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Partito Radicale Rinascimento - 22 aprile 1997
Dal "Corriere della Sera" del 22 aprile 1997 - pag. 3

SCALFARO: AFFRONTIAMO SUBITO LE PENSIONI

Il presidente a Berlino scavalca Prodi e lancia un messaggio sulla revisione dello stato sociale con tempi e modi per entrare in Europa.

"Va tutelato chi smetterà di lavorare in futuro". Ma Rifondazione bacchetta il Quirinale

BERLINO In sintonia e sincronia col governo. Per farsene garante e accreditarne la serietà degli sforzi anche qui, nella diffidente e ciliosa Germania. E pero stavolta in qualche modo anche precedendolo, a costo di rubargli la scena, pur di impegnarlo a quello scatto di coraggio senza il quale siamo condannati alla serie B dell'Europa. Scalfaro cerca di aiutare Prodi nella sua marcia verso Maastricht, mettendo subito davanti a lui (e alla sua indisciplinata maggioranza) l'ostacolo delle riforme dello stato sociale, le pensioni, "da affrontare fin da oggi". Però ottiene il risultato di rimettere in fibrillazione la politica, e non solo i fondamentalisti del welfare come Bertinotti, ma pure molti altri, che giudicano la sortita quirinalizia come un'indiretta certificazione del commissariamento del premier. Il fatto poi che il presidente abbia infranto addirittura l'italianissimo tabù delle pensioni, sul quale Palazzo Chigi non si è ancora sbilanciato granchè, appare come un'iniziativa più politica che istituz

ionale. Tutto è nato dal colloquio che Scalfaro ha avuto ieri mattina col suo omologo Herzog, nel secondo giorno di missione tedesca. I due si parlano a lungo chiusi nel settecentesco palazzo di Bellevue, a Berlino. Tema del colloquio: l'ormai vicina unione monetaria, per aderire ai cui parametri gli stessi tedeschi dovranno soffrire, come annuncia Herzog, ritoccando, per esempio, sanità e pensioni. E voi italiani ce la farete?, è la domanda neanche tanto sottintesa. E' a questo punto che Scalfaro decide di sbilanciarsi, con la logica di chi sente di adempiere a una sorta di dovere d'ufficio. Saremo pronti, s'impegna, appena avremo concluso quel percorso di revisioni a tutto campo che abbiamo imboccato. Gli racconta itinerario e tappe infervorandosi in spiegazioni e programmi di buona volontà. Poi, succede quel che non s'era mai visto: che il nostro capo dello Stato utilizza il pubblico indirizzo di saluto alla Germania come occasione per lanciare il suo messaggio a Roma, con Herzog nel ruolo dell'involontar

ia spalla. "Abbiamo parlato delle riforme in atto nei nostri Paesi", esordisce il tedesco, svelando come "l'amico Scalfaro" gli abbia illustrato i lavori in corso in Italia e focalizzato "soprattutto il rinnovamento istituzionale dello Stato e dei suoi organi. Sembra quasi una provvidenziale imbeccata. Fatto sta che il presidente la raccoglie, per svelare che no, non di sola ingegneria costituzionale si nutre il dibattito italiano. Stiamo per prendere di petto il welfare state, a partire dalle pensioni. "C'è la necessità di riforme strutturali, in grado di impedire che in anni futuri ci sia una serie di difficoltà per chi smetterà di lavorare e andrà in pensione. "Certo aggiunge con l'aria di tranquillizzare Bertinotti e i sindacati , riforme che debbono tutelare le categorie più deboli e non creare problemi a chi ha diritti acquisiti validi e motivati". Un'impresa che va "affrontata oggi stesso, e sistematicamente". Il messaggio è lanciato. Con tanto di indicazioni su tempi e metodi, come già altre volte è

avvenuto dal Colle (e basterebbe pensare alla recente campagna sulla disoccupazione). Si arriva al pomeriggio, quando da Roma piovono i fax delle reazioni, comprese quelle di chi chiede la cacciata di Prodi ormai "sotto tutela". La tesi di questi critici è sempre la medesima: quando il governo si indebolisce, Scalfaro alza la voce e fa 1 (2, 3) passi in avanti. Per cui il presidente in serata lancia un messaggiobis, quasi subliminale, riutilizzando con gli emigrati italiani la vecchia metafora su ottimismo e pessimismo: "Ottimismo non significa sognare cose che non ci sono, ma vedere con crudezza la realtà, mantenendo la voglia di darsi da fare. Tutti gli altri, i tanti pessimisti che ho conosciuto, si ritiravano da ogni impegno, salvo dedicarsi a se stessi. Ho fiducia nella volontà del popolo tedesco e dei suoi capi. L'Europa è una grande strada, lungo la quale camminiamo in molti".

Marzio Breda

 
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