LARIZZA: ORA GLI IMPRENDITORI NON DICANO PIU' CHE SONO "APOLITICI"
Di Giuseppe Sarcina
MILANO Almeno adesso abbiano il buonsenso di non venirci più a raccontare che Confindustria è un'associazione politica". Il segretario generale della Uil, Pietro Larizza, è decisamente irritato. Definisce "una stranezza nazionale", "ma solo perché voglio usare un linguaggio civile" precisa) la decisione annunciata da Carlo Callieri: gli industriali sosterranno cinque referendum promossi dal Club Pannella.
Gli industriali hanno precisato che la loro adesione alla campagna referendaria non va interpretata come una mossa politica...
"Che bella foglia di fico. Perché, Pannella sarebbe un soggetto neutrale? Quello che è accaduto è chiarissimo. Per la prima volta, un'associazione importante si schiera apertamente con una parte politica, a sostegno di un preciso progetto reganiano e thatcheriano. Non dico che non sia legittimo. Però non è accettabile che la Confindustria ci venga a dire che rimane un soggetto apolitico".
L'obiezione potrebbe essere questa. Da cinque mesi il Parlamento discute sul pacchetto Treu cioè sulle misure per rendere più "flessibili" i rapporti di lavoro. Forse per sbloccare la situazione possono servire anche questi referendum.
"Sono il primo a protestare per lo spettacolo disgustoso che sta offrendo il Parlamento sul pacchetto Treu. Ancora oggi quelle misure concordate con tutte le parti sociali sono bloccate da più di 300 emendamenti, presentati in modo trasversale dalle forze politiche. Lo dico da tempo: il governo avrebbe dovuto mettere la fiducia fin da gennaio e giocarsi il futuro sul tema occupazione".
Quindi la Confindustria non ha tutti i torti...
"Un momento. Un conto è protestare, un conto è invadere direttamente il campo della politica. Ripeto: Pannella non è un tecnico che dà una mano alle imprese. E il capo di un movimento, di un partito ben identificato".
Veramente, ormai, si dice la stessa cosa anche dei sindacati. Anche voi, insomma, vi stareste muovendo come un superpartito...
"Sbagliato. Rispondo con un esempio. Nel 1995, si votò per dodici referendum. Alcuni toccavano direttamente i sindacati: CgilCisl e Uil si limitarono a presentare le proprie ragioni. Sul resto dal commercio alle tv, non dissero una parola...".
Questa volta, però, i cinque referendum incidono sull'economia, sul mondo del lavoro...
"Insisto: sono referendum a forte contenuto politico e la Confindustria entra in politica per interposto referendum".
Vediamo nel merito. E' contrario alla liberalizzazione degli uffici di collocamento?
"No, sono favorevole anch'io come la Confindustria. Come pure posso capire l'atteggiamento degli industriali rispetto all'abolizione di alcune norme dello Statuto dei lavoratori sul reintegro dei dipendenti licenziati. Ma il punto è un altro. Bisogna chiedere il rispetto degli accordi, non creare un vuoto legislativo attraverso i referendum".
Teme che senza norme trovi spazio una liberalizzazione selvaggia?
"Certo, temo effetti thatcheriani appunto. Per esempio, vogliono abolire l'intermediazione di manodopera. Benissimo, però dato che siamo in Italia, il rischio è che avremo la diffusione del caporalato pure nel Nord, magari anche nei settori industriali di punta. E' questo che si vuole?".
Si parla di strutture private in grado di sostituire con più efficacia quelle pubbliche...
"Temo che sia solo un modo per favorire forti interessi privati. Prendiamo i due referendum sulla sanità e le assicurazioni. Pannella e la Confindustria vogliono cancellare l'obbligo per le imprese di associarsi all'Inail e per tutti i cittadini al servizio nazionale. E chi prenderebbe il loro posto? Io penso: i grandi gruppi privati che si occupano di queste cose. E le garanzie e i diritti dei cittadini? E' accettabile questo modo di smantellare il sistema sanitario? Io dico di no".