IL POLO A D'ALEMA
"PENSA AL REFERENDUM"
"Si accorda con Bertinotti? Sarebbe il suicidio della Bicamerale"
E' scontro su giustizia e legge elettorale
Ha scatenato il finimondo Massimo D'Alema. Il Polo non ha gradito per niente la sua minaccia di cercare un accordo alternativo con Rifondazione su legge elettorale, doppio turno, e forma di governo, premierato. Ma anche nel centrosinistra continua a serpeggiare il malumore con i popolari alla ricerca di una mediazione su doppio turno e premierato, mentre i Verdi chiamano a raccolta i proporzionalisti. E intanto la Bicamerale continua il suo faticoso percorso con l'intesa sulla giustizia sempre più lontana. Il tema dello scontro è il Csm e in particolare la nuova sezione disciplinare. Ieri il centrodestra si è applicato alla demolizione di una Bicamerale che produce un nuovo assetto istituzionale grazie all'accordo D'AlemaBertinotti. Rocco Buttiglione ricorda al segretario pidiessino: "Se non accettiamo la sua proposta si rivolgerà a Rifondazione? Lo faccia, tanto alla fine si dovrà tenere un referendum confermativo. Ed allora ne vedremo delle belle...". E Adolfo Urso aggiunge: "Se ha scelto di allinearsi a B
ertinotti, forse prolungherà la vita al governo, ma certamente suiciderà la Bicamerale". Un altro piccolo assaggio del clima nelle parole di Pier Ferdinando Casini. "D'Alema non è in grado di dettare ultimatum, non può deliberatamente confondere le convenienze politiche del signor D'Alema con l'impegno riformatore della Bicamerale che presiede", dice il segretario del Ccd. Che lancia l'allarme sulle sue reali intenzioni: "Mi sembra che il segretario del Pds stia facendo di tutto per raggirare il Polo; avverto gli amici del Polo: aprite gli occhi". Segnali di guerra, diffidenza diffusa a piene mani. Appena temperata da Giuliano Urbani che però mette davanti al presidente della Bicamerale un paletto ben preciso: il doppio turno va bene, ma lo accettiamo solo se accompagnato dall'elezione diretta del premier. Ma Antonio Soda spiega che di elezione diretta non se ne parla, il Pds è per la scelta del premier, del candidato e della coalizione attraverso una sola scheda. Il costituzionalista della Quercia sostiene
che il vero problema è eliminare il potere di veto dei partiti minori, costruire un sistema che impedisca a Bertinotti, ma forse anche a Dini, di condizionare il governo. Un'idea di fondo che è condivisa dal forzista Giorgio Rebuffa. E certamente Berlusconi ha un ricordo molto vivo dell'esperienza di governo con Bossi. Su questo fronte però il Cavaliere e D'Alema devono fronteggiare le insofferenze degli alleati minori. Non è un mistero che il Ccd è contrario al doppio turno. Mastella e Casini agitano lo spauracchio della legge Rebuffa, affossata alla Camera, a scrutinio segreto, dai proporzionalisti. E sull'altro versante Luigi Manconi, portavoce dei Verdi, altri "affossatori" della Rebuffa, ha chiesto ieri a Rifondazione e popolari un incontro sulla legge elettorale. La proposta D'Alema non soddisfa gli ambientalisti, che trovano interessante, invece, il doppio turno proposto da Armando Cossutta. Un'idea che Leopoldo Elia giudica "una buona base di discussione". Ma i popolari sono divisi: il prodiano Gianc
laudio Bressa lavora ad una rivisitazione della proposta Barbera, Ciriaco De Mita è schierato contro il doppio turno, Gerardo Bianco è proporzionalista. E intanto Achille Occhetto critica il suo successore e parla di "scampoli di riforma". Con questa confusione è un caso che l'unico comitato della Bicamerale fermo al palo sia proprio quello sulla forma di governo? Cesare Salvi, il relatore, ieri ha fatto sapere che le sue due proposte non terranno conto della legge elettorale. Si continua a lavorare invece sulla giustizia. La "Boato 3" è considerata una buona base di partenza, ma l'accordo è ancora lontano. Tiziana Parenti continua a trovare insufficiente il nuovo assetto del Csm, le ipotesi d'accesso alla magistratura e annuncia emendamenti al testo. Nuove proposte arrivano anche dal Pds sulla questione della sezione disciplinare del Csm. Annunciate da Pietro Folena sono state formalizzate ieri da Giovanni Pellegrino. La Quercia pensa ad una "Corte di giustizia disciplinare" composta da nove membri: sei tog
ati e tre laici e un presidente scelto fra i "politici".