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Segreteria Rinascimento - 23 aprile 1997
Da "IL MESSAGGERO" del 23 aprile 1997, pag.3

ULTIMO SCONTRO A BRUXELLES PER EVITARE LA BOCCIATURA

Pressing italiano sulla Ue che accetta solo gli sforamenti di Bonn e Parigi

di Romano Dapas

BRUXELLES "I1 clima si è talmente deteriorato da rendere assai difficile la messa a punto di documenti obiettivi" scriveva, ieri mattina, l'"Agence Europe" un bollettino specializzato che riflette gli umori dei vertici comunitari. E che le cose stiano così lo ha confermato un alto funzionario della Direzione affari economici e monetari della Ue: "Le pressioni che stiamo subendo in queste ore ci costringono a cambiare di continuo le cifre". Morale, le pagelle e le previsioni economiche che la Commissione europea renderà note stamane hanno un valore molto relativo. Verosimilmente, l'Italia otterrà un trattamento migliore di quello, ingiusto e punitivo, che le era stato riservato pochi giorni fa e che aveva scatenato il finimondo. Gli interventi personali di Romano Prodi e di Carlo Azeglio Ciampi e i "forcing" degli eurocommissari Emma Bonino e Mario Monti, potrebbero indurre il presidente Jacques Santer e Yves Thibault de Silguy ad addolcire la pillola della bocciatura con un riconoscimento politico degli inn

egabili passi avanti compiuti dall'Italia sulla strada di Maastricht. Non è granchè: accreditata per il '97 di un disavanzo statale pari al 3,2 per cento del Pil, l'Italia resta di fatto esclusa, assieme alla Grecia, dal gruppo di paesi che hanno buone "chances" di partecipare alla moneta unica Fin dal '99. Lo scenario della giornata odierna prevede che, dopo il dibattito in Commissione, De Silguy illustri i documenti economici prima agli eurodeputati e più tardi alla stampa. Col coriaceo responsabile delle politica monetaria dell'Unione ha avuto, ieri, un lungo colloquio Emma Bonino. De Silguy era adirato per le critiche che la Bonino gli aveva mosso durante il "weekend". Da parte sua, l'esponente radicale ha ribadito le riserve e le perplessità italiane riguardo al metodo seguito nella stesura dei documenti previsionali. Forte dell'assicurazione che Prodi le aveva fornito telefonicamente, secondo cui la manovrabis sarà sufficiente a centrare quest'anno l'obiettivo del 3 per cento, la Bonino ha insistito su

lle buone ragioni dell'Italia per esigere parità di trattamento con gli altri partner. Com'è noto, in contrasto col Fmi, l'Ocse e i sei maggiori istituti di studi congiunturali tedeschi, la Commissione giudica che sia la Germania che la Francia sono in linea col parametro di Maastricht sul deficit, mentre non lo è l'Italia a causa del carattere temporaneo di alcune misure contenute nella "manovrina di primavera" e l'assenza di un serio impegno politico ad avviare in tempi brevi le riforme strutturali. Nella tarda serata, c'è stato un ultimo incontro chiarificatore ai vertici del "collegio". Stavolta a quattro, fra Jacques Santer e De Silguy da una parte, Bonino e il prof. Monti all'altra. La "battaglia" sui destini dell'Italia nella futura Unione monetaria è indicativa della grande incertezza che caratterizza l'intero dibattito europeo. Per Fons Verplaeste, govematore della Banca centrale belga, un rinvio dell'euro sarebbe una catastrofe perchè significa riparlarne fra 10 o 20 anni. Quanto ai partner esclus

i dal gruppo di testa, "dovranno aspettare dai 5 ai 10 anni". Tutt'altro che sicure di farcela, Francia e Germania sono in prima linea. I francesi andranno alle urne tra un mese, ben sapendo che la vera posta in gioco è la loro partecipazione all'euro, ciò che sottintende nuovi sacrifici. Dopo aver smentito nei giorni scorsi un "buco" di 47 miliardi di franchi nei conti della previdenza sociale, il governo di Alain Juppe ha deciso, ieri, per il secondo anno consecutivo di congelare la spesa pubblica del '98 ai livelli del '97. Di fatto, la conferma che anche per la Francia la strada è in salita. E se possibile ancora più arduo appare il percorso della Germania verso l'euro. "Avremo la moneta unica, l'avremo nei tempi stabiliti e noi tedeschi rispetteremo i criteri di Maastricht" ha tuonato Helmut Kohl davanti ai membri dell'Associazione degli agricoltori. Un atto di fede quello del Cancelliere reso necessario dalla pubblicazione del rapporto semestrale dei sei maggiori istituti economici che, pur definendo "

del tutto possibile" il raggiungimento dell'obiettivo del 3 per cento alla fine dell'anno, valuta il deficit pubblico tedesco al 3,2 per cento del Pil. Conseguenza mancato gettito fiscale provocata da una crescita economica più debole del previsto, lo "sforamento è di circa 20 miliardi di marchi (meno di 20 mila miliardi di lire). Niente paura. I1 ministro delle finanze, Theo Waigel, ha prontamente diffuso un comunicato per ribadire che "il governo tedesco farà tutto ciò che è possibile assicurare il rispetto dei criteri di Maastricht sul deficit pubblico".

 
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