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Partito Radicale Rinascimento - 24 aprile 1997
Da "La Repubblica" del 24 aprile 1997 - pag. 8

CONFINDUSTRIA: "BLOCCATE LE PENSIONI DI ANZIANITA'"

Di Giorgio Lonardi

ROMA - "No, quella di Bruxelles non è una bocciatura. E' solo un messaggio forte nei confronti del governo italiano. Anzi, un segnale fortissimo con cui si ricorda che il disavanzo del '98 è fuori controllo. E che i risultati DEL '97 sono solo provvisori". Prima di diventare direttore generale della Confindustria Innocenzo Cipolletta faceva di mestiere il "previsore". Il suo lavoro era quello di 2indovinare" gli scenari futuri della nostra economia. Nessuno meglio di lui, dunque, può parlarci dei brutti voti presi dall'Italia in materia di unione monetaria.

Se Bruxelles non ci ha bocciato come minimo ci ha rimandato ad ottobre?

"Gli esami veri ci saranno a maggio del prossimo anno. Eppoi non dimentichiamoci che una buona previsione è una previsione che non si avvera perché serve a far correggere gli andamenti".

Ci possiamo fidare delle cifre fornite dall'Unione Europea? L'impressione è che qualcuno a Bruxelles abbia favorito la Germania e la Francia. Per il Fondo Monetario, ad esempio, nel 1997 il deficit di questi due paesi è uguale al nostro: 3,3 per cento.

"Gli scarti fra previsioni diverse sono comprensibili. Mi auguro tuttavia che siano delle buone previsioni, fatte dagli economisti, senza nessun pregiudizio politico. C'è comunque da sottolienare un punto".

A cosa si riferisce?

"Quando si formula una previsione economica si valuta anche il grado di affidabilità di un governo e di un paese. Se - facciamo un esempio - un governo afferma che vuole ridurre la spesa di beni e servizi del 10 per cento e in passato ha già fatto la stessa proposta mantenendola solo in parte ebbene quel governo e quel paese sono parzialmente affidabili. E gli economisti ne tengono conto".

Lei sta pensando a Prodi e all'Italia?

"No, facevo solo un esempio per spiegare come vanno queste cose".

A suo parere Prodi e il governo sono ancora in tempo per riagganciare il Paese al treno europeo?

"Nei prossimi mesi il governo ha tutto il tempo per correggere il disavanzo del '98. L'avvertimento c'è stato: ora l'importanza è sbrigarsi, muoversi rapidamente. E adottare quelle misure strutturali di cui il paese ha bisogno".

Lei si riferisce alle pensioni?

"Anche alle pensioni, ma non solo. Sicuramente le pensioni sono la parte più facile da correggere".

Quando in Italia si parla di pensioni si rischia come minimo una crisi di governo. Oppure si ipotizza l'allargamento della maggioranza. Lei cosa ne pensa?

"Non c'è dubbio che dopo l'avvertimento proveninete da Bruxelles il governo deve prendere delle misure. E se l'approvazione di queste misure necessita di un quadro politico con un allargamento della maggioranza "

Se fosse così?

"In questo caso credo che sia necessario soprattutto guardare agli obiettivi".

E il rischio di un'esplosione sociale?

"Nessuno, tantomeno la Confindustria, ha mai parlato di togliere quattrini a chi è già in pensione. Si tratta semplicemente di far lavorare chi ha meno di 65 anni senza nessun sacrificio e senza perdere il lavoro".

Insomma, lei vorrebbe eliminare le pensioni di anzianità?

"Certo. La soluzione è quella di elevare immediatamente e per tutti l'età pensionabile a 65 anni. In questo modo nessuno perde il lavoro e non ci sono contraccolpi negativi per l'economia".

Sicuramente il blocco delle pensioni di anzianità è una misura di tipo strutturale. C'è da chiedersi, però, che risultati potrebbe dare questo provvedimento nel 1997 e più ancora nel 1998.

"Non dimentichiamoci che siamo in aprile. E che in Italia le "finestre" per le pensioni di anzianità si aprono in maggio e in dicembre".

Questo cosa vuol dire?

"Che basta chiudere le due "finestre" per avere un beneficio immediato. Secondo me si tratta di 5 mila miliardi, per il Tesoro di 4 mila miliardi. In ogni caso nel '98 il beneficio stesso si raddoppierebbe raggiungendo gli 89 mila miliardi. E soprattutto si darebbe il senso di una misura strutturale, destinata a durare nel tempo".

Eppure 89 mila miliardi non sarebbero sufficienti. Uno scarto di nove decimi di punto per il 1998 vale più o meno 18 mila miliardi.

"Le pensioni sono solo una parte del riaggiustamento necessario. Non c'è dubbio che il governo dovrebbe muoversi pure su altri fronti. Penso ad una maggiore attenzione per quanto riguarda i contratti dei dipendenti pubblici. Ma anche alla gestione stessa del personale della Pubblica Amministrazione".

Ci può fare qualche esempio?

"Il mio mestiere non è quello del ministro del Tesoro. Comunque sono d'accordo con il sottosegretario Pennacchi quando sostiene che si può fare ancora molto per ridurre la spesa per l'acquisto di beni e servizi. Ad ogni modo in un quadro di economia virtuosa, di diminuzione delle uscite, si può anche ipotizzare il ricorso temporaneo a qualche forma di prelievo fiscale".

 
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