L'ITALIA RESTA IN PURGATORIO
La Commissione sospende il giudizio in attesa delle riforme strutturali. Ma Bonino accusa: "Bruxelles usa due pesi e due misure".
Goffredo Galeazzi Roma
ROMA - L'Italia è dentro o fuori l'Unione monetaria? Le indiscrezioni parlano di una sospensione di giudizio da parte della Commissione europea, in attesa delle riforme strutturali del bilancio pubblico da inserire nella finanziaria '98. Ma quanto pesa il giudizio di Bruxelles che valuta dentro Germania e Francia che invece, a giudizio dei rispettivi governi, hanno difficoltà a rispettare il criterio del deficit pubblico, che a fine '97 sarà superiore al 3% del prodotto interno lordo? Tra l'altro l'esame di ammissione alla terza fase dell'Unione monetaria si terrà solo tra un anno e soltanto allora si sapranno i nomi dei paesi che aderiranno subito alla moneta unica. A tenere in fibrillazione valute e mercati sono le stime di primavera sulla convergenza nel 1997 che la Commissione europea renderà pubbliche solo questa mattina. Stando alle indiscrezioni solo Grecia e Italia non rispetteranno il parametro del 3% per il rapporto tra deficit e Pil. A irritare la diplomazia italiana, ma anche il commissario europ
eo Emma Bonino che ha chiesto chiarimenti al collega degli affari monetaria YvesThibault de Silguy per aver utilizzato "due pesi e due misure" nel valutare le politiche di convergenza dei paesi membri, sono due documenti della Commissione. I1 primo riguarda gli "Orientamenti generali di politica economica", il secondo contiene invece "le previsioni di primavera" sullo stato di convergenza macroeconomica dei Quindici nel 1997. I1 primo rapporto parla di cinque stati in regola con i parametri di Maastricht (Danimarca, Irlanda, Lussemburgo, Olanda e Finlandia); altri otto (tra cui Germania e Francia) vengono considerati ben avviati verso il traguardo del 3% del rapporto deficit/Pil, una fiducia riposta sulla parola dei rispettivi governi; viene poi l'Italia, cui è dedicato un paragrafo a sè stante, esclusa dal gruppo degli otto, come se la parola data da Romano Prodi di mettere l'Italia in regola con Maastricht valesse meno dell'impegno preso da Kohl o Chirac. Isolata, e non in grado di rispettare i criteri del
la moneta unica, rimane la Grecia. All'Italia Bruxelles raccomanda di attuare la finanziaria '97 e la manovra di fine marzo ma anche di sostituire nel 1998 i provvedimenti una tantum con "misure strutturali che abbiano un impatto permanente sul bilancio", vale a dire pensioni, sanità e riforma del pubblico impiego. Bonino, poi, sarebbe infuriata per l'altro documento, sulle previsioni, da cui risulta che nel '97 il rapporto deficit/Pil, anche tenendo conto della manovrabis, si assesterà intorno al 3,23,3%. Una previsione che contraddice la certezza di Prodi ribadita ancora ieri ai commissari italiani Mario Monti e Bonino circa il raggiungimento da parte dell'Italia della fatidica soglia del 3%, anche attuando quegli interventi strutturali richiesti dalla Commissione e che sono già nell'agenda del governo. In attesa di vedere la manovra di bilancio 1998, quindi, Bruxelles sospenderebbe il giudizio sull'Italia e sulla possibilità, attuando le politiche (restrittive) di convergenza, di aderire alla terza fase
dell'Unione monetaria. Se ne riparlerebbe a ottobre, nelle "previsioni d'autunno". E intanto la lira e i titoli di stato si troveranno a fronteggiare le ondate speculative, cosa che potrebbe impedire a Bankitalia un allentamento della politica monetaria, rendendo ancora più oneroso il risanamento del bilancio pubblico e, di conseguenza, più difficile il conseguimento del rapporto del 3% nel '97. I contatti frenetici che sono intercorsi in questi ultimi giorni tra Roma e Bruxelles non sembrano quindi aver escluso un'Italia rimandata agli esami di riparazione. La sospensione di giudizio appare come un compromesso politico tra chi vuole tenere fuori l'Italia dalla moneta unica e Roma, che invece intende aderire subito all'Unione monetaria. Ma che la decisione sia eminentemente politica è ormai chiaro a tutti. Non si spiegherebbe altrimenti la promozione di Germania e Francia. Proprio quando a Bonn il governo Kohl annuncia che intende rispettare i criteri e le scadenze dell'Euro anche a costo di ulteriori misur
e di bilancio (e per i sei principali istituti di ricerca, anche se la congiuntura e in graduale miglioramento, la Germania non è attualmente in grado di rispettare il criterio del 3%); e a Parigi il governo Juppe per rientrare nel parametro del 3 % propone per il secondo anno il congelamento della spesa pubblica. Proprio prevedendo notizie non buone da Bruxelles, ieri è stata una giornata nervosa e negativa per la lira, tornata vicino a quota mille sul marco. E l'asta dei Bot ha registrato rendimenti in rialzo di mezzo punto, ma sempre sotto la soglia del 6%.