I GIORNALISTI: "NON CONSEGNATECI AI POLITICI".
Esplode la polemica nel Polo e nell'Ulivo sulla proposta di riforma dell'Ordine per evitare i referendum
Abruzzo: "No all'Albo affidato al Garante"
Di Stefano Zurlo
Roma Stefano Passigli, senatore della Sinistra democratica e testa d'uova dell'Ulivo, lo descrive, come un notaio. Per i leader istituzionali del giornalismo italiano è invece un bavaglio, la longa manus dei potere politico. Il Garante per la radiodiffusione e l'editoria non piace ai cronisti al solo sentirlo nominare gridano allo scandalo. Così da giorni, ad quando è scoppiata la guerra fra chi scrive e chi fa le leggi. Uno scambio di colpi che ieri, fra le dichiarazioni alle agenzie, interviste, conferenze stampa, si è trasformata in rissa fra i partiti spaccando anche la maggioranza di governo. Polo e un pezzo di Ulivo mettono sul banco degli accusati il disegno di legge illustrato da Passigli alla Commissione affari costituzionali e lanciano un'accusa pesantissima: l'Ulivo vuole mettere la museruola al quarto potere. Ai primi di aprile Passigli ha proposto una nuova leggina per riorganizzare la professione giornalistica prima che, il 15 giugno, la mannaia del referendum si abbatta sulla categoria. Lì p
er lì tutti i partiti sembravano d'accordo, ora invece le critiche si sprecano. Due capisaldi delle futuribile norme: abolizione dell'Ordine e dell'esame di Stato; deposito dell'Albo dei giornalisti presso il garante. Concetti che fanno imbufalire la controparte: "Non era mai accaduto", tuona Franco Abruzzo, presidente dell'ordine della Lombardia, "che l'albo fosse affidato a un organismo non di nomina politica: se la proposta diventasse legge i giornalisti appariranno vassalli del potere politico". Passigli replica: "Ma no, ma no. L'Ordine così com'è concepito non può rimanere. C'è comunque il rischio che il 15 giugno l'onda referendaria spazzi via tutti e allora dobbiamo ripensare la professione. Se cancelliamo l'Ordine a chi diamo in consegna l'albo con i nomi dei professionisti? Io ho pensato al garante come a un notaio, una figura istituzionale neutra che avrebbe solo il compito di controllare l'accesso alla professione, stabilito con criteri trasparenti, e poi tenere l'elenco dei nomi. Non mi sembra di
aver attentato alla libertà di stampa". Parole al vento. Il presidente dei giornalisti del Veneto, Michelangelo Bellinetti, gli risponde per le rime: La proposta di Passigli tende a consegnare di fatto il giornalismi italiano al controllo del Garante". "Mi pare un processo alle intenzioni", risponde Passigli, "il Garante dovrà solo verificare le condizioni di accesso all'albo e custodirlo. Ma poi saranno gli iscritti all'albo, i giornalisti, a gestirlo". Parole concilianti. "L'autonomia non è in discussione", aggiunge Antonio Duva, ex vicedirettore del Sole 24ore, oggi senatore dell'Ulivo in Commissione affari costituzionali. Ma la tregua non regge. Spara bordate il senatore di An Franco Servello: "La proposta Passigli è pericolosa perché consegnerebbe di fatto il futuro dei giornalisti nelle mani del potere politico". E piovono critiche.