PER SCALFARO IL VOTO NON CONDANNA IL GOVERNO
Il Presidente: "Nessuna ansia istituzionale"
ROMA - "Motivi di nuove ansie istituzionali non ce ne sono. L'evoluzione politica resta quella prevista e prevedibile, anche dopo questa chiamata alle urne. Infatti, non ne è venuta alcuna condanna del Governo. E la preannunciata debacle dell'Ulivo, non c'è stata. Solo, si sono aggrovigliati un paio di nodi che già esistevano, ma c'è ancora tempo per scioglierli". Pomposo e pompieristico il linguaggio del Colle tradisce un'evidente soddisfazione: chi sperava che Prodi affondasse ha perso. Certo, dovrà accontentarsi di navigare a vista, il premier. Bordeggiando con una nave che fa acqua. Ma almeno per il momento non ha provocato troppe "ansie istituzionali" a Scalfaro. Ossia: non il Quirinale a una di quelle verifiche politiche parallele (con consultazioni informali per collaudare la tenuta della maggioranza) che si sono viste in passato, in coincidenza con alcune solenni - e parziali - bocciature degli esecutivi.
Dalle ansie alle inquietudini, però, il passo è breve. E il Presidente della Repubblica è destinato a provarne parecchi, di tremori, almeno fino al ballottaggio, termine entro il quale si ripromette di evitare "ogni interferenza". Per ora si limita a informarsi con cautela, nella speranza che tutto non precipiti 1'11 maggio: dopo lo psicodramma della fiducia sulla missione in Albania un'altra bastonata sul groppone di Prodi sarebbe troppo. Per Prodi stesso, e per i "ragionieri" di Bruxelles, che avrebbero addirittura una certificazione elettorale della nostra instabilità, decimali del bilancio a parte. Si tiri dunque avanti, dice il Colle consigliando una sdrammatizzazione, almeno sino a fine giugno. Quando "le sorti del Governo si incroceranno con quelle del Bicamerale" e si aprirà la lotteria di nuove, potenziali maggioranze. Sono solo due mesi, ma potrebbero risultare lunghissimi, visto che c'è da perfezionare la revisione del Welfare e da mettere a fuoco riforme costituzionali di cui si discute da anni.
Due mesi nei quali Scalfaro si ripromette di offrire al premier la medesima "assistenza" già data a Dini e a Ciampi. Un arbitrato difficile poichè è destinato a coincidere con la fase più acuta del conflitto politico. Con i neocomunisti di Bertinotti pronti ad alzare il prezzo di ogni compromesso cui saranno invitati. Con la Lega ferita, che adesso minaccia lo scontro frontale. Con An rinvigorita, che rischia di radicalizzare le scelte del Polo. Prodi è forte (per un altro po') di queste debolezze incrociate. Scalfaro lo sa, e si prepara a fiancheggiarlo.