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Notizie lista Pannella
Segreteria Rinascimento - 16 maggio 1997
Da "MILANO FINANZA" del 16 maggio 1997, pag. 8

FOSSA EVITA IL TRANELLO REFERENDUM

Si vuole evitare lo scontro con i sindacati. E c'è la possibilità di non mandare all'aria la trattativa sul walfare. E di non continuare al guerra al governo. Ecco i retroscena di una trattativa estenuante a viale Astronomia.

La Confinsdustria sta alla larga dal quesito sulle pensioni d'anzianità: c'è il rischio di perdere

E la sventurata rispose... Si potrebbe intitolare così l'anomalo rapporto tra riformatori pannelliani e imprenditori fossiani. Ce lo vedete il cartello con numero di carta di credito campeggiare sopra i doppi petti confindustriali? E' questo il punto: molti dei contenuti sono condivisi, ma i metodi del leader referendario lasciano perplessi gli industriali. La sventurata è Confindustria: un'iniziale, parziale disponibilità alla proposta dei club Pannella di sostenere la nuova tornata di referendum economici ha dato la stura a incontri serrati e fax chilometrici che intasano le scrivanie dei membri del direttivo di viale Astronomia. L'ultima ferale strisciata è arrivata martedì. Per ricordare che il 19 maggio scade il termine per decidere: "Rebus sic stantibus non potremmo fare altro che annunciare l'abbandono dell'iniziativa". Andrà a finire così, questo il succo dell'appello, se Confindustria continuerà a sostenere che l'abolizione dei vincoli sulle forme di lavoro atipico (part time, domicilio, tempo deter

minato) deve essere affidata alla sola concertazione, che l'abrogazione delle pensioni d'anzianità è compito della politica, che l'abolizione della proporzionale, un tempo obiettivo degli industriali, è oggi ritenuta non più pertinente, che lo scandalo del finanziamento pubblico dei partiti non è un buon motivo per promuovere un referendum che è naturale che nessuna delle iniziative che riguardano il sindacato possa essere in alcun modo sostenuta, che è ininfluente che il Sole 24 Ore non abbia ritenuto di dare valore di notizia alle decisioni di Confindustria come hanno fatto altri giornali che fanno capo a prestigiosi esponenti di viale Astronomia. Da parte sua l'organizzazione imprenditoriale ha mandato una risposta in cui si dice che sosterrà cinque dei referendum proposti (l'abolizione del monopolio sul collocamento e della reintegrazione obbligatoria in caso di licenziamento senza giusta causa, la liberalizzazione del lavoro interinale, la possibilità di un'assicurazione privata invece che quella del Se

rvizio sanitario nazionale e quella Inail) promuovendo la raccolta firme e assumendo pubbliche prese di posizione, per esempio in dibattiti e programmi tv. Più di questo Confindustria non si sente di promettere. Una ventina di giorni fa c'era stato il primo incontro tra la delegazione dei riformatori e gli emissari di Fossa, Guidalberto Guidi e Giampaolo Galli. Poi Guidi aveva inviato una missiva dicendo che gli industriali condividevano gli obiettivi di liberalizzazione, auspicavano che ci pensasse innanzitutto il parlamento, ma erano comunque disposti a sostenere alcuni dei referendum. All'inizio di maggio, nuovo meeting con Cipolletta, Fadda, Galli e Mazzanti e, un giorno prima dell'ultimo direttivo, l'incontro PannellaFossa. Il giorno dopo, Callieri comunicava i tanti quesiti sommersi, i cinque salvati. I motivi delle bocciature? Si capiscono interpellando i membri del direttivo. Innanzitutto, una questione culturale. Anche se nel '93 appoggiarono la campagna di Mario Segni, il referendum (e in questa qu

antità) non è nelle corde degli imprenditori, perlomeno dei vertici. Nel direttivo di mercoledì 7 maggio prima che del merito degli argomenti sul tappeto si è discusso dell'opportunità di allearsi al logorroico e istrionico Pannella. Alcuni, come Luigi Abete e Carlo Callieri (che pure ha definito stravagante il quesito sulla quota proporzionale), hanno detto che comunque ne valeva la pena. Altri, come Benito Benedini, Pietro Marzotto, Fedele Confalonieri, hanno espresso grande perplessità. Sono girate varie battute che danno idea del clima, tipo: "Pannella? Gli dai un dito si prende la mano", "Questo poi ci chiede anche i soldi", "Diamoci un taglio altrimenti non riusciremo a parlare d'altro". Alla fine è prevalsa la prima scuola di pensiero, ma con juicio. Le tante bocciature nell'interminabile lista di proposte pannelliane, si spiegano anche con la real politik confindustriale. Alcuni dei quesiti sono una vera dichiarazione di guerra alla triplice a colpi di abolizione delle retribuzione per i permessi, de

lle trattenute effettuate da Inps e Inail pro sindacati, dei consigli d'indirizzo e vigilanza che perpetuano il potere di Cofferati e compagni negli enti previdenziali. E' stato detto che sono materie da decidere tramite la concertazione, la ragione vera è che non si può sparare contro l'interlocutore della delicata trattativa sul welfare. Insomma, ora che quel tavolo è stato inaugurato non avrebbe senso rovesciarlo con un atto di forza. Dai risultati, oltretutto, incerti. Per fare un esempio, una materia come l'abolizione delle pensioni d'anzianità, che sta molto a cuore agli industriali, potrebbe rivelarsi una trappola se sottoposta al giudizio dei cittadini. "Sarebbe facile perdere e poi davvero non possiamo farci più niente per anni", spiega un componente del direttivo. La stessa cautela va usala nei confronti del governo: "E poi che andiamo a raccontargli quando ci vediamo a palazzo Chigi?". Le critiche mosse da alcuni vertici confindustriali all'eccessiva contrapposizione contro l'esecutivo sono l'espr

essione di un sentimento tutto sommato condiviso. Come ha detto Marco Tronchetti Provera (e con lui Franco Bernabè, Pietro Marzotto, Luigi Abete) è giusto accontentare la base, che è piuttosto turbolenta, ma è anche giusto ricordarsi di essere classe dirigente e che il futuro del paese oggi si gioca su riforme istituzionali, privatizzazioni e ridisegno del welfare. E su questi temi Confindustria deve fare proposte non solo mostrare i muscoli. Dopo la piazza virtuale delle assise straordinarie, l'alleanza anima e corpo con Pannella, sarebbe un po' troppo. (riproduzione riservata)

 
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