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Segreteria Rinascimento - 7 maggio 1997
Da "Il Sole 24 Ore" del 7 maggio 1997 - pag. 23

ORDINE DEI GIORNALISTI: UNA SETTIMANA PER FARE LA RIFORMA

Di J.M.D.

ROMA - Sette giorni per concordare (e l'intesa sembra possibile) un progetto di legge di riforma dell'Ordine dei giornalistiche sia in grado di cambiare le regole organizzative della professione e di evitare il referendum del 15 giugno. Ieri si è riunito il comitato ristretto costituito alla commissione Affari costituzionali del Senato: il relatore Stefano Passigli ha illustrato il testo predisposto sulla base delle proposte che erano state presentate. La soluzione proposta dal relatore è stata quella di un Ddl essenziale, che incardina l'Albo nazionale dei giornalisti presso il Garante per l'editoria, affida all'ufficio una verifica solo formale dei requisiti di accesso, prevede una preparazione universitaria per i giornalisti, dà 24 mesi di tempo agli iscritti per formulare, attraverso una commissione, le regole deontologiche e individua il regime transitorio. Uno "scheletro" normativo che, nel corso di questa settimana, verrà integrato dal relatore che ha potuto raccogliere indicazioni. Venerdì il nuovo t

esto sarà pronto, martedì un altro confronto in comitato ristretto. "I tempi - spiega Dino Bedin (Ppi) - sono stretti: martedì ci sarà la riunione decisiva. Dobbiamo arrivare a un'approvazione finale entro il 3 giugno per poi avere il tempo di sottoporre la legge alla Cassazione". Potrebbero essere accolte le richieste di istituire presso il Garante una commissione che consenta l'autogestione della categoria; dovrebbe, poi, essere previsto un Giurì a tutela degli utenti dell'informazione. Possibile anche il recupero dei riferimenti al segreto e al diritto di cronaca e la ripresa del concetto di professione. Con una difficoltà: coordinare la disciplina al principio costituzionale dell'esame di Stato per l'attività professionale. La soluzione potrebbe essere un esame gestito dalle Università come avviene per gli altri Albi. Il clima sembra costruttivo: anche An, finora il gruppo meno disponibile ad accettare di concedere la deliberante per la riforma, sembra disponibile. "Non siamo contrari alla deliberante -

dice Michele Bonatesta (An) - ma chiediamo chiarimenti e garanzie riguardo alla sorte dei pubblicisti e all'accesso alla professione senza il titolo di studio. Insomma, vogliamo una riforma, non uno stravolgimento della situazione attuale". Intanto la Fnsi (Federazione della stampa italiana) minaccia uno sciopero nazionale dei giornalisti contro la situazione di disagio del settore informazione. A motivare la scelta il referendum contro l'Ordine, gli attacchi politici e i tentativi di ridurre gli spazi del diritto di cronaca.

 
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