Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
sab 17 mag. 2025
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Notizie lista Pannella
Partito Radicale Rinascimento - 30 aprile 1997
Da "Il Sole 24 Ore" del 30 aprile 1997 - pag. 7
LO SCANDALO NON E' LA SIGNORA BERTINOTTI

Di Innocenzo Cipolletta

Non trovo affatto scandaloso se, come riportano i giornali, la signora Bertinotti ha deciso di andare in pensione di anzianità a 50 anni: è un suo diritto sancito da una legge e, a mio avviso, non è giusto criticare o ironizzare sulle libere scelte degli individui, se queste rispettano le leggi esistenti. Né le si può certo imputare di essere moglie del segretario del partito che difende le pensioni di anzianità: anche questa è una sua libera scelta da tutelare. Non trovo neanche che ci sia incoerenza tra la scelta di approfittare delle pensioni di anzianità e la linea seguita da Rifondazione comunista: le pensioni di anzianità sono un privilegio fortemente difeso da questo partito, sicché sarebbe veramente paradossale se, chi chiede un privilegio, poi non ne approfitti! Diverso sarebbe il discorso se le pensioni di anzianità fossero riservate a pochi sfortunati che perdono il loro lavoro poco prima della pensione di vecchiaia, ovvero che hanno subito l'usura di un mestiere che è difficile protrarre a lungo.

Se così fosse (ma non è), approfittare della pensione di anzianità significherebbe dichiararsi in stato di bisogno e, quindi, sottoporsi alla prova o mentire per ottenerne i vantaggi. Invece, la signora Bertinotti ha solo usufruito legalmente di un privilegio distribuito gratuitamente a tutti (tant'è che numerosi sono i sindacalisti e i parlamentari pensionati di anzianità) e quindi non può essere soggetto di scandalo. Sono poi del tutto contrario a quanti si richiamano al buon gusto: ma come - dicono questi - Rifondazione comunista difende le pensioni di anzianità come strumento per tutelare i più deboli dal rischio di essere "espulsi" dal mercato del lavoro e poi ne approfitta la moglie del segretario del partito stesso pur avendo un impiego pubblico! Non sono d'accordo con questa critica e non sono d'accordo con questa morale che mischia generosità collettiva con inviti alla autopunizione individuale. Perché darebbe scandalo chi organizza la sua vita sfruttando le scappatoie che a piene mani hanno distri

buito Governi e sindacati in nome della pace sociale? Queste critiche sono eguali a quelle - ancora più paradossali e ipocrite - di chi afferma che la corsa ad andare in pensione di anzianità dipenda non già da una legge che lo consente, ma da quanti (a cominciare dal sottoscritto, lo confesso) denunciano il sistema delle pensioni di anzianità come lo scandalo principale del nostro regime pensionistico e la causa prevalente del dissesto dell'Inps. Secondo questa tesi, occorrerebbe non parlare delle pensioni di anzianità, anzi far finta che non esistono, così gli italiani - che notoriamente non sono affatto furbi - non ci pensano più e in un colpo solo diventa possibile salvare capra e cavoli: fare contenti i sindacati non toccando le pensioni d'anzianità e aggiustare i conti della previdenza sociale. Suvvia, un po' di serietà e di onestà. Noi non possiamo assolutamente rimproverare chi - grazie alla legge - va in pensione prima dell'età di vecchiaia (che in tutti i Paesi è 65 anni), né tanto meno rimproverar

e le imprese che ricorrono a tutti i modi leciti per ridurre il proprio personale facendo ricorso anche alle pensioni di anzianità. Non si può essere così ipocriti. Lo scandalo in Italia è dato dall'esistenza del regime di pensioni di anzianità per tutti, non da chi ne approfitta: un regime che la riforma Dini ha conservato pienamente (contrariamente a quanto si dice), tanto è che dopo il 2013 (1 anno di regime della riforma) sarà comunque sempre possibile andare in pensione di anzianità dopo 40 anni di contributi (veri o figurativi), qualsiasi sia l'età anagrafica. Lo scandalo è dato da quanti hanno difeso e difendono il regime delle pensioni di anzianità opponendosi alla sua eliminazione, ovvero alla trasformazione delle stesse in regimi a calcolo attuariale, affinché la pensione sia commisurata non solo agli anni di contributi versati, ma anche agli anni che mediamente si suppone tale pensione verrà erogata. Scandaloso e ipocrita sarebbe invece instaurare un "contributo di solidarietà" (abuso di parola)

sui pensionati di anzianità e, in misura ridotta ma differenziata, sui lavoratori (maggiore per gli autonomi e minore per i dipendenti al fine di acquisire il consenso del sindacato). Con un tale artificio, lo Stato toglie con la mano sinistra (contributo) quello che ha dato con la mano destra (la pensione di anzianità), aumentando il peso dei contributi e sancendo definitivamente l'intoccabilità del regime pensionistico di anzianità per il quale ci sarebbe addirittura un contributo specifico! Come ha ricordato il Ragioniere generale Monorchio, dopo 40 anni di contributi, non è la stessa cosa prendere la pensione a 55 o a 65 anni: nel primo caso (pensione di anzianità) si ha un regalo da parte dello Stato pari a dieci anni di pensione rispetto al secondo (pensione di vecchiaia), sicché o si vieta a tutti di andare in pensione prima di 65 anni, ovvero si riduce proporzionalmente la pensione a chi ci va prima dei 65 anni. Un simile intervento sarebbe equo e socialmente tollerabile: esso non toglie nulla a chi

è già andato in pensione, lascia il salario a chi resta a lavorare ed equipara tutti di fronte al regime pensionistico. Se è così ovvio, si riuscirà a effettuarlo? Ne dubito: la lotta ai privilegi iniqui è la più dura, sicché è più probabile prevedere che vinceranno sempre le mogli di Bertinotti, anche se saranno costrette a pagare qualche contributo allo Stato per sanare la loro coscienza! PRIVATE

 
Argomenti correlati:
stampa questo documento invia questa pagina per mail