LEGGE ELETTORALE, LITE CONTINUA TRA VELTRONI E IL PDS
Nuove accuse e controaccuse. Il Polo attacca: scordatevi il doppio turno senza presidenzialismo. E il Ppi incalza: tra la Quercia e Rifondazione c'è già l'intesa.
Di C. Fu.
ROMA Si intensifica la polemica sulle riforme istituzionali e leggi elettorali conseguenti, con il risultato che il cammino della Bicamerale, già impervio, diventa difficilissimo. Ora la polemica si concentra dentro al Pds. Walter Veltroni, vicepresidente del Consiglio, sposa la proposta elettorale di Augusto Barbera che piace ai prodiani e al Ppi (visto che privilegia il turno unico) e si becca l'irrisione di Pietro Folena ("E' una opinione personale"), alla quale replica in modo brusco: "Ho letto una notizia d'agenzia di venerdì scorso scandisce Veltroni nella quale Folena definiva la proposta di Gianclaudio Bressa (vicinissimo a Prodi, n.d.r.) un importante contributo alla discussione. Avevo ritenuto che quella fosse la posizione del responsabile dei problemi dello Stato del Pds. Per lo meno fino a venerdì". Tradotto: non ho fatto altro che rilanciare la proposta del mio partito, che volete? Risposta che, tuttavia, provoca irritazione nello stato maggiore della Quercia. "Veltroni e Barbera non mi pare f
acciano parte della Bicamerale", taglia corto Cesare Salvi relatore in Bicamerale sulla forma di governo. "La legge elettorale sulla quale si schiera il Pds è quella approvata dal congresso. Se c'è stata una incomprensione, è bene che Veltroni e Folena si chiariscano tra di loro. Il congresso si è espresso un mese fa per un doppio turno con una limitata quota
proporzionale, come si può dubitare della posizione del partito? Forse che la esprime Bressa? Peraltro la cosa più singolare è che l'assise ha recepito una istanza fortemente voluta dagli ulivisti, dunque... Davvero, c'è qualcosa di incomprensibile". In realtà, dentro la Quercia lo scontro è tra chi preferisce un meccanismo che premia le coalizioni (appunto l'Ulivo) e chi un altro che privilegia i partiti. "Ma l'idea di Salvi, cioè prendere del semipresidenzialismo francese solo il doppio turno senza prevedere anche l'elezione diretta del capo dello Stato è assurda e inaccettabile. Senza contare che non può passare visto che non la vogliono il Polo, il Ppi, i Verdi eccetera", tuona Peppino Calderisi, testa d'uovo del centrodestra nella Commissione per le riforme. "E non parlo per me, esprimo anche la convinzione di Berlusconi incalza al quale ho mandato un appunto e mi ha risposto dicendo di condividere appieno questa impostazione". Già, ma come la mettiamo col fatto che il Pds preferisce l'elezione dire
tta del premier? "Allora non resta che ripiegare sulla proposta di Barbera", puntualizza Calderisi. "Che peraltro non è stata capita. L'incidenza delle formazioni minori, per esempio, non è così gravosa, e può essere corretta. Come pure, del caso, l'ampiezza dei poteri del Quirinale". "La verità si inserisce Renzo Lusetti, Ppi, è che Pds e Rifondazione sotto sotto l'intesa l'hanno già trovata. Bertinotti si presenta al primo turno ma non al secondo. Facendo così convergere i propri voti sulla Quercia e partecipando al recupero proporzionale. Da quel che so io, in questo modo si garantiscono 45 deputati a Montecitorio". I Popolari, al contrario, vogliono il turno unico, mentre Dini si esprime nettamente: "Noi di Rinnovamento siamo per il doppio turno perché il doppio turno è quello che garantisce meglio il bipolarismo". Provocando il risentimento di Cossutta: "Dini chiede l'eliminazione totale della proporzionale e si capisce perché: lui, con la proporzionale, non riuscirebbe mai a metter3 piede in Parlamen
to, né con l'attuale sbarramento del 4 per cento né con quello del 67 proposto dal Pds ".