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Segreteria Rinascimento - 21 aprile 1997
Da "L'Unità" del 21 aprile 1997 - pag. 1

Di Gonnelli Vasile

FLICK A GIUDICI ED AVVOCATI: BASTA SCONTRI ; FORSE AZIONE DISCIPLINARE PER BORRELLI.

Per il guardasigilli "la libertà d'espressione e il diritto di critica non possono assumere i caratteri dell'intimidazione e dell'interferenza". Anche Paciotti, presidente Anm, prende le distanze dal capo di Mani pulite.

Per il ministro Flick sono "inammissibili" le polemiche e i conflitti tra magistratura, avvocatura e politica e per questo ha rivolto a tutti un invito alla pacatezza dei toni. "La libertà d'espressione ha sottolineato il guardasigilli la manifestazione delle proprie opinioni e il diritto di critica, che spettano a tutti i cittadini, non, possono mai assumere i caratteri dell'intimidazione e dell'interferenza, specialmente da parte di chi, a sua volta, sia titolare di responsabilità e di prerogative istituzionali". E non è escluso che il ministro decida di aprire un provvedimento disciplinare contro il procuratore capo di Milano Borrelli. "Esaminerò comportamenti che possono assumere rilevanza per i profili di mia competenza", è stata la sua dichiarazione. Elena Paciotti, presidente dell'Associazione nazionale magistrati, prende le distanze dal capo del pool di Milano: "Meglio una cattiva legge votata da un libero Parlamento che una buona legge imposta da troppo autorevoli magistrati". Anche il ministro deg

li Esteri Dini ha ribadito che spetta al Parlamento, e non ai giudici, fare le leggi. L'intervento della presidente dell'Associazione nazionale magistrati non trova d'accordo il suo predecessore, Edmondo Bruti Liberati, ora sostituto procuratore generale a Milano che insiste: "Non è vero che protagonisti della protesta sono solo i pm, l'insoddisfazione riguarda tutta la magistratura". Lo scontro sui temi della giustizia non sembra destinato a sopirsi. Anche il presidente della Repubblica Scalfaro, in visita in Germania, da Weimar non si sottrae dal commentare quanto avvenuto tra magistratura e politica ed invita la Bicamerale a non lavorare in isolamento. Una discussione affannata e rovente, quella sulla giustizia. La Bicamerale deve o no occuparsi di questa materia? Bisogna intervenire solo con leggi ordinarie, sostiene chi si proclama difensore dell'autonomia della magistratura. Ma con simili affermazioni si dimentica (o si finge di dimenticare) che alcuni elementi di fondo non possono non riguardare la

Costituzione italiana, la quale andrà, comunque, modificata. Intanto, la discussione si allarga a macchia d'olio e dalla Bicamerale (se tanto ci da tanto, che accadrà quando arriveremo al punto della legge elettorale?) passa al coinvolgimento della magistratura, della quale una parte sembra sostenere esplicitamente i pm mentre l'altra appare segmentata al proprio interno, niente affatto compatta. A segnalare, se ce ne fosse bisogno, il grado di tensione raggiunto, ecco l'interrogativo delle ultime ore: ci sarà un'azione disciplinare contro il procuratore Borrelli per le parole che ha rivolto a Berlusconi? Risponde Giovanni Maria Flick, ministro di Grazia e Giustizia: "La libertà d'espressione, la manifestazione delle proprie opinioni e il diritto di critica, che spettano a tutti i cittadini, non possono mai assumere i caratteri dell'intimidazione e dell'interferenza, specialmente da parte di chi, a sua volta, sia titolare di responsabilità e prerogative istituzionali. In questo quadro non mancherò di esamina

re comportamenti e dichiarazioni che possano assumere esercizi dei poteri e dei doveri che incombono sul Guardasigilli". Significa: politici, magistrati, avvocati (perché con la Bicamerale se la prendono i giudici ma, da opposto versante, rispondono i penalisti i quali decidono oggi se attuare uno sciopero di protesta contro i componenti della Commissione che sarebbero appiatti sulle linee della magistratura): evitate le polemiche. Serve maggiore cautela e discrezione. "Io mi ritengo afferma ancora un ministro della Giustizia e non un ministro dei magistrati o degli avvocati". Insomma, il quadro tende a riproporre una immagine che molto è stata agitata negli anni di Tangentopoli: una sorta di ring sul quale si combatterebbero potere giudiziario e potere politico, giudici e parlamentari. Ieri, Berlusconi ha annunciato di non voler "parlare di giustizia" mentre Lamberto Dini ha difeso il ruolo della Bicamerale e del Parlamento. Non sta ai magistrati "interferire con il potere legislativo; spetta ai parlamen

tari legiferare e ai magistrati applicare le leggi" ha detto il ministro degli Esteri. Così la pensa anche la presidente dell'Anm, Elena Paciotti: "Come cittadina di uno Stato democratico debbo preferire una cattiva legge votata da un libero Parlamento ad una buona legge imposta da troppo autorevoli magistrati". Una chiara presa di distanze, insomma, da Borrelli. E ancora: "Senza nulla togliere al diritto di critica di proposte ritenute sbagliate, ho ribadito questo concetto anche all'affollatissima assemblea dei magistrati, che ha approvato le scelte fatte finora dall'Anm". Fausto Bertinotti, invece, nell'osservare che "aumentano i rischi di una degenerazione del dibattito sulla giustizia", propone che sia la Commissione stessa, dando "prova di responsabilità e di alto senso dello stato", a riconsegnare l'intera materia "alle sedi idonee del Parlamento". Secondo il segretario del Prc, "il paese potrebbe percepire il dibattito in corso come un conflitto tra magistratura e politica e c'è il rischio che la qu

estione giustizia appaia come una materia di scambio". Di scambio nella Bicamerale tra maggioranza e opposizione. In questo clima, le parole più significative vengono da due ex ministri della Giustizia, Giovanni Conso e Giuseppe Caianiello. Se, appunto, il clima resterà questo non si arriverà a alcuna conclusione in tema di giustizia. I politici non devono "arrendersi"; continuando di questo passo, "non se ne esce" (Caianiello). "Non so a quale conclusione si potrà arrivare" (Conso). Bisogna lavorare senza "toni arroganti", per evitare il classico buco nell'acqua oppure le decisioni sbagliate. Meglio mettersi intorno a un tavolo e discutere dei problemi in maniera "pacata e ordinata".

 
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