DOPO CHIANCIANO, IL BATTESIMO DEL FORUM DELLE LIBERTA
Di Cristina Missiroli
In principio fu Chianciano. Il seguito, secondo Giuliano Ferrara, era destinato a non esserci mai. Perchè spiegava sul Foglio il direttore quando i liberali italiani prendono un'iniziativa, di solito la fanno naufragare nel breve volgere di un mattino. Così è sempre stato e sempre sarà. Amen. Invece, il gruppo trasversale dei liberali del Polo (e oltre), che si era incontrato per la prima volta nella cittadina termale il 15 e 16 marzo scorsi, non ha abbandonato il suo intento. Anzi. Sabato e domenica prossimi si riunirà di nuovo, a Roma, per battezzare ufficialmente il suo "Forum delle libertà". In quest'occasione saranno eletti gli organi direttivi. Per la precisione: un presidente (l'unica poltrona scontata: sarà quasi sicuramente assegnata ad Antonio Martino), un esecutivo (probabilmente di cinque membri), una direzione (con una ventina di posti) e un consiglio nazionale allargato, forse, ad un centinaio di rappresentanti. Ma cosa vuol essere questo "Forum"? L'iniziativa era nata da alcuni fermenti inte
rni a Forza Italia: i liberali del gruppo comunemente detti falchi, si lamentavano della mancanza di un luogo di dibattito interno. Constatavano che gli iniziali contenuti del programma forzista si erano, a poco a poco, annacquati. E, insieme al programma, erano naufragate anche la rivoluzione del 1994 e la grande speranza che Forza Italia potesse diventare davvero il primo partito liberale di massa. Cosi, alla fine, Antonio Martino Marco Taradash, Alfredo Biondi, Giulio Savelli, Emesto Caccavare e gli altri decisero di darsi un appuntamento. "Non per battezzare una corrente spiegarono Martino e Taradash ma per rilanciare l'anima riformatrice di Forza Italia". Sempre a marzo era uscito allo scoperto, ritagliandosi dignità e spazio di corrente, il gruppo dei liberalnazionali: una decina di deputati e senatori di Alleanza Nazionale che, come spiegava il capofila Giuseppe Basini, "credono che per la destra sia naturale avere un impostazione liberale e liberista. Perchè il cittadino deve sapere che il momento
delle libertà è a destra, mentre il momento dell'uguaglianza è a sinistra. E questo messaggio deve passare chiaro e forte". Anche questa neonata corrente di An partecipò all'incontro di Chianciano. E siccome non tutti i liberali si ritrovano dentro i confini del Polo, alla convention del marzo scorso presero parte anche alcuni rappresentanti dell'area esterna all'attuale centrodestra. Arrivarono, ad esempio, Mario Segni, Diego Masi e Marco Pannella. Gli organizzatori erano riusciti nell'intento di mettere intorno ad un tavolo i vari spezzoni liberali. Senza fanfare e senza pubblicità avevano radunato un totale di un migliaio di persone, con una cinquantina tra deputati e senatori e un centinaio di consiglieri comunali, provinciali, regionali. E si convinsero che, forse, si poteva tentare la creazione di un coordinamento tra i rappresentanti dell'area. Cosi rimase stabilito, e il convegno si aggiornò fissando un nuovo appuntamento a Roma e dando vita (su proposta di Biondi) ad un intergruppo parlamentare. Ogg
i, l'obiettivo è esattamente quello di portare a termine il compito: battezzare anche formalmente una lobby liberale trasversale (che attraversi sia ai partiti del Polo sia agli attuali schieramenti) e stabilire un collegamento durevole tra i vari gruppi e individui che intendono aderire all'iniziativa. Un legame operativo che può servire a rendere più influente la lobby liberale all'interno dei partiti e dei gruppi parlamentari. L'esistenza di lobbisti esterni infatti dovrebbe dare più forza a quanti, all interno del loro movimento, intendono far valere posizioni liberali. Anche senza violare il legame di lealtà e di fiducia con i partiti che li hanno eletti.