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Segreteria Rinascimento - 12 maggio 1997
Da "Il Messaggero" del 12 maggio 1997 - pag. 25

IZZO: GIORGIANA MASI FU UCCISA DA GHIRA

Una nuova pista porta ai massacratori del Circeo e a un gruppo eversivo di estrema destra. Nel '77 l'assassino di Rosaria Lopez era a Roma, latitante. La "prova" nell'arma fatta trovare dopo il delitto.

Di Rita di Giovacchino

ROMA - Giorgiana Masi, un anniversario particolare. Le indagini sulla morte di questa studentessa di 22 anni, assassinata vent'anni fa nel corso di una manifestazione, in circostanze tuttora misteriose, sarebbero ad una svolta. A parlarne è stato Angelo Izzo, uno dei massacratori del Circeo, ex terrorista nero pentito sui generis, sospetto autore di qualche depistaggio, ma pur sempre ben informato. Qualche tempo fa Izzo, che dopo la fuga dal carcere del '93 sembra aver messo la testa a partito, ha raccontato la sua versione su questo lontano delitto di fronte al giudice di Milano Guido Salvini e al pm Luisa Zanetti. Il verbale, finora sepolto tra i misteri delle stragi è stato pubblicato dall'Avvenire. Dice Izzo che a sparare quel giorno a Ponte Garibaldi sarebbe stato Andrea Ghira, l'unico dei tre massacratori latitante dal '75. Ghira, a quanto dice l'ex compagno di ventura, vivrebbe in SudAmerica da molto tempo, ma nel '77 era ancora a Roma, ben inserito in un gruppo eversivo che godeva delle coperture di

polizia e servizi segreti. La storia di questo gruppo è agli atti di molte inchieste su eversione e criminalità organizzata e Izzo ha finito per accusarsi di 23 omicidi. Gianni Guido ha in parte confermato la versione di Izzo, tanto che Salvini scrive: "Izzo e i suoi camerati non erano semplici "pariolini", ma un gruppo eversivo profondamente inserito dai primi anni '70 nelle strutture della destra romana". Il racconto di Izzo: "Nell'80, in occasione del processo d'appello per la strage del Circeo, nominai difensore l'avvocato Gradilone: lo feci perché volevo avere qualche notizia di Ghira di prima mano che incontrava durante la latitanza. Io e Guido avevamo delle lamentele nei confronti di Ghira perché ci sentivamo abbandonati e ci lamentavamo del fatto che egli ci lasciava linciare da comunisti e femministe, senza fare qualche rappresaglia A quel tempo eravamo ancora delle "teste calde". Fu in occasione di queste lamentele che Gradilone fece qualche allusione al fatto che Ghira qualcosa avrebbe fatto, con

riferimento alla morte di Giorgiana Masi ad una manifestazione". Qualche tempo dopo la manifestazione in cui morì la Masi, furono ritrovate in Piazza Augusto Imperatore una borsa contenente armi che "io 'riconobbi' come appartenenti al mio gruppo: in particolare il giornale parlava di un MP 40 che riconobbi come mio e di una pistola calibro 22 Long Rifle che riconobbi come quella da noi rapinata in Via Panama. Io e guido ritenemmo che si trattava di un segnale di Ghira ed io notai che ilo calibro 22 era quello usato per uccidere Giorgiana Masi". Due giorni dopo la manifestazione fu trovata la borsa con le armi di cui parla Izzo, i giornali ne parlarono. La storia è senz'altro suggestiva e si basa su alcune coincidenze: le armi ritrovate a Piazza Augusto imperatore, la calibro 22 come "rivendicazione". Se non è la verità , ovvero se non è stato Andrea Ghira a sparare, Izzo che la sa lunga su certi ambienti ha mandato comunque un segnale sull'area su cui cercare i responsabili della "provocazione" e sulle pro

tezioni di cui godeva. Una pista che va sulla direzione di una verità che Marco Pannella da vent'anni rivendica. Fu il partito radicale a promuovere quella manifestazione per i Referendum, vietata dalla polizia, nel corso della quale si verificarono gravi incidenti. Ma nel momento in cui Giordana transitava su ponte Garibaldi non era in atto alcuno scontro tra polizia e manifestanti. Fu un colpo a freddo, la ragazza cadde a terra, non furono mai chiarite le circostanze della sparatoria. La polizia sostenne che si era trattato di un colpo accidentalmente partito dalla pistola di un autonomo. E oggi i militanti del Partito Radicale torneranno alle 12, a ponte Garibaldi, davanti alla lapide di Giorgiana. Un'iniziativa contro "20 anni di silenzi, di omertà e di insabbiamenti di regime".

 
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