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Notizie lista Pannella
Segreteria Rinascimento - 21 aprile 1997
Da "Il Corriere della Sera" del 21 aprile 1997 - pag. 2

CASO BORRELLI, FLICK AVVIA UN'INCHIESTA

Fuoco incrociato per le dichiarazioni del capo del pool di Milano. E il ministro annuncia l'ipotesi di un provvedimento disciplinare. La Paciotti (Anm): meglio una legge cattiva di una buona imposta da troppo autorevoli magistrati.

Di Giuliano Gallo

ROMA - "E Borrelli restò solo. "Come cittadina di uno Stato democratico debbo preferire una cattiva legge votata da un libero Parlamento a una buona legge imposta da troppo autorevoli magistrati", gli manda a dire con limpida e inequivocabile durezza Elena Paciotti, presidente dell'Associazione nazionale magistrati. Un tentativo di ricucire lo strappo provocato dalle dichiarazioni del procuratore di Milano, dopo la robusta ricucitura del rapporto con i politici, operata dall'Anm. "Non mancherò di esaminare, come del resto ho fatto finora, comportamenti e dichiarazioni che possano assumere rilevanza per i profili di mia competenza, e cioè per l'esercizio dei poteri e dei doveri che incombono sul guardasigilli", annuncia con altrettanta durezza il ministro di Grazia e giustizia Giovanni Maria Flick. Un pronunciamento che prelude ineluttabilmente all'apertura di un procedimento disciplinare nei confronti di Borrelli. "Dissentiamo fortemente dal clima di frontismo che le dichiarazioni rese nel corso dell'assembl

ea hanno incautamente innescato nel dibattito in corso sui problemi della giustizia", dice il segretario di Unità per la Costituzione, la corrente di centro della magistratura. Una presa di distanza diretta non solo nei confronti di Borrelli, ma anche di tutti gli "estremisti" dell'assemblea di sabato mattina: da Marcello Maddalena, procuratore aggiunto di Torino - che aveva infiammato la platea al grido di "non dobbiamo trattare" - a Piercamilllo Davigo, una delle colonne del pool Mani pulite, che aveva strappato applausi a scena aperta facendo appello all'orgoglio di "casta" dei colleghi: "Siamo servitori dello Stato, ma in uno Stato cosi sgangherato siamo ancora quanto di meglio c'è". L'esternazione del procuratore di Milano è stata come un grosso macigno gettato in uno stagno. Con l'aggravante che le acque dello stagno si erano appena placate, e che il macigno le ha di nuovo rese impraticabili. Elena Paciotti, una delle menti più "politiche" delle toghe italiane, lo aveva capito già sabato mattina. Quand

o le agenzie avevano diffuso il testo delle dichiarazioni che

Borrelli aveva appena fatto nel corridoio della Procura. E l'aveva detto subito, lì davanti ai suoi colleghi. Ma in toni sfumati. Adesso, invece, non c'è più modo di sfumare niente: "Senza nulla togliere al diritto di critica di proposte ritenute sbagliate dice dunque la Paciotti , ho ribadito questo concetto, che ripeto da tempo, anche all'affollatissima assemblea di sabato, che ha approvato all'unanimità le scelte sinora fatte dall'Associazione nazionale magistrati. Abbiamo confermato alcuni fermi dissensi, ma anche ampi consensi a riforme urgenti della giustizia. Sottolineo, in particolare, il con senso a un necessario riequilibrio dei rapporti fra accusa e difesa". Quanto a Giovanni Maria Flick, che ieri ha partecipato a una tavola rotonda organizzata dalla Lista Pannella, il suo preannuncio di fulmini non è stato nemmeno troppo inatteso. Ieri mattina a Grosseto si era limitato a stigmatizzare i toni che il dibattito sulla riforma della giustizia aveva assunto negli ultimi giorni: "Non è questo il me

todo di confrontarsi". Nel pomeriggio, davanti a una platea di militanti radicali, aveva precisato ancora meglio il concetto: "La libertà d'espressione, la manifestazione delle proprie opinioni e il diritto di critica, che spettano a tutti i cittadini, non possono mai assumere i caratteri dell'intimidazione e dell'interferenza, specialmente da parte di chi, a sua volta, sia titolare di responsabilità e prerogative istituzionali". Subito dopo il preannuncio dell'azione disciplinare, seguito da un ultimo ammonimento: "Questo non mi impedisce di rinnovare a tutti fin d'ora. e in particolare ai magistrati e agli avvocati, l'invito alla pacatezza dei toni e a evitare delegittimazioni di altri ordini e poteri, che o sono inutili o sono dannose e inammissibili". Alla tavola rotonda dei radicali partecipavano anche gli ex ministri della Giustizia Giovanni Conso e Giuseppe Caianiello, nonché l'ex presidente della Corte costituzionale Aido Corasaniti. "Se continua così non se ne esce ha detto Caianiello se i polit

ici continueranno ad arrendersi, francamente non so cosa succederà. Una azione disciplinare contro il procuratore Borrelli? Non sono più ministro, e ognuno ha i suoi giorni di pena...". Più o meno identiche le parole di Conso: "Se si contnua così, non so a quale conclusione si potrà arrivare. Bisogna lavorare senza scontri, senza toni arroganti perché sennò il pericolo è di non arrivare a nessuna conclusione, oppure a decisioni sbagliate".

 
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