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Partito Radicale Rinascimento - 22 aprile 1997
Da "Il Foglio Quotidiano" del 22 aprile 1997 - pag. 3
IL VERO LEADER DELLA TRIBU' DEI PROPORZIONALISTI E' COSSUTTA

Roma. Squadra che vince non si cambia, perciò la formazione dei proporzionalisti e la stessa del match d'andata contro la legge Rebuffa, quando (non troppo a sorpresa) sgominò il gioco a tenaglia dei bipolaristi. Un episodio cruciale che ha legittimato il ruolo di Armando Cossutta. Vero leader di un partito trasversale composto da Rifondazione, Lega Nord, Ccd, Verdi, Socialisti, segmenti popolari e diniani, è lui a tirare le fila di un'alleanza composita quanto efficace che quotidianamente studia le mosse dell'avversario e si attrezza al prossimo attacco, consapevole di poter contare anche sulla benevola sponda di due aree interne ai grossi partiti: l'anima dorotea di Alleanza nazionale, l'irrequieta sinistra del Pds che più si accentua l'affanno di Massimo D'Alema più diventa attiva. E mentre i vertici dei due schieramenti dialogano per approdare in Commissione bicamerale a un'intesa comprensiva di nuove regole elettorali, parallelamente fioriscono incontri, progetti, mosse degli strateghi nemici, spesso co

nsumati clandestinamente alla buvette per i colloqui individuali, nelle stanze di Rc o del Ccd per le sedute plenarie. Su tutti domina la figura di Cossutta, quadro politico di grande professionalità e lunga esperienza, sempre più a suo agio nel ruolo di direttore d'orchestra del variegato esercito. "Vedrete che finiremo per avere il Cossuttellum, la quota proporzionale è semmai destinata ad aumentare: sì, è vero, ho avuto un colloquio con Tatarella", così affermava qualche tempo fa per rendere visibile all'intero emiciclo la bandiera della difesa dell'identità partitica minacciata dai filomaggioritari. Oggi non ne ha più bisogno: "Stia attento Prodi dice a mo' di tamburo di guerra, per avere dalla sua non solo il Parlamento ma anche il governo lo vogliono chiudere nella morsa di un esecutivo di minoranza, sono già pronti a mettere in pista Carlo Azeglio Ciampi". Così la tribù proporzionalista è rinfrancata dal suo grande padre, ed Ersilia Salvato manda a dire al l'Ulivo: "Sulle riforme non ci sottrarremo

al confronto sulla governabilità, ma loro non possono eluderlo sulla rappresentanza. Perciò non capisco l'insistenza. Il quadro politico è già fragile, una legge elettorale punitiva è destinata a peggiorarlo. Anche nel Pds la sinistra è sensibile alle nostre ragioni, ed è ovvio che in Parlamento molte forze hanno il legittimo interesse a non farsi cancellare". Forze che il coordinatore del Si, Enrico Boselli, non ha difficolta a elencare: "Oltre a Cossutta, nel Ccd la questione è seguita personalmente da Mastella, fra i Verdi è con noi la componente che vuole differenziarsi maggiormente dal Pds, la Lega Nord è compatta, Rinnovamento e Popolari sappiamo bene come la pensano, ma il fastidio serpeggia anche all'interno dei tre partiti maggiori". Diverse sono le ragioni del no alla modifica della legge elettorale, si va dai "giochini di RomaPolo e RomaUlivo" denunciati da Umberto Bossi a dubbi più sofisticati come quelli di Ernesto Stajano: "Non condivido l'aspetto punitivo di una nuova normativa elettorale, nè

riforme di questa portata possono giustificarsi con la necessità di tagliare le ali". Per il vicesegretario dei popolari, Dario Franceschini: "Il Ppi non può certo essere annoverato fra coloro che vogliono tornare indietro, è il paese che ha già scelto il bipolarismo. Ben diverso sarebbe però il bipartitismo, che obbligherebbe alla fusione di culture e storie politiche fra loro lontane, nessuno di noi pensa di morire socialdemocratico. Perciò sulla quota proporzionale occorre grande cautela, ad esempio nella coalizione di centrosinistra è proprio a quella quota che è affidata la visibilità del centro, cioè quello per cui ci battiamo". Un insieme di argomenti che non convince Marcello Pera di Forza Italia: "Silvio Berlusconi e Massimo D'Alema devono stare attenti agli amici, che spesso si introducono in casa per occupare il salotto. La verità è che, con più o meno nobili argomenti, siamo alla riproposizione dell'eterno diritto di veto, logoro attrezzo della politica italiana riproposto in entrambi gli schier

amenti dalle famiglie che sono in difficoltà quando non in via di estinzione. E' evidente che provano a riorganizzarsi, altrettanto evidente che vanno arginate".

 
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