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Partito Radicale Rinascimento - 24 aprile 1997
Da "La Repubblica" del 24 aprile 1997 - pag. 4
MONTI: "UN INCORAGGIAMENTO MA LO STATO SOCIALE VA TAGLIATO"

De Silguy: non é una bocciatura. Resta il dissenso della Bonino

Di Maurizio Ricci

BRUXELLES - "Un momento. Non facciamo confusione, già ci sono stati dei malintesi. Le previsioni che facciamo sono solo una fotografia, non sono né una lista, né una prelista dei paesi che entreranno nella moneta unica". Yves Thibault De Silguy, il commissario francese responsabile delle cifre fornite dai tecnici della Commissione per ognuno dei 15 paesi dell'Unione, si affanna a gettare acqua sul fuoco delle polemiche. Lo aiuta il commissario italiano, Mario Monti. Quelle cifre, dice, no sono una pagella: "Niente è pregiudicato o acquisito per nessuno. Non ci sono né bocciature, né promozioni". Le decisioni, insiste De Silguy, si prenderanno fra un anno, nella primavera '98. Però, commissario, quel 3,2 per cento di deficit per l'Italia - quando tutti gli altri sono visti al 3 - brucia. "Ma via, due punti decimali sono una cifra molto piccola". Ma come la prenderanno i mercati, a vedere tanto scetticismo sull'Italia? "Ma i mercati - risponde De Silguy - la stanno prendendo, mi pare, molo bene. L'Italia passa

da un deficit del 6,7 per cento sul pil nel '96 ad uno del 3,2 per cento nel 1997. Tre punti e mezzo in meno in un solo anno: è la migliore performance europea negli ultimi 15 anni. Questo guardano i mercati. Dovreste vedere queste cifre come un incoraggiamento".

In realtà, non è il 3,2 per cento per l'Italia, ma, piuttosto, la disparità di trattamento con Francia e Germania (per cui molti prevedono uno sfondamento analogo) a non essere piaciuto a parecchi, a cominciare, ma non solo, dai commissari italiani. Emma Bonino, ieri sera, continuava a definire "sorprendente" quella tabella. Ancje lei, però, come Mario Monti, trova "incoraggiante" e "stimolante" il documento della commissione, limato fino all'ultimo. De Silguy respinge con sdegno, e anche con sarcasmo, l'ipotesi di "pressioni politiche": "Un paese - dice - potrebbe piangere, gemere, rotolarsi per terra: qualsiasi pressione sarebbe stata comunque inutile". La verità è che le pressioni ci sono state, anche sulle cifre, e hanno sortito almeno un effetto: l'Italia non sta più con la Grecia. "Quella nota a pie' di pagina, dove si specifica che l'Italia può scendere al 3 per cento, se le misure prese avranno piena efficacia e, eventualmente, saranno irrobustite - spiega Monti - apre una porta al raggiungimento del

parametro di Maastricht. Anche quel 3,9 per cento, a legislazione invariata, per il '98, è positivo. Significa, che, con una manovra limitata, da 20 mila miliardi l'anno prossimo, resteremmo dentro il 3 per cento".

Ma il grosso dello sforzo è stato fatto sul documento della Commissione che ora, sottolinea con soddisfazione Monti, "è assai più positivo della prima bozza". "C'è un riconoscimento del lavoro già svolto dall'Italia e sono state eliminate ingiuste espressioni di scetticismo". Nel dibattito, sono state fatte pesare non poco le diverse previsioni del Fmi sull'andamento degli altri paesi. "E adesso - dice sempre Monti - anche per altri c'è un richiamo più stringente a varare le misure promosse". Certo, i dubbi sull'Italia sono maggiori: "D'altra parte - continua Monti - quando un economista premio Nobel parla di una manovrina che è un falso in bilancio e un altro autorevole economista italiano invita Ciampi a ritirarla, che ci sia un po' di scetticismo a Bruxelles non dovrebbe stupire". Per controbatterlo, ripete Monti, occorrono finalmente misure strutturali, a cominciare dalle pensioni. Gli effetti immediati sarebbero limitati, ma, di grande impatto come prova di stabilità e di durevolezza delle misure". Dove

Monti ridimensiona, si preoccupa di guardare avanti, Emma Bonino, insiste, incalza, non accetta di passar sopra. "Incoraggiante" il riconoscimento che l'Italia può, se vuole, centrare il 3%. "Stimolante" l'invito a varare riforme strutturali. Ma quella tabella su italia, Francia e Germania? "Sorprendente". "A maggior ragione - spiega - se la si confronta con altre autorevoli previsioni riguardanti altri Stati membri, che non fanno mistero di difficoltà analoghe a quelle italiane". Di più non vuol dire, ma da lì non si muove.

 
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