L'UE TRUCCA I CONTI PER SALVARE PRODI
MENTRE LA BONINO RILEVA MANOVRE SOTTOBANCO CONTRO L'ITALIA
Il rapporto deficitPil italiano è maggiore del 3,2% annunciato
di Federico Fubini
BRUXELLES - "Le uniche statistiche in cui credo sono quelle che ho manipolato io stesso", usava dire Wiston Churchill. Probabile dunque che Yves Thibault De Silguy, il commissario francese per gli Affari monetari, crederà fermamente nelle "previsioni di primavera" assortite di "raccomandazioni di politica economica" per il '97 che presenterà domani a Bruxelles a nome della Commissione.
Per l'Italia il documento dovrebbe indicare un deficit al 3,2 per cento del Pil, appena sopra (di circa 4mila miliardi) a quel 3 per cento fissato come "valore di riferimento" da raggiungere nel '97 per l'accesso alla moneta unica. E la cifra sarà assortita da un testo in cui la credibilità dello sforzo di bilancio viene messa in questione. La riunione dei capi di gabinetto dei commissari, ieri, non ha gran che ammorbidito la formulazione del documento. Per Francia e Germania invece tutto bene, almeno sulla carta. E sarà difficile capire quale di queste statistiche è più lontana da una realtà per tutti, a ben vedere, molto meno tranquillizzante. L'attuale "battaglia di Bruxelles" assomiglia così sempre di più a un tentativo sgangherato di salvare un progetto (e i governi che lo perseguono) sul quale i conti non tornano. A nessuno.
Per l'Italia, il fuoco di sbarramento ha finito paradossalmente per alimentare il malinteso in senso opposto. Ovvero che, senza il pregiudizio negativo che il francese De Silguy ha fatto proprio in seguito alle pressioni di Bonn su Parigi, l'Italia sarebbe "in salvo" grazie alla manovrina. Certo, come osserva un economista della Commissione, le "previsioni che pubblicheremo domani sono una cosa, la realtà è un'altra".
Ma, appunto, è semmai peggiore. Questa stessa fonte ammette infatti che più verosimili sono piuttosto le proiezioni del Fondo monetario internazionale (Fmi), il quale "vede" il nostro deficit al 3,3 per cento (così come quello di Francia e Germania); ancora più pessimisti sono poi gli analisti privati francesi sondati da le Monde, per i quali l'Italia si muoverà fra il 4 e il 4,5 per cento.
"Per il nostro paese c'è un problema di debolezza della crescita", osserva un alto funzionario italiano della Commissione. E meno crescita significa entrate fiscali più scarse, oltre che la diminuzione del denominatore (cioè la ricchezza prodotta) dell'ormai mitico rapporto deficitPil indicato a Maastricht. Eppure, riconosce questo funzionario, "le cifre non sono il nocciolo del problema; il nocciolo è il futuro. Nel medio termine noi stiamo peggio degli altri" a causa proprio della provvisorietà dellemisure di risanamento prese dal governo.
Il commissario europeo Emma Bonino, mentre a Bruxelles ieri fino a tardi era in corso quella che lei stessa ha definito una "battaglia" sulle previsioni in preparazione, ha tuttavia attaccato apertamente De Silguy. "Mi sembra che il documento sia squilibrato, i conti non tornano e la direzione Affari monetari ce li deve spiegare. Non sono così cieca da non vedere che la Francia va alle elezioni per approvare una manovra suppletiva, a da non comprendere il senso della ricandidatura del cancelliere Kohl. Se il collega De Silguy - ha aggiunto la Bonino - ci darà i documenti , voglio vedere le motivazioni". Interrogato dal Giornale, per l'ennesima volta il commissario francese si è però rifugiato nei tecnicismi: "Non le faccio vedere il documento? Questo è il metodo dei servizi della Commissione, si tratta di un lavoro da tecnici", si è limitato a dire.
Ma se le cose all'Italia potevano andare anche peggio, perché allora la Bonino ha attaccato? Perché, sintetizza una voce vicina al commissario italiano, "per gli altri governi è stato fatto un atto di fede, per quello italiano no".
Insomma, la Commissione prende a priori per buono l'impegno di Parigi e Bonn a rientrare nei termini esatti di Maastricht entro il '97, anche contro l'evidenza delle cifre. E intento usa il bastone e la carota con Roma, implicitamente candidata da De Silguy all'esclusione dall'Euro nel '99 ma con deficit che comunque non sconfessa (per ora) gli sforzi del governo.