I PM E I NUOVI CENSORIDi Mauro Mellini
Se Flick oserà chiedere l'apertura di un procedimento disciplinare nei confronti di Borrelli,
dovremo dire che veramente il Partito dei Magistrati è deciso a stroncare ogni indisciplina
Al suo interno, sfoderando la virtù del console romano che mandava a morte il figlio che
aveva attaccato animosamente il nemico contravvenendo agli ordini. Perchè, da una parte,
è certo che mai Flick oserebbe toccare Borrelli, se non per imperioso mandato del Partito dei Magistrati. Dall'altra è certo che Borrelli, con la sua intemperanza verbale, ha rimesso in discussione una partita vinta da quel partito che aveva oramai ottenuto l'andata a Canossa di D'Alema ed un mezzo inciucio da parte di Forza Italia con il "rinvio" dalla Bicamerale all'ordinario lavoro del Parlamento di ogni questione sulla Giustizia. Proprio come PdM, Flick e Scalfaro avevano subito sostenuto.
Rimesso in discussione il risultato ottenuto, non è detto che cambierà, come non è detto
affatto che i rimbrotti contro Borrelli vadano oltre il momentaneo disappunto per l'occasione offerta a Berlusconi e persino a D'Alema con i suoi garantisti dell'ultima ora, per un sussulto d'insofferenza. Resta il fatto che tra la Khomeinista e l'ala filocomunista Pds del Partito dei Magistrati la tensione è forte. E che sempre più l'oltranzismo dei magistrati si atteggia nei confronti dell'Ulivo e del suo governo in modo analogo a quello di Bertinotti, tra ricatti, rimbrotti, penultimatum e voti di fiducia. Potremmo parlare di "Rifondazione Giustizialista", che, malgrado tutto, finisce per condizionare magistrati meno oltranzisti, magistrati moderati, Ulivo, Ministro, etc..
Il fatto che un magistrato si impegni in una polemica politica con il Capo dell'opposizione è di per sé allarmante. Che usi ai fini di questa polemica il richiamo alla sua posizione di accusatore e quella di imputato del suo antagonista politico, è fatto gravissimo. Ma è grave il fatto in sè che la Magistratura Associata si sia schierata in polemica politica con un organismo parlamentare. E' inutile che Borrelli o altri magistrati invochino il diritto di ogni cittadino di fare politica. In nessun paese democrazia e partito militare sono riusciti a convivere. Lo stesso si deve dire per un ancor più grottesco e pericoloso Partito dei Magistrati. Ma Borrelli era stato assai male abituato da quelli stessi che oggi osano redarguirlo. Flick aveva fatto macchina indietro ogni volta che il Procuratore di Milano ed i suoi paladini alzavano un sopracciglio. Borrelli, in passato aveva fatto ben altro. Aveva mandato in televisione Di Pietro a lanciare l'ultimatum contro il decreto Biondi. Ma, addirittura aveva annunziat
o sul Corriere della Sera che il Pool "non andava al Governo', ma in caso di "cataclisma" avrebbe potuto accettare l'incarico. E quel cataclisma aveva fatto di tutto perchè poi scoppiasse, con le ben note modalità dell'avviso di garanzia a Berlusconi. La battutaccia dell'altro giorno è, dunque, una bazzecola rispetto a quanto Borrelli era abituato a dire ed a fare. E' un'attenuante o un'aggravante? Certo non è un motivo per confidare troppo nei suoi attuali, nuovissimi censori. Ed è un ottimo motivo per stare attenti a quel Partito dei Magistrati che oggi, "scaricando" apparentemente Borrelli, porta a casa una sostanziale vittoria contro le velleità della classe politica di toccarne i privilegi.