L'INTERVISTA
CON BENEDETTO DELLA VEDOVA
ECCO PERCHE' NOI RIFORMATORI VOGLIAMO ABOLITE LE PENSIONI DI ANZIANITA'
Le pensioni di anzianità sono un'assurdità totale, un'anomalia. Per questo siamo d'accordo con Monorchio che chiede di mandare tutti in pensioni al compimento del sessantacinquesimo anno d'età". Bendetto Della Vedova, segretario dei club Pannella Riformatori, non ha dubbi sul sostegno al ragioniere dello Stato su un punto fondamentale della revisione dello Stato sociale, che è quello del sistema previdenziale. "Con il suo intervento - tiene a precisare Della Vedova - Monorchio ha ribadito che l'abolizione delle pensioni di anzianità sarebbe in grado di produrre risparmi significativi se non addirittura di riportare in equilibrio il sistema previdenziale. E poi questo era già nel programma del governo Berlusconi e tutti sanno come è andata a finire". I club Pannella sonop talmente d'accordo che a questo scopo presenteranno un nuovo referendum sull'abolizione delle pensioni di anzianità.
Cosa vi ha spinto a presentare un referendum che prevede l'abolizione delle pensioni di anzianità?
Oggi il parlamento non riesce a produrre una legge sull'abolizione delle pensioni di anzianità, perché sul fronte parlamentare c'è il gioco di Rifondazione comunista che di fatto è in grado di bloccare il processo riformatore su questo. In più c'è la pressione fortissima insieme al ricatto della mobilitazione di piazza da parte del sindacato. Oltretutto il sindacato è un potentissimoorganismo di rappresentanza di interessi costituiti che sono soltanto gli interessi di coloro che sono in pensione o che sono in procinto di andarci. Però noi riteniamo che nel Paese esista una maggioranza e un consenso nella direzione dell'abolizione delle pensioni di anzianità. E' per superare quest'impasse che noi proponiamo il referendum.
Mentre nell'immediato quali riforme si possono attuare?
Portare immediatamente a regime la riforma Dini, che calcola le pensioni sulla base dei contributi e non più agganciandoli agli stipendi. Questo rispetto ai correttivi accessibili. Per il futuro ci auguriamo un sistema previdenziale impostato su basi di capitalizzazione e non di ripartizione. Con la previsione di una pensione a partire dai 65 anni. Con la facoltà, però, di continuare a lavorare anche oltre questa età. Questo deve avvenire senza alcuna penalizzazione, anzi continuando ad accumulare diritti e vantaggi.
Ma la spesa per lo Stato sociale, a vostro parere, va diminuita oppure redistribuita?
La mia convinzione è che su tutte le voci dello Stato sociale, sanità, previdenza, e assistenza alle fasce deboli, il problema non è la spesa complessiva. Secondo me lo Stato sociale del futuro è quello che intermedia sempre meno su questi capitoli di spesa. Non è che il cittadino di domani spenda meno soldi per la sanità, perché questo è irrealistico. Il punto è affidare il più possibile questi capitoli di spesa alla libertà e alla responsabilità del singolo. Cioè sulle privatizzazioni e sulla liberalizzazione dello Stato sociale.
Posizioni molto vicine a quelle del Polo è in vista un riavvicinamento dopo le aspre polemiche?
Il Polo ha vinto le elezioni del 1994 proprio grazie a questo programma. Il centrodestra di oggi è entrato in meccanismi di Palazzo perndendo il filo diretto con ampie fasce della società.
Stefano Micalone