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Segreteria Rinascimento - 15 maggio 1997
Da "La Stampa" del 15 maggio 1997 - pag. 2

GIORNALISTI, IL POLO BLOCCA LA RIFORMA

STOP IN SENATO. SEMPRE PIU' PROBABILE IL REFERENDUM

La Loggia, Fi: "Nessun colpo di mano". Melandri, pds: "Una decisione molto grave"

Petrina, presidente dell'Ordine "Meglio il giudizio dei cittadini che improvvisare un testo di legge"

Di Ale.Mon.

ROMA - Non decolla il confronto sul progetto riforma dell'Ordine dei giornalisti all'esame del Senato: la giornata di ieri ha registrato il sostanziale fallimento a Palazzo Madama dell'accordo per discutere in sede deliberante in Commissione Affari costituzionali la "bozza" presentata martedì dal relatore Stefano Passigli (Sd). A decretare il "niet" - quando pareva che i nodi fossero sciolti - l' "asse" Forza Italia - Cdu. In mattinata lo stesso passigli aveva comunicato il via libera sull'iter abbreviato. Ma un primo "no" è stato decretato dal capogruppo del Cdu, Gian Guido Folloni, seguito da quello più articolato di Ida Dentamaro, rappresentante del Gruppo in Commissione. Ha spiegato, la senatrice, che l'assenso del Cdu era subordinato all'approvazione di alcune modifiche al testo proposto da Passigli, prima fra tutte l'introduzione di un esame sulla deontologia e sulle norme che regolano il diritto di rettifica: "Riteniamo che non ci siano i tempi tecnici per approvare la riforma in deliberante". Disco r

osso anche da parte di Fi, che pure aveva dato il suo assenso in Commissione. Bando ai "colpi di mano", una legge così importante non può essere licenziata in poche ore e solo per impedire l'esercizio di voto a tutti quei cittadini che hanno chiesto un referendum", ha spiegato Enrico La Loggia, presidente dei senatori "azzurri". Uno stop, quello del Polo, definito "molto grave" da Giovanna Melandri, responsabile della comunicazione per il pds. Ora - arenatasi l'ipotesi di una riforma che tracci ex novo le regole della professione battendo sul tempo il referendum varato dai riformatori - l'appuntamento con il voto è sempre più vicino. Amareggiato Passigli. Ieri il relatore ha denunciato la somma di due oltranzismi": "Quello di chi vuole un referendum le cui richieste più importanti erano già accolte nel testo di legge elaborato dal comitato, e quello corporativo del presidente dell'Ordine nazionale che ha deciso di far correre alla categoria il rischio della totale cancellazione di qualsiasi tutela". Il secon

do riferimento polemico è indirizzato a Mario Petrina, che già martedì aveva criticato la "bozza" sotto esame. A mostrarsi divisa, infatti, è la categoria nel suo insieme, che rischia di presentarsi al rendezvous del 15 giugno senza una linea comune. La riprova è arrivata ieri al convegno organizzato nella sede della stampa estera dell'Ucsi (Unione cattolica della stampa italiana), segnato da un forte scetticismo sulla possibilità che venga approvata in tempo utile la legge riforma e da approcci diversi in vista del voto. Petrina ha annunciato che non andrà a votare nella speranza che non si raggiunga il quorum: ""n ogni caso, meglio che sia la gente a decidere se abolire o no l'Ordine che non fare acrobazie per abborracciare in pochi giorni un testo di legge". Altro il parere del segretario del sindacato dei giornalisti (Fnsi) Paolo Serventi Longhi: "Se non si farà in tempo ad approvare una legge che eviti il referendum, l'unico voto spendibile sarà il sì, per imporre una riforma, anziché bloccarla lasciand

o in piedi un sistema che ha dimostrato di non funzionare". "Lo spiraglio che si è aperto sotto l'emergenza referendaria non va chiuso - ha ammonito Giuseppe Giulietti, parlamentare pds ed ex leader dell'Usigrai - L'impegno è di portare comunque il progetto all'attenzione del Parlamento. Se referendum sarà, votare sì vorrà dire spingere in maniera più forte verso una radicale riforma dell'Ordine che non sia né finta né truffaldina". Quanto a Mario Landolfi, An, ritiene che il testo Passigli possa predisporre le basi per la seria riforma di un Ordine "che ha troppe rughe".

 
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