"STRANAMORE" RADIATO DALL'ALBO
Ordine dei giornalisti contro Castagna: fece apparire in tv i nipoti di un eontito
Durante la trasmissione, un anno fa, i due piccoli salutavano i nonni mai conosciuti perché "collaboratori"
E' accusato di "aver sprezzantemente utilizzato due bambini ai fini di mero spettacolo, incurante di porre a rischio la loro stessa incolumità". Presenterà ricorso
di Antonio De Florio
ROMA Ha sfruttato le immagini di due bambini, figli di un pentito. Con la benedizione di Telefono azzurro e della Federazione nazionale della stampa Alberto Castagna è stato radiato dall'Ordine dei giornalisti del Lazio e del Molise. "Stranamore", la trasmissione televisiva di Canale 5 di cuori infranti, gli ha procurato questo nuovo primato: dopo i milioni di telespettatori e i cachet miliardari è il primo giornalista nella Capitale a cui viene comminato il massimo della pena, cioè la cancellazione dall'Albo. Alla notizia del defenestramento Alberto "Stranamore" ha sgranato i suoi occhioni chiari e ha annunciato ricorso al Consiglio nazionale. Vuole morire da giornalista con relativa pensione. E nega di aver violato la "carta di Treviso" (poche regole a tutela dei bambini quando vengono tirati in ballo nei giornali e in Tv) e un paio di articoli del codice di procedura penale. Nel verdetto di condanna dell'Ordine, presidente Bruno Tucci, è scritto invece che Castagna ha "sprezzantemente utilizzato due bambi
ni ai fini di mero spettacolo, incurante di porre a rischio la loro stessa incolumità e quella dei congiunti, interferendo in un programma di protezione caratterizzato dall'assoluta segretezza e, incurante, di ogni più elementare canone deontologico relativo alla preminente tutela dei minori i cui interessi sono stati sacrificati a quelli di facile sensazionalismo dello spettacolo". Per l'Ordine il comportamento di "Stranamore" "ha gravemente compromesso la dignità professionale, rendendo incompatibile con la dignità stessa, la sua presenza nell'Albo dei giornalisti professionisti". La trasmissione incriminata risale al maggio scorso. Fu presentato un videoclip in cui si vedeva una bambina di dieci anni insieme con il fratellino più piccolo che mandava un saluto ai nonni, mai conosciuti, spiegava Castagna, perchè sottoposti a un programma di protezione. Alle polemiche e alle contestazioni che seguirono il bell'Alberto replicò di essere stato ingannato dal papà dei bambini, che non era affatto pentito. Scrive
il Consiglio dell'Ordine: "E' mancata la valutazione specifica della veridicità del caso rappresentato (minori figli di un pentito di mafia) e dei suoi gravi riflessi sui minori stessi, sia qualora la qualità di collaboratore di giustizia sussistesse, sia qualora, questa, fosse solo affermata ai fini della spettacolarizzazione e strumentalizzazione dei minori alle esigenze di pubblicità del loro padre". Per Bruno Tucci Alberto "Stranamore" è "un recidivo". "Già a febbraio spiega il presidente dell'Ordine in un'altra puntata aveva mostrato un bambino di dieci anni che incontrava per la prima volta il padre, giunto appositamente dagli Stati Uniti. Fu sospeso per due mesi, ma la lezione non servi". A favore della condanna si è subito schierato il segretario della Federazione nazionale della stampa Paolo Serventi Longhi. "Finalmente una buona notizia dice per il giornalismo italiano. La radiazione di Castagna dimostra che la categoria dei giornalisti sa individuare e colpire chi si pone fuori dal sistema di r
egole eontologiche della professione". Ed Ernesto Caffo, presidente di Telefono azzurro, rincara la dose: "E' un segnale importante, ma sono convinto che per la tutela dei minori nel mondo della comunicazione occorrerebbe un osservatorio permanente di un'area sempre più confusa, quella dell'informazione, in cui ci sono presentatori che fanno i giornalisti e fotoreporter che fanno i servizi giornalistici". Maurizio Quilici, presidente dell'Istituto di studi sulla paternità sottoscrive. Unica voce a favore di Castagna è quella di Benedetto Della Vedova, segretario dei club Pannella, che chiede l'abolizione dell'Ordine.