed aziende che operino con criteri privatistici, prevedendo un obbligo di risultato e sottoponendole a controlli adeguati.

Una decisione drastica e coraggiosa in questo senso, a partire da operatori economici e finanziari già attivi in questo settore e la creazione di consorzi ad hoc in grado di spezzare il circuito infernale di una inefficienza resa ineluttabile dai meccanismi decisionali e burocratici oggi vigenti, sia l'unica in grado di raddrizzare una 'situazione più che compromessa e contribuire a quell' "ingresso in Europa" che altrimenti si allontanerà sempre di più.

 
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